La Haine è un film del 1995 diretto da Mathieu Kassovitz che racconta la reale storia dell’omicidio di Makome M’Bowole, un ragazzo francese ucciso dalla polizia a causa di un colpo di pistola definito accidentale.
Il 31 maggio del 1995 in Francia uscì La Haine nelle sale cinematografiche, un film in bianco e nero che Mathieu Kassovitz realizzò per lanciare un grande messaggio in Francia, per mostrare una realtà che non era solo fiori, arte e Tour Eiffel, ma crudeltà mista ad abuso di potere che hanno tolto la vita ad un figlio di quella nazione.
Il film si stende su una linea temporale che racchiude l’arco di circa 24 ore. In questo tempo viene esposto il modo di vivere di Vinz, Hubert e Said, tre ragazzi della banlieu di Parigi che passano le giornate vagando per strada, scontrandosi spesso con la polizia, soprattutto dopo l’aggressione del loro amico Adbel, rimasto in fin di vita dal pestaggio degli agenti.
Mentre pianificano la vendetta per Abdel, i giovani affrontano diverse peripezie e noi spettatori possiamo notare quanto siano diversi tra loro. Said (Said Tghmaoui) è il più pacato, cerca di tirare avanti con l’aiuto di suo fratello, Hubert (Houbert Koundé) invece aveva il sogno di diventare un pugile, desiderio sfumato la notte in cui viene incendiata la palestra dove si allenava. Infine abbiamo Vinz (Vincent Cassel), la testa calda del trio. Vinz spietato e con un grosso problema di disadattamento nei confronti del posto e della società in cui vive.
La Haine è un incontro-scontro con avvenimenti che ci fanno riflettere su cosa sia la violenza, cosa sia appunto l’odio e come ricade su persone che non hanno la fortuna di frequentare ambienti che possano conferir loro una dritta via per vivere la vita nella giustizia. Un’altra prerogativa, probabilmente la più importante, è il rapporto tra chi non ha la legittimità sulla violenza e chi invece ce l’ha. Gli scontri continui con la polizia sottolineano un agio di quest’ultima enorme ed estenuante rispetto a chi non vuole o non sa come difendersi per timore di avere la peggio.
Vinz alla fine del film muore, colpito da uno sparo partito accidentalmente dalla pistola dell’agente che li inseguiva.
Involontario, accidentale, sono parole che sentiamo spesso in tragedie simili. La domanda non sta nel voler capire fino a che punto questo sia vero, ma cosa c’è dietro. Qual è il problema che incombe sulla diversità? Cosa accade nella mente delle due parti prima di un atto violento, di uno scontro? Davvero nella vita l’agente non si è mai sentito come Vinz e Vinz non si è mai immedesimato nell’agente?
Le riposte sono tante ed aprono strade che potrebbero portare ovunque, ma una cosa chiara è che negli anni queste due parti, su livelli diversi, più o meno gravi, non hanno mai smesso di conferirci una nota di amarezza e di dolore.
In un periodo delicato come questo, dove ci si batte per i diritti umani, dove sembra che parte del mondo si stia sensibilizzando dopo l’ingiustizia provocata a George Floyd, il film di Mathieu Kassovitz può portarci nei meandri di un filone di pensiero che non trova modo di sciogliere i nodi.
La Haine – Gli omaggi nel film
Una delle scene del film vede Vinz davanti ad uno specchio che ripete continuamente “C’est a moi que tu parle?“. La lingua è diversa, ma la frase ci è familiare. La sequenza è infatti dedicata al celebre Taxi Driver, capolavoro di Martin Scorsese in cui, non a caso, il protagonista (Robert De Niro) ha forti problemi di solitudine ed alienazione dalla società.
Per le strade frequentate dai tre protagonisti, inoltre, notiamo un cartellone con un’altra frase a noi molto conosciuta.
Se dal 1995 torniamo indietro fino al 1983, troviamo le stesse parole a casa di Tony Montana in uno dei film più acclamati di Brian De Palma, Scarface.
In conclusione, possiamo affermare che la violenza passa attraverso la società toccando inevitabilmente gli ambiti dell’arte in modo molto forte ed eterogeneo. Il cinema è uno dei mezzi più utilizzati per esaltare questa condizione, alcuni registi provengono proprio dalle strade frequentate da Vinz, Hubert e Said. Un film come La Haine ci aiuta ancora una volta a compiere un focus su tante cose, un capolavoro intramontabile che vede la sua attualità nel corso degli anni.