Dal regista di Tre metri sopra al cielo, Luca Lucini, arriva al cinema L’amore, in teoria con protagonisti Nicolas Maupas, Caterina De Angelis e Martina Gatti. Un dramma giovanile che tratta i sentimenti al mondo d’oggi, in una società dove spesso l’amore viene confuso con il possesso o l’ossessione. E dove non esistono manuali o regole da seguire, poiché l’amore è libertà, senza teoria. Un racconto necessario, indirizzato ai giovani ma anche agli adulti che molto spesso si trovano in difficoltà a gestire l’era dei cambiamenti e instaurare un confronto con i propri figli.

Io diffido da quei genitori evoluti che hanno un linguaggio evoluto “adesso parliamo”, che in qualche modo sanno affrontare tutti i problemi. Invece diciamo che questo padre silente assieme a suo figlio hanno una maniera di comunicare diversa. Poi lui magari si appoggia sulla certezza che lui possa essere responsabile, si sta facendo una strada. E da lì si aprono delle crepe, ma riescono a vederle e a capirsi. Poi si dice che questo film sia generazionale ma perché, io da spettatore, abbraccia anche me. Nonostante il fatto che si può campare fino a 80 anni senza capire nulla d’amore, cercando un’amore irreale, anzi vedo che la nostra generazione, tanti di noi vivano nell’illusione ancora di trovare qualcosa che è lontano da sè. E vedo tanta autenticità, adesso, o ricerca di autenticità più in tanti giovani che noi. Quindi è un film intergenerazionale questo qui. -Francesco Colella (che interpreta il padre di Leone)

L’amore, in teoria: cosa si nasconde nel cuore dei giovani?
L’amore che studiamo nei libri, quello teorizzato dai grandi filosofi e insegnato nelle aule universitarie, sembra avere regole precise. Ma nella realtà, l’amore sfugge a ogni schema ed è un intreccio di emozioni e imprevisti.

Lo sa bene, Leone (Nicolas Maupas), protagonista di inevitabili drammi giovanili. Il ragazzo perfetto della porta accanto; gentile, educato, rispettoso. È stato il primo della classe a scuola e lo è anche ora che studia Filosofia all’università. I genitori di Carola (Caterina De Angelis) lo adorano, convinti che lei abbia finalmente lasciato Manuel, il ragazzo poco raccomandabile con cui usciva. In realtà, Leone per Carola è solo una copertura mentre lei continua a frequentare Manuel.

Ed è proprio a causa di questa situazione che Leone si ritrova costretto ai servizi sociali, dopo essere stato accusato ingiustamente di un crimine commesso invece da Manuel. Eppure, questa svolta inaspettata nasconde una scoperta meravigliosa: quella del primo amore, con Flor (Martina Gatti), un’attivista ambientale, forte e libera.

Quando Leone sembra aver finalmente dimenticato Carola però, lei piomba di nuovo nella sua vita. Diviso tra l’amore vero e quello da sempre immaginato, Leone troverà la sua strada grazie anche ai consigli di Meda (Francesco Salvi), un senzatetto che gli insegnerà la filosofia dell’amore, dei sentimenti e della vita al di là dei libri.

L’amore, in teoria: un film romantico, leggero ma necessario
L’amore in teoria, il nuovo film di Luca Lucini, si presenta come una commedia romantica, intergenerazionale, che abbraccia l’amore e tutte le sue contraddizioni. Un sentimento, al centro del cinema, dell’arte, che per secoli non trova una direzione e mille rappresentazioni, sotto tanti generi e storie diverse. Questa volta, il regista di Tre metri sopra al cielo, lo racconta con estrema leggerezza, in un’opera corale che non parla solo ai giovani ma anche agli adulti, ai genitori sempre più in difficoltà a trovare un dialogo con i propri figli.

A sovvertire i mille tentativi del padre di Leone a capirlo e gestirlo, arriva un personaggio ambiguo, Mida, interpretato da Francesco Salvi, ironico e folle, che con semplicità riesce a parlare al cuore di Leone, in preda alle dinamiche amorose della sua età. Un manuale d’istruzioni in realtà, che specifica lo stesso film essere inesistente soprattutto se si parla d’amore, ma comunque un squarcio dentro una prospettiva generazionale in continua evoluzione e sempre più distratta.

Al centro c’è il rapporto padre e figlio, la mancanza di dialogo in un’era dove la tecnologia va più veloce della parola. Leone, il protagonista è un ragazzo semplice, che non ha mai cercato l’amore e di botto come un fulmine al ciel sereno, gli appare davanti, nelle vesti di Flora. Una ragazza controversa, che ha paura dell’amore, e lo vive sotto una prospettiva più libera e indipendente. Non come Carola, che pur di far contenta i suoi, rincorre un’amore disperato, folle e tossico dove il limite, non esiste, neanche di fronte alla bontà di Leone, che pur di stare con lei finge di essere il suo ragazzo.
Ho ricevuto la proposta dall’Indiana Production, c’è stato un periodo iniziale di dialogo in cui ho parlato con l’autore del soggetto Gennaro Nunziante delle intenzioni della storia, della tipologia del mio personaggio e dello “spaccato” di una possibile realtà di oggi. Poi la mia curiosità e il mio interesse sono cresciuti, ho incontrato il regista Luca Lucini e le due sceneggiatrici Teresa Fraioli e Amina Grenci e anche se il film non è stato scritto su di me e non racconto me stesso i nostri incontri sono serviti a loro in fase di scrittura per adattare certe cose che un ragazzo della mia età vede intorno a sé. Anche Teresa e Amina sono giovani e legittimate a raccontare con i loro punti di vista uno spaccato storico della realtà giovanile odierna e grazie a questo credo che il film riesca a dare voce pienamente da a una generazione che vive l’amore tra sogni e realtà, aspettative e delusioni. -il regista Luca Lucini

Il film porta in scena tante realtà, personali e diverse tra loro, che descrivono a tutto tondo l’amore ai giorni nostri. Toccando tematiche importanti come la verginità, diventato un taboo sociale nella nuova società e le relazioni oggi, spesso camuffate sotto le vesti patriarcali di possesso e ossessione
Leone è un ragazzo perbene, timido e schivo che però col tempo si ritrova in grado di andare oltre la sua ritrosia. Uno dei suoi soprannomi è “Sottone”, perché nella parte iniziale del film “sta sotto”, non è reattivo di fronte ai sentimenti e alla vita, sopporta tutto senza reagire: le sue motivazioni possono essere valide perché ognuno ha il suo vissuto e la sua esperienza e Leone ha dei freni più pesanti che bloccano la sua personalità di succube ma poi arriva una crescita più veloce e finalmente si potrà risvegliare. Nel film ci sono spunti e incontri comuni a chiunque – ognuno per il proprio vissuto – su certe dinamiche dell’amore, della sessualità e delle prime volte, arriviamo tutti per vie diverse a certi appuntamenti/chiave della vita ma ci ritroviamo con le stesse domande, preoccupazioni e scoperte sui sentimenti e sulla sessualità. -Nicolas Maupas
L’amore, in teoria è un film necessario di fronte ad una cultura sempre più in voga nell’ultimo periodo, lo abbiamo visto con Adolescence che ha toccato le corde di un discorso ampiamente complicato e all’ordine del giorno. Le relazioni che diventano sempre più parte di un processo culturale retrogrado e malato, dove il no non è contemplato e la morte non trova più significato e comprensione nel suo gesto. Tutto sfugge, tutto è fuori controllo e l’amore è l’ennesimo processo alle intenzioni.

Una messa in scena necessaria, che riporta la bellezza e la genuina contemplazione dell’amore, in tutte le sue sfaccettature. Quello raccontato sui libri, descritto nelle terzine più remote, o quello disegnato sulle tele di qualche opera d’arte appesa qua e di là in quale museo. Molteplici forme, e costrutti, libero, passionale o quello più vincolato. Perché non esiste una teoria, o un manuale che spieghi come e cosa fare dell’amore.

L’amore in teoria: amore o libertà?
Sartre ci insegna che l’amore è la più alta forma di libertà. Nessun modello, o favola che sia può spiegarlo o interpretarlo. Chiamatela coincidenza o destino, arriva senza spiegazioni o attesa un pò come la mattina di Natale. Quello che succede a Leone, che non si è mai preoccupato di avere una relazione, per lui l’amore erano i libri, e la sua filosofia. Eppure la certezza più palpabile che aveva, tramite i libri, svanisce, di fronte ad un sentimento inaspettato che gli travolge per sempre la vita.

La sua intera esistenza fondata su teorie crolla, e lascia spazio all’imprevisto, alla possibile imprevedibilità dell’amore. Tramite esso, trova la libertà, di essere sé stesso, di trovare la versione migliore di lui, accettando il rifiuto, i suoi errori e la sua superficialità nei confronti di un padre che prova a capirlo in tutti i modi possibili.
Un film ironico, commovente e introspettivo. Un processo all’amore, e a tutte le sue inconvenevoli fandonie. L’arte, la filosofia e il cinema diventano lo specchio di una favola moderna dove i sentimenti sono raccontati in chiave diversa, inclusiva e non banale.