L’amore nello spettro (titolo originale: Love on the Spectrum) è una docuserie composta da cinque episodi, ciascuno della durata di circa 40 minuti, che raccontano la tenerezza nella sua accezione più pura.
Prodotta dalla Northern Pictures, è stata realizzata con il supporto e la consulenza della dottoressa Jodi Rodgers, specializzata nello studio delle relazioni umani e della dottoressa Elizabeth Laugeson docente presso il Dipartimento di Psichiatria e Scienze Biocomportamentali dell’ UCLA Semel Institute for Neuroscience and Human Behaviour.
In ogni episodio, facciamo la conoscenza di giovani ai quali è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico e della loro famiglia. Ognuno viene guidato e seguito in un graduale e consapevole ingresso nel mondo del romanticismo e delle relazioni sentimentali. La troupe documenta i progressi, la preparazione e lo svolgimento degli appuntamenti ai quali ciascuno dei ragazzi partecipa con lo scopo di incontrare un partner oppure, perché no, un amico.
Tra loro, due coppie consolidate che raccontano come si sono conosciute, supportate, innamorate e come conducono la propria vita dopo la scelta di andare a vivere insieme.
Ruth e Thomas stanno insieme da quattro anni e ad entrambi è stata diagnosticata una forma di Asperger, lei è estremamente legata ad un piccolo serpente sottile che la rilassa e ne riduce il senso di ansia, mentre lui è un autista di autobus con una passione per i treni. Si amano da morire e Thomas, che ama ricoprire Ruth di attenzioni, le ha fatto la proposta di matrimonio con una sorpresa memorabile!
Sharnae e Jimmy hanno iniziato a convivere da poco, ma sono estremamente affiatati. Fanno affidamento l’uno sull’altra e condividono l’amore per l’ordine, il biliardo e i viaggi!
La prima stagione della serie è approdata su Netflix il 22 luglio e mi ha istantaneamente conquistata! Premetto che, sebbene per varie ragioni io conosca lo spettro autistico, ogni episodio mi ha insegnato qualcosa di nuovo. Credo sia proprio questo lo scopo della produzione: sfatare i falsi miti ed il qualunquismo che aleggia intorno all’autismo, connessa alla generalizzata convinzione che una persona affetta da autismo non possa vivere una vita piena e appagante e che preferisca la solitudine.
Niente di più lontano dalla realtà. E’ proprio per questo che si parla di “spettro” autistico, perché ve ne sono innumerevoli sfumature e varianti! Ciascuno dei ragazzi dei quali si fa la conoscenza durante la visione, ha un immenso desiderio di affetto, di condivisione e di accettazione (accettazione concreta, non apparente e di circostanza). Hanno un lavoro, guidano l’auto e la loro forza più grande è una solida famiglia che li esorta all’indipendenza, anziché all’isolamento o alla paura.
Il regista e produttore de L’amore nello spettro, Cian O’Clery ha spiegato:
Qual è la cosa più importante nella vita? Probabilmente, in tanti risponderanno l’amore. Un’idea sbagliata molto comune è che le persone nello spettro dell’autismo non siano interessate alle relazioni e al romanticismo. Secondo la mia esperienza, questo non è vero. Tanti, tantissimi uomini e donne affetti da autismo vogliono trovare l’amore, ma molti di loro non hanno mai neppure avuto un appuntamento. E quando parli con così tante persone che desiderano trovare un compagno o una compagna più di qualsiasi altra cosa, ma non sono mai uscite con nessuno, comprendi che qualcosa non funziona.
Non rivelerò le storie e le delicate emozioni degli altri protagonisti di L’amore nello spettro, lascerò che il piacere di ascoltarli e vederli travolga ogni spettatore come ha travolto me, ma posso anticipare che, anche se li ho adorati tutti, ho un debole per la determinazione e lo charme di Michael e l’ottimismo di Mark!
Ho particolarmente apprezzato la costante cura e preoccupazione per lo stato di stress emotivo al quale, inevitabilmente, i ragazzi erano sottoposti durante le riprese. E penso sinceramente che L’amore nello spettro sia un mini manuale d’amore che tutti dovrebbero ripassare. I ragazzi si fanno delle domande che celano costante autocritica e attenzione per i sentimenti dell’altra persona o la percezione che questa può avere di loro e probabilmente se lo facessero tutti la qualità delle relazioni aumenterebbe a dismisura.
Un altro degli aspetti più interessanti da considerare è che nessuno di loro, nell’approccio con l’altra persona, domanda o racconta cosa odia. Tutti si concentrano spontaneamente su ciò che amano fare, su quali sono le cose che preferiscono. La parola odio non fa minimamente parte della conversazione.
L’amore nello spettro è promossa a pieni voti e respingo ogni contestazione riguardo al fatto che non sia obiettiva nel raccontare l’autismo, perché questa docuserie racconta l’amore. Non pretende e non intende istruire sul vastissimo tema dell’autismo fine a se stesso, racconta un percorso sentimentale di ragazzi affetti da autismo, è diverso e non giova a nessuno sostenere che la maggior parte degli autistici presenta problematiche più gravi di quelle descritte negli episodi o che non abbiano la possibilità di essere autonomi come i ragazzi dello show.
Non ci è dato conoscerli nei loro momenti più bui, quando la disperazione li attanaglia o quando vivono una profonda crisi, ma basta uno sguardo alle loro famiglie per comprendere quanto duro e talvolta drammatico sia stato il loro vissuto. Non ci è dato di giudicarli, mai. E soprattutto, ripeto che non è questo lo scopo della serie.