La colonna sonora di Bohemian Rhapsody: l’unica cosa più straordinaria della loro musica è la sua storia
Come si fa? Come si fa a parlare di un film sulla più grande band della storia? Come si fa a parlare di una colonna sonora che, tra i più grandi capolavori del rock, comprende la più bella, coinvolgente, allucinante canzone della storia della musica?
Signore e signori: Bohemian Rhapsody!
Per leggere la recensione: Bohemian Rhapsody: i Queen trionfano anche sul grande schermo
Procediamo con ordine: il film di Bryan Singer al 26 Novembre ha già incassato 152 milioni di dollari negli Stati Uniti e 320 nel resto del mondo, per un totale di 472 in tutto il mondo. Racconta solo la punta dell’iceberg dei primi quindici anni di carriera dei Queen, dalla nascita nel 1970 fino al leggendario Live Aid del 1985.
Quasi superfluo parlare dei Queen senza risultare retorici e scontati, una band che ha venduto circa 300 milioni di dischi in tutto il mondo. Hanno coniugato il rock in tutte le sue declinazioni, mischiandolo con la musica lirica, il blues, il pop, la dance, il rockabilly…
Altra caratteristica peculiare del gruppo erano i loro concerti che si trasformavano in veri e propri spettacoli teatrali. Per questo motivo, al gruppo è stato attribuito anche il titolo di miglior live-band della storia. Non a caso il film si ferma al 1985, vero e proprio anno di grazia con la partecipazione da protagonisti assoluti a due dei più memorabili concerti della storia della musica. A Gennaio aprirono e chiusero Rock in Rio, un festival del rock a Rio de Janeiro che vide la partecipazione di AC/DC, George Benson, Iron Maiden e Yes; salirono per la prima volta sul palco alle due del mattino, davanti a circa 470.000 persone, il più grande pubblico pagante di sempre per un singolo concerto.
Il 13 Luglio invece, parteciparono al Live Aid al Wembley Stadium di Londra, in favore dell’Etiopia colpita da una grave carestia. Nei 20 minuti a disposizione, i Queen suonarono Bohemian rhapsody, Radio Ga-Ga, Hammer to fall, Crazy little thing called love, We will rock you e We are the champions. Fu una performance memorabile, una delle migliori di tutti i tempi, che consacrò Mercury come il più grande frontman di sempre.
È proprio da quest’ultimo avvenimento che sono state estrapolate la maggior parte delle tracce della colonna sonora (prodotta da Brian May e Roger Taylor), a cui poi vanno aggiunti alcuni rari brani live, alcune nuove versioni dei loro successi ed una selezione delle migliori registrazioni in studio.
Da segnalare che Brian May ha ideato una nuova versione del famoso jingle della 20th Century Fox, arrangiandola con il suo inconfondibile sound unito alle percussioni di Roger Taylor; il risultato è una sorprendente fanfara di apertura perfettamente adeguata al film.
Poi c’è Fat bottomed girls che è praticamente inedita ed arriva dagli spettacoli di Parigi del 1979, Now I’m here è stata registrata nel 1975 all’Hammersmith Odeon di Londra in occasione della sfilata della vigilia di Natale e il duetto tra Freddie e Brian in Love of my life è parte di Rock in Rio
Altra chicca della colonna sonora è Doing all right, originariamente registrata dagli Smile, la band prodromica dei Queen, composta da Brian e Roger con il cantante Tim Staffell. Quando Tim se ne andò, Roger e Brian si unirono a Freddie per formare i Queen, che la reinterpretarono includendola nel loro primo album. Per ricreare la versione originale degli Smile, Brian e Roger si sono riuniti con Staffell agli Abbey Road Studios per registrarla nuovamente e completare la colonna sonora. Questa session, con le voci di Roger, Tim e Brian è stata dunque realizzata quasi 50 anni dopo la registrazione originale degli Smile.
Un’altra cosa straordinaria c’è da sapere: per ricreare al meglio l’esibizione di Bohemian Rhapsody a Wembley, la FOX ha ricreato in post-produzione le voci dei fans che cantavano allo stadio insieme a Mercury, usando le migliaia di contributi vocali raccolti con la campagna “Put me in Bohemian”. In pratica , le voci dei fans di allora sono le voci dei fans attuali e questa è una cosa straordinariamente evocativa.
Ma proviamo a raccontare il brano che da il nome al film, quello che segna davvero l’inizio del grande successo internazionale dei Queen. Un brano di circa 6 minuti, scritto da Mercury, che divenne la canzone simbolo del loro progetto musicale e artistico. Il nome Bohemian Rhapsody, tra l’altro, evoca proprio la particolare struttura musicale della canzone stessa, considerata non convenzionale (la rapsodia). Le registrazioni richiesero sei settimane di lavoro, ma alla fine il risultato fu spettacolare, dal momento che il brano fu curato nei minimi dettagli (d’altronde l’album A night at the opera risultò tra i più costosi di sempre nella storia della musica). In alcune parti, le voci dei Queen furono sovraregistrate diverse volte, pare addirittura per un totale di circa 180 parti vocali, cosa davvero incredibile per quei tempi. Il brano ebbe molte difficoltà ad essere pubblicato come singolo (e ad essere trasmesso in radio) a causa della sua durata. La sua struttura è considerata, insieme ad Innuendo, un punto di svolta nella sperimentazione iniziata da Freddie Mercury già con brani come The march of the black queen. È composta infatti da cinque diverse parti principali: un’introduzione corale cantata a cappella, un segmento in stile ballata che termina con un assolo di chitarra, un passaggio d’opera, una sezione di hard rock e un altro segmento in stile ballata che conclude su una sezione piano e chitarra.
Per molti, il testo è il mezzo utilizzato dal cantante per dichiarare la propria omosessualità. In realtà è sempre stato un mistero il vero significato del testo, considerando la complessità del cantante. Il brano contiene infatti numerosi riferimenti religiosi e al passato di Mercury.
Ma la grandezza di Bohemian Rhapsody è che in questo brano c’è tutto: c’è l’esuberanza teatrale e barocca, ci sono le armonie vocali, c’è la sperimentazione, la complessità, il tormento, ci sono emozioni a non finire ma mai scontate o stucchevoli. Insomma, come dico sempre