Ci sono film e serie tv che lasciano una traccia indelebile in noi, ci colpiscono e parlano direttamente al nostro cuore. Nello scompiglio generale portato dal 2020, negli attimi di solitudine e di silenzio, una serie tv, o meglio, una storia si è fatta strada, lasciandomi tanti tipi diversi di emozioni e sensazioni. Ti chiederai di cosa sto parlando immagino. Ebbene, la serie tv di cui voglio parlarti oggi è Normal People.
Normal People è stata la serie evento del 2020: tratta dal romanzo di Sally Rooney Persone Normali (clicca qui per acquistarlo), i protagonisti sono Marianne Sheridan, interpretata da una grandiosa Daisy Edgar-Jones, e Connell Waldron, interpretato da Paul Mescal, altrettanto strabiliante nella sua interpretazione del personaggio. La serie tv segue tutta l’evoluzione del rapporto tra i due giovani protagonisti, a partire dall’ultimo anno di liceo nella contea irlandese di Sligo fino agli anni dell’università al Trinity College di Dublino. Marianne vive in solitudine la vita da liceale, è intelligente, ambiziosa e sprezzante verso i suoi compagni di scuola. Ha alle spalle una vita familiare difficile, priva di affetto, con una madre assente e un fratello estremamente prepotente. Connell è un ragazzo timido e riservato, popolare ma anche incredibilmente sensibile, figlio di una ragazza madre, Lorraine, che, al contrario della madre di Marianne, dimostra di essere una presenza forte nella vita del figlio.
La storia di Connell e Marianne è un continuo incrociarsi e allontanarsi: il loro è un rapporto di amicizia, di amore, di carnalità, di distanze e di ingombranti silenzi. Sebbene i due siano anime affini ciò che incombe lungo tutta la serie è l’incapacità di comunicare ed esprimere le proprie emozioni da una parte e il non riuscire a sentirsi degni di essere amati dall’altro: ognuno con le sue difficoltà e le proprie lotte troverà nell’altro qualcosa che all’esterno non c’è.
Con gli altri non è così
Normal People evolve insieme ai suoi personaggi, talmente complessi e pieni di sfaccettature che a volte sembra di non cogliere appieno ciò che uno sguardo nasconde o cosa ci sia dietro a un profondo silenzio. In questo Paul Mescal e Daisy Edgar-Jones, entrambi al loro primo vero ruolo importante, hanno veramente fatto un lavoro eccelso, dando vita a dei personaggi così veri ma anche indecifrabili, difficili da categorizzare in un singolo aspetto. Ed è proprio questo che porta in alto questa serie: Normal People altro non è che vita, è la storia di due anime affini, sole e uniche nel loro genere che cercano il proprio posto nel mondo, la propria normalità. Marianne e Connell iniziano con un percorso condiviso, trovando nell’altro il pezzo mancante del puzzle, uno spazio in cui si è veramente compresi. Ma ciò che emerge dal loro rapporto sono anche le loro profonde insicurezze, il loro essere al di fuori della massa, al di fuori della normalità.
La serie si costruisce su un racconto estremamente realistico di quello che è la vita, di come agisce il destino e di quanto possano essere profonde le nostre paure. Di episodio in episodio la sofferenza di fondo che lo spettatore percepisce cresce proprio con le insicurezze e le paure di Marianne e Connell. Normal People non è una semplice serie tv sentimentale, non segue schemi e percorsi univoci: è il racconto di una piccola parte di quello che è un percorso di vita. È il racconto di un incrocio tra due persone che insieme trovano la forza per prendere il via e dare un senso alla propria esistenza, senza permettere alle paure di farli annegare. Normal People non è il classico teen-drama dove l’adolescente è rappresentato secondo i classici canoni e stereotipi, né tantomeno è la classica serie tv romantica dove nel finale tutto trova una risoluzione idilliaca e popolarmente ambita. In Normal People non è l’idillio d’amore a trionfare, bensì il realismo, la vita: in questo la serie resta fedele a se stessa fino alla fine. È proprio nel finale che possiamo vedere questo trionfo: arriva un momento nella vita in cui ognuno è messo davanti a delle scelte e in cui si realizza che il nostro benessere non può basarsi esclusivamente su un’unica persona: ognuno deve prendere la propria strada. Ed è questo il grande insegnamento della serie, in cui vengono distrutti i soliti cliché per restituirci un qualcosa che è molto vicino alle nostre storie personali.
Proprio nel finale, ho rivisto un qualcosa dell’epilogo di La La Land: proprio allo stesso modo i due protagonisti si rendono conto del bene che ognuno ha fatto all’altro ma, sebbene la prassi pop dei finali porterebbe a tutt’altro esito, anche qui è il destino a vincere, in un finale che altro non è se non il corso della vita. Sappiamo che non ci sarà un’altra stagione proprio perché in fondo ognuno di noi sa che sia giusto che vada a finire così: non sappiamo che cosa ne sarà della loro storia, ma il bene che si sono fatti l’un l’altro resterà per sempre. E va bene così.