Recensire un film premio Oscar non è mai semplice, tanto più se la pellicola è autobiografica e chi viene ritratto è uno degli scienziati più noti al mondo, una mente geniale che ha rivoluzionato il modo in cui guardiamo l’universo e che ha combattuto tenacemente contro la sclerosi laterale amiotrofica fino al giorno della morte avvenuta il 14 marzo 2018: il cosmologo Stephen Hawking.
Basato sulle memorie di Jane Wilde, prima moglie dello scienziato e madre dei suoi tre figli, raccolte nel libro Travelling to infinity: My life with Stephen tradotto in italiano Verso l’infinito, il film di James Marsch (disponibile su Amazon Video, clicca qui per attivare la tua prova gratuita di un mese) è un poetico ritratto della figura di Hawking, a cui dà il volto Eddie Redmayne, agli inizi della sua carriera quando, ancora da giovane studente di Oxford, era impegnato nel cercare un’equazione che potesse spiegare la nascita dell’universo e agli inizi della sua storia d’amore con la studentessa di lettere Jane, interpretata da Felicity Jones, quando ancora tutta la sua vita sembrava andare a meraviglia e il futuro non poteva che essere roseo.
Qual è la natura del tempo? Giungerà mai a una fine? Possiamo tornare indietro nel tempo? Un giorno forse queste risposte ci sembreranno ovvie come la Terra che orbita intorno al sole o magari ridicole come una torre di tartarughe. Solo il tempo, qualunque cosa sia, ce lo dirà.
La teoria del tutto.
Ma poi una caduta, un piede messo in fallo e tutta la realtà si palesa davanti agli occhi del ventunenne Stephen quando scopre di avere la SLA e precipita in una profonda depressione da cui solo la tenace Jane saprà risollevarlo rinunciando alla carriera accademica pur di restare al suo fianco e spingerlo a lavorare per raggiungere così i suoi obbiettivi.
Una storia d’amore quella tra Stephen e Jane costellata di difficoltà nel gestire la vita familiare, lotte quotidiane da dover vincere, un lavoro e una genialità da esprimere e l’incapacità di comunicare; tutte battaglie che la giovane coppia saprà combattere insieme. Ma dopo anni di sacrifici alla fine, Jane non ce la fa più, certa di non avere più le forze di seguire quell’uomo che ama ma che richiede tutte le sue energie e con il forte desiderio di vivere finalmente una vita propria.
L’interpretazione di Eddie Redmayne è sublime, giustamente riconosciuta con il premio Oscar come Miglior Attore nel 2015, diventando così il primo uomo nato negli anni 80 a conquistarlo, molto spesso durante la visione del film sembra proprio che il noto scienziato sia sullo schermo e non un attore, il quale riproduce alla perfezione i movimenti impacciati dalla malattia così come le espressioni del volto.
Una sequenza di pochi minuti de La teoria del tutto rappresenta a mio parere tutta la bravura di Eddie Redmayne quando, durante una conferenza pubblica, Hawking vede una ragazza in prima fila a cui cade una penna e, nella sua immaginazione, lui si alza lentamente per andare a raccoglierla per poi porgerla gentilmente alla giovane; sul volto di Redmayne scorrono una sequenza di emozioni: una tristezza immensa e di dolorosa consapevolezza, l’accettazione per un destino che non si può cambiare e l’inizio di una vita con la mente rivolta all’universo e alla libertà che rappresenta e non al corpo che lo ha tradito e intrappolato.
In La teoria del tutto è evidente la preparazione e la grande volontà da parte degli attori nel calarsi alla perfezione nei panni dei due protagonisti. Come ammesso anche dal regista Redmayne lavorò per sei mesi sul suo corpo, sulle posture da assumere, i movimenti, accompagnato molto spesso da Stephen Hawking, il quale ha anche prestato la sua voce per il doppiaggio, ma anche Felicity Jones passò del tempo con Jane Hawking, la quale si rivelò stupita dall’interpretazione dell’attrice.
Noi non possiamo che concordare con lei, pur non conoscendola, che la Jones ci ha reso il perfetto ritratto di una donna innamorata, completamente dedita nella cura del marito ma che alla fine ritrova la sua identità, e con essa prende coraggio lottando contro i sensi di colpa e riuscendo a concludere, seppur rimanendo per sempre in ottimi rapporti con il coniuge, una storia che ormai la stava logorando dentro, una donna verso la quale è impossibile non provare empatia.
La teoria del tutto è un film perfetto, commovente, reale, un ritratto rispettoso e celebrativo che ci mostra la vita di un geniale scienziato senza filtri, condividiamo con lui i momenti felici e di successo, ma anche quelli tragici e dolorosi, come se fossimo lì in sua compagnia, così vicini da poter allungare una mano e toccarlo, facendoci sentire impotenti di fronte ad un uomo così tenace ma pieno di dolore, regalandoci però anche il grande insegnamento, lezione che Hawking ha ben impartito a tutti noi con la sua vita: la mente è più forte del corpo.
Ma… fin dall’alba della civiltà l’uomo si è sempre sforzato di arrivare alla comprensione dell’ordine che regola il mondo, dovrebbe esserci qualcosa di molto speciale nelle condizioni al confine dell’universo e cosa può esserci di più speciale che l’assenza di confini? E non dovrebbero esserci confini agli sforzi umani, noi siamo tutti diversi. Per quanto possa sembrare brutta la vita c’è sempre qualcosa che uno può fare e con successo. Perché finché c’è vita, c’è speranza.
Ti ricordo che puoi trovare La teoria del tutto su Amazon Prime Video, clicca qui per attivare la tua prova gratuita di un mese.