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Lettura: L’ansia e l’inquietudine di The Nun: la recensione
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L’ansia e l’inquietudine di The Nun: la recensione

Valentina Paradiso 7 anni fa 1 Commento 4
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Può sembrare facile creare un film horror d’effetto. Bastano sfondi scuri, una musica incalzante, un colpo di scena che fa saltare sulla sedia ed il film può avvalersi della categoria “film horror”. Molte pellicole degli ultimi tempi hanno sfruttato questo meccanismo, presentando però storie assurde e scene che scivolano nel ridicolo.

Contenuti
The Nun, al contrario, unisce storia, ambientazioni e suspance in un insieme omogeneo che fa paura anche nelle scene apparentemente tranquilleTrovate un elemento inquietante, amplificate questo aspetto ed ecco la ricetta per un horror d’effetto

The Nun, al contrario, unisce storia, ambientazioni e suspance in un insieme omogeneo che fa paura anche nelle scene apparentemente tranquille

A partire dall’ambientazione, il convento sulle montagne della Romania, in cui nessuno sano di mente vorrebbe soggiornare neanche senza la minaccia di un demone dell’inferno che vaga nei corridoi. Le riprese dall’alto conferiscono ancora maggior inquietudine nel vedere quell’immenso edificio isolato in tutta la sua interezza, una sensazione che non lascia il visitatore durante tutto il film. Le riprese sono fatte quasi completamente nell’oscurità, illuminata da fioche lampade ad olio o da candele, raramente da una torcia elettrica. A questo aggiungiamo una nebbiolina perenne e avrete il quadro di un luogo da cui tenersi assolutamente alla larga.

Un plauso agli sceneggiatori, che hanno trovato delle ambientazioni adeguate sulle montagne della Transilvania: Castel Corvino e il castello di Bethlen. Visti come appaiono ai turisti sembrano veramente dei luoghi incantevoli, ma basta aggiungere un po’ di alberi e qualche migliaio di croci, qualche filtro alla fotografia ed ecco i luoghi inquietanti del film.

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Castel corvino in the nun
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Il castello di bethlen

La storia riprende la “mitologia” di The Conjuring, cercando di dare una spiegazione ed un’origine all’esistenza di Valak, il demone quasi sempre presente nei film del franchise, e lo fa riuscendo a non cadere nella banalità. Si sa, alla fine è sempre l’uomo che gioca con le forze a lui sconosciute alla ricerca di potere, ricchezza o vita eterna, trovandosi poi a non riuscire a gestire ciò che richiama dagli inferi, ma ci si mettono anche gli eventi bellici e, ovviamente, la Chiesa.

I protagonisti sono all’altezza del loro ruolo. Si simpatizza subito per il prete veterano, diventato esorcista sul campo, non il solito prete tutto fede e speranza ma uno che sa come agire nelle situazioni pratiche. Così come per la novizia, inviata quasi apparentemente senza motivo in quel luogo remoto, eppure con una storia che sarà risolutiva alla conclusione della storia. Ed infine il “comico”, colui che alleggerisce le scene di tensione con le sue battute, il francese così fuori luogo in quella zona eppure così importante. Taissa Farmiga è perfetta nella sua parte, ed è una cosa non da poco per un’attrice legata al suo ruolo in American Horror Story riuscire credibile in una parte così diversa.

Trovate un elemento inquietante, amplificate questo aspetto ed ecco la ricetta per un horror d’effetto

L'ansia e l'inquietudine di the nun: la recensione
Bonnie aarons, l’attrice dietro il volto della strega demoniaca

Perché ammettiamolo, vedere delle suore di clausura nei loro abiti neri in un monastero isolato, senza elettricità, non sarebbe inquietante per chiunque? Aggiungiamo un po’ di trucco per la suora demoniaca ed avremo un connubio ideale per creare ansia e tensione in chiunque.

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1 Commento 1 Commento
  • Avatar di irene pepe Irene pepe ha detto:
    Settembre 24, 2018 alle 8:33

    Bella recensione, non vedo l’ora di vederlo! E sembra proprio che mi piacerà

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