“I ricordi, la pazzia, la musica, il film. The Wall”. Lo slogan, semplice ed effetto, accompagna le immagini di Pink Floyd The Wall nel trailer ufficiale del film datato 1982. In diretto contrasto con lo slogan, il film di Alan Parker, non può certo considerarsi semplice, e all’epoca fece parecchio scalpore per lo stile crudo e diretto, ma proprio per lo stile è ormai universalmente considerato come un capolavoro, esattamente come l’album da cui è tratto che, a poco più di 40 anni dalla sua uscita (“The Wall” è stato pubblicato il 30 novembre 1979) è ancora uno dei più grandi successi della band, nonostante la sua uscita abbia poi, di fatto, costituito la fine del gruppo, con il licenziamento del tastierista Richard Wright (rientrato nella band alla fine degli anni ’80) e il successivo abbandono, nel 1985, di Roger Waters da cui sono uscite la maggior parte delle idee per la costruzione dell’album.
Il film di Alan Parker è stato più volte considerato la “colonna visiva” dell’album e di fatto il film racconta le vicende del protagonista, Pink, interpretato da un ispirato Bob Geldoff, che ricorda i momenti salienti della sua vita: la morte del padre in guerra, il rapporto con la madre iperprotettiva, la violenza dell’insegnante, e poi ancora il rovescio della medaglia del successo e il rapporto con le ragazze e la sessualità. Tutti aspetti che hanno costretto il ragazzo ad erigere un muro psicologico che gli consentisse di tenere tutti fuori e di isolarsi completamente.
Questa condizione, però, porterà Pink, completamente travolto dalla pazzia, ad un passo dal baratro e mentre i produttori dei suoi concerti faranno di tutto per rimetterlo in sesto e riavviare l’orrenda macchina del denaro, si renderà conto che l’unico modo per salvarsi sarà fare un vero e proprio esame di coscienza, un processo dove tutte le persone della sua vita gli faranno capire dove ha fallito e che gli consentirà finalmente di abbattere quel muro così soffocante per tornare alla cruda ma viva realtà che lo circonda.
Nel 1982 il film è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes, per poi debuttare ufficialmente il 14 Luglio a Londra. Alla première intervennero nomi altisonanti della storia della musica, come Sting, Pete Townshend (il frontman dei “The Who”) oltre agli stessi membri dei Pink Floyd, Roger Waters, che del film cura anche la sceneggiatura, David Gilmour e Nick Mason. Assente invece il tastierista Richard Wright, licenziato da Waters per aver partecipato tardivamente alle registrazioni dell’album. Il tastierista rientrerà nel gruppo nel 1987 per la registrazione dell’album “A Momentary Lapse of Reason”.
Vietato ai minori di 17 anni negli Stati Uniti e ai minori di 15 anni non accompagnati da un adulto in Inghilterra (14 in Italia), il film è diretto da Alan Parker che ha preso in mano la regia, dopo un periodo da produttore, durante il quale impegnati nella realizzazione del film erano lo stesso Waters, il regista Michael Seresin e il disegnatore Gerald Scarfe. Quest’ultimo ha poi collaborato alla realizzazione del film producendo le numerose animazioni presenti nello stesso. La regia è pura e cruda, alcune immagini sono psicologicamente molto forti, ad esempio la sequenza storica dei bambini gettati nel tritacarne e accompagnate dalla musica dell’album, uno dei più aggressivi e cupi della discografia della band, creano un effetto a dir poco claustrofobico, come se “il muro” del titolo stesse effettivamente innalzandosi attorno allo spettatore.
La critica lo ha lodato, così come le recensioni del pubblico. Sebbene non sia un film adatto a tutti, dato l’aspetto volutamente contorto e allucinato e data anche la praticamente totale assenza di dialoghi che sono però sostituiti a tutti gli effetti dai testi delle canzoni, il film merita assolutamente almeno una visione e sono certo che sarà in grado di trasmettere un messaggio che pochi altri film, soprattutto se musicali, sono in grado di trasmettere con tanta chiarezza e lucidità.
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