Napoli velata: un viaggio multisensoriale nella Napoli oscura
Vi è mai capitato di andare a vedere un film perché colpiti dalla colonna sonora? È quello che è successo a me con Napoli velata ed il brano Vasame.
Napoli velata è un film del 2017 diretto da Ferzan Özpetek, con protagonisti Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi, affiancati da Peppe Barra Anna Bonaiuto, Luisa Ranieri, Maria Pia Calzone, Lina Sastri e Isabella Ferrari.
Un cast di tutto rispetto sia davanti che dietro la telecamera per un lungometraggio che, sotto la maschera di un’indagine su un efferato omicidio, narra soprattutto il lavoro che la protagonista compie su se stessa e sul suo passato. Ma, ancor di più, è uno spaccato della Napoli occulta che non molti conoscono, una città perennemente in bilico tra sacro e profano, tra verità urlate e segreti nascosti.
La colonna sonora del film è interamente curata dal musicista e compositore Pasquale Catalano, assiduo collaboratore di Özpetek ma anche autore di altre grandi colonne sonore come, ad esempio, per Le conseguenze dell’amore (Paolo Sorrentino – 2004), Romanzo criminale – La serie (2008-2009), Suburra (Stefano Sollima 2015) e Cosa fai a Capodanno? (Filippo Bologna uscito da pochi giorni nelle sale)
Oltre alle composizioni originali (intense, emozionanti e perfettamente cucite addosso al film), nella colonna sonora sono presenti due brani in lingua napoletana:Senza voce, brano intenso e rude come la sua interprete Pietra Montecorvino e appunto Vasame cantato da Arisa.
Ferzan Özpetek è un regista da sempre molto attento all’accompagnamento musicale dei suoi film, per cui predilige suoni ed atmosfere del sud, calde e passionali. Ha raccontato di aver sentito per la prima volta Vasame eseguita da Peppe Barra accompagnato solo dalla chitarra, dopo una cena a casa di quest’ultimo. Rimanendo impressionato dalla canzone, il regista ha voluto inserirla nel film, ma la casa discografica gli ha richiesto un’interprete femminile. Özpetek ha dunque contattato Arisa, da sempre molto stimata dal regista turco.
La canzone originale è di Enzo Gragnaniello, pubblicata nel 2011 nell’album Radice. La sua è una versione molto coerente: cruda, verace, sporca. Suoni che non devono farsi amico nessuno ed un’interpretazione particolarmente intensa grazie anche al valore aggiunto della sua bellissima voce graffiata. Il testo è una poesia degna dei più grandi poeti partenopei, una dichiarazione d’amore così come sgorga: scondita, spettinata, vera.
Anche Peppe Barra, istrionico maestro delle arti teatrali, ha inciso una sua bellissima versione, molto più vicina a quella di Arisa. Meno rozza, più armonica e dai ritmi più mediterranei.
Ma la scelta di Arisa si è rivelata vincente perché la voce limpida della cantante genovese, appena sporcata per l’occasione, contrasta ed allo stesso tempo si incastra perfettamente con la straziante passionalità partenopea di questo brano.
Alla presentazione del progetto Arisa ha dichiarato:
“È stato molto bello cantare questo brano. Adoro l’intensità della lingua napoletana, trovo che sia un codice perfetto, che non lascia spazio a nient’altro, definisce il sentimento senza equivoci. Sono rapita dai misteri di Napoli, dalla cultura passionale di questo popolo senza tempo e amo da sempre l’arte di Ferzan Özpetek che ringrazio infinitamente”