Non si vede più nessuno piangere il secondo giorno dopo il terremoto.
La fine di quello che c’era è una cosa accaduta in un tempo già lontano.
È cominciata un’altra cosa. Non si sa ancora che cosa sarà.
Gianni Rodari
Arriva nelle sale, dopo gli applausi e un’ottima accoglienza critica alla Festa del Cinema di Roma 2020 (e un’uscita impedita lo scorso anno dal lockdown) La legge del terremoto, film documentario opera prima di un volto amato del grande e piccolo schermo e del teatro, Alessandro Preziosi. Un viaggio fisico e della memoria, storico e visionario, dentro un racconto che abbraccia un’esperienza drammatica e unica che coinvolge collettività di tutta l’Italia: il racconto del terremoto. Il film esce, distribuito da Luce Cinecittà, con un tour di proiezioni alla presenza del suo autore dal 15 novembre, con una proiezione fortemente simbolica a L’Aquila, nell’Auditorium del Parco progettato da Renzo Piano, e toccherà Napoli, Avellino, Roma, Milano, Firenze, Bologna e altre città.
Prodotto da Khora film con Rai Cinema in associazione con Luce-Cinecittà e in collaborazione con Rai Teche.
Sinossi de La legge del Terremoto
Un viaggio visivo, storico, ma soprattutto emotivo dentro a uno dei cuori della storia fisica e psichica del nostro paese, i terremoti. Se l’Italia è un corpo, il terremoto è un colpo al cuore. Alessandro Preziosi, interprete amato delle nostre scene che cura regia e dà voce e presenza d’attore al film, è stato giovanissimo testimone del sisma in Irpinia, nel 1980. Il suo viaggio ci porta nel Belìce, colpito nel 1968, poi in Friuli, ad Assisi, l’Aquila, Amatrice. Sismi, ma anche esperienze, umanità, ricostruzioni. Insieme a straordinari documenti d’archivio (tra gli altri dell’Archivio Luce, delle Teche Rai, dei Vigili del Fuoco), testimonianze d’eccezione e toccanti (come quelle di Erri De Luca, Francesco Merlo, Giulio Sapelli, Vittorio Sgarbi, Mario Cucinella, Pierluigi Bersani, Angelo Borrelli, Grazia Francescato), passaggi e riprese in luoghi di forte valenza simbolica come il cretto di Gibellina eternato dal genio di Alberto Burri, e uno sguardo sofisticato e insieme commosso, il film disegna una mappa sorprendente di qualcosa che ci tocca da sempre, nel profondo.
Il film
L’Italia e i terremoti sono una consuetudine inscindibile, che ha generato storie di distruzione e di ricostruzione dai contorni a volte epici a volte polemici.
Essendo rinomato per essere il Paese dell’arte, il nostro Paese quando si confronta con un terremoto non ne fa solo una questione di perdita di vite umane, ma deve necessariamente misurarsi anche con la paura di veder scomparire, per sempre e in pochi attimi, ciò che è stato importante per secoli.
È di fatto una provocazione paradossale della metastoria del mondo, quella di aver generato al tempo stesso una nazione altamente sismica che presenta nel suo territorio il più alto numero di prodotti dell’ingegno artistico umano.
Il documentario ha come teatro principale il sisma che colpì il Belìce nel 1968, il primo terremoto italiano del dopoguerra ad avere una grande eco mediatica. Ma approfondisce lo sguardo anche su altri eventi sismici trai più rappresentativi dei tanti che hanno colpito l’Italia recente: il Friuli, Assisi, L’Aquila, Amatrice; e soprattutto Irpinia 1980. Eventi catastrofici e metastorici che hanno contribuito a costituire un “sentimento” nazionale su questa tragedia perennemente incombente sulla nostra gente.
Alessandro Preziosi, che oltre a curare la regia, è anche narratore dell’intero progetto, partendo dalla sua testimonianza diretta del terremoto in Irpinia del 1980, non si sofferma, se non in pochi e necessari momenti, a un racconto del dolore o della denuncia, ma intraprende un percorso all’interno dell’anima della sua nazione e della gente che la popola, ponendosi una fondamentale domanda: come si fa a ricostruire qualcosa, qualsiasi cosa, persa in un istante?
Questa domanda è stata posta ad intellettuali, politici, storici, economisti, architetti, giornalisti che lo accompagnano con il loro contributo in questo viaggio esistenziale, storico e simbolico all’interno della nostra storia recente.
Gli argomenti trattati, arricchiti dalle straordinarie immagini di memoria delle Teche Rai e dell’Istituto luce, cercando di restituire una nuova prospettiva su un tema raccontato dalla cronaca negli anni, con particolare attenzione a questioni quali l’emigrazione dalle zone colpite, l’impoverimento del tessuto sociale, il volontariato, nonché il prezioso lavoro della protezione civile.
Un viaggio che dal passato si proietta in un futuro che ha come principale caratteristica solo quella di essere ignoto.