Per la regia di Saverio Costanzo, vedremo la serie in anteprima sul grande schermo ad ottobre
L’amica geniale è una saga di tre romanzi di Elena Ferrante, una storia a puntate, come la vita, che traccia però una realtà tutta al femminile e che ben si coniuga con la sensibilità poetica di Saverio Costanzo già dimostrata nel suo mirabile “In memoria di me” del 2007.
Nei panni di Lila e Lenù (Elena) ecco due donne bambine che diventano adulte, nella Napoli frastagliata e complessa degli anni ‘50, illustrata in bianco e nero, con le radici nel passato e il futuro nel cuore.
I primi due episodi (la prima stagione ne conta 8) presentati con grande successo in questi giorni alla Mostra del Cinema di Venezia, narrano dei primi anni di infanzia, in un clima neo-realista volutamente girato in bianco e nero per immergere lo spettatore da subito nel clima dell’epoca.
Le bimbe, entrambe sveglie e intelligenti non tollerano le rigide regole di comportamento tipiche del loro rione. Per questo motivo, non appena si conoscono, legano subito, stringendo un solido rapporto d’amicizia. E già scaturisce una potenza poetica e politica insieme che vibra con grande autenticità; una dimensione fondata sui sentimenti e sulla polis, concreta e lontano da retoriche intellettuali. Come quando una maestra di scuola elementare ti cambia la vita, apre nuovi orizzonti e avvia una rivoluzione dell’anima che avrà riflessi poi anche sulla dimensione sociale.
Le protagoniste sono interpretate prima da Elisa Del Genio e Ludovica Nasti (selezionate tra oltre 5000 bambine) e poi da Margherita Mazzucco, giovanissima attrice alle primissime armi eppure di gran talento, e da Gaia Girace protagonista e narratrice della storia. Entrambe sono “giovani attrici senza esperienza”, selezionate nei sobborghi napoletani, per garantire maggiore freschezza e veridicità nella recitazione e nella presenza di fronte all’obiettivo.
Elena Ferrante ha raggiunto un grande successo sia di critica che di pubblico grazie ad una saga epica e avvincente, che narra con passione ed entusiasmo la vita “comune” di due protagoniste ordinarie ma singolari, in cui è fatale immedesimarsi.
Saverio Costanzo è stato maestro nel cogliere dal materiale che definisce “solido” dei romanzi della Ferrante la possibilità di una veste cinematografica che racconti con occhi diversi un percorso non solo al femminile.
Il viaggio nei mondi interiori della donna rimane scevro da tinte ideologiche, e rappresenta con una onestà estrema il vissuto, le contraddizioni, gli umori e i sapori della donna lungo i decenni e la storia del nostro bel Paese.
Torna in mente “Ricche e famose” (Rich and Famous) diretto nel 1981 da George Cukor, con protagoniste Jacqueline Bisset e Candice Bergen, in cui due amiche per la pelle si amano, si scontrano, competono e combattono per una loro identità precipua che superi e travalichi i confini dei ruoli consueti di moglie, madre, figlia.
La lotta per l’indipendenza passa spesso attraverso la ricerca e la sperimentazione, per approdare a nuove visioni e rinnovate identità. Da custodire, stravolgere e ricostituire sul filo dei tempi. Incessantemente.