Un grandioso Benedict Cumberbatch dà vita a Patrick Melrose nell’adattamento televisivo della serie di romanzi di Edward St Aubyn
Patrick Melrose si presenta come una serie tv breve, ma intensa: cinque puntate da un’ora ciascuna intitolate con i nomi dei libri della pentalogia de I Melrose, Never Mind, Bad News, Some Hope, Mother’s Milk e At Last. Il primo romanzo ha permesso allo scrittore britannico, che nel 2007 ha vinto il Prix Femina Étranger e il premio South Bank Sky Arts nella categoria letteratura, di conquistare anche il premio Betty Trask. Mother’s Milk, arrivato in finale per il Man Booker Prize 2006, è stato anche adattato per il cinema dallo stesso St Aubyn nel 2012 con la regia di Gerald Fox e l’ultima apparizione di Margaret Tyzack (2001:Odissea nello spazio, Arancia meccanica).
Alcool, droga, sesso, autolesionismo, depressione: l’elenco dei vizi del protagonista sembra non avere fine, quasi ci inducono ad odiarlo. Esplorando la sua storia nel corso degli episodi, però, potremo compatire il povero Patrick, segnato dai dolori del passato. Di solito, le esperienze vissute durante l’infanzia possono influenzare l’intera esistenza di un individuo. Al personaggio che è valsa a Benedict Cumberbatch la nomination come Miglior Attore in una Miniserie o Film TV ai Golden Globe ciò è accaduto in ambito familiare: il padre, interpretato da Hugo Weaving (Captain America-The first Avenger), si mostra violento e autoritario nei suoi confronti e verso sua madre, che quindi inizia ad abusare di farmaci e alcool e ciò la renderà anaffettiva. La trama dei romanzi e successivamente anche della serie tv prende ispirazione dalla vita dell’autore, Edward St Aubyn, che affronta tutte le fasi descritte negli episodi trasmessi in Italia da Sky.
David Nicholls (And When Did You Last See Your Father?), sceneggiando l’opera, inverte il primo libro con il secondo nell’ordine degli episodi, servendosi di flashback per ritornare ai momenti infantili di Patrick. Tutto inizia con l’improvvisa scomparsa di David, suo odiato genitore; aumenta le dosi di droghe e medicinali, tentando addirittura il suicidio, per dimenticare il passato che riaffiora in maniera insistente. Mentre pensa di disintossicarsi, ci viene mostrata la difficile situazione familiare del protagonista durante un’estate nella sua casa di campagna, in cui il padre abusava di lui e la madre Eleonor, rappresentata da Jennifer Jason Leigh (The Hateful Eight), non gli dava le giuste attenzioni. Anni dopo aver smesso di drogarsi, al suo miglior amico Jhonny riesce a rivelare questo suo grande segreto; quest’ultimo gli propone di non vivere solo per se stesso, ma di dedicarsi a costruire una famiglia. Questo metodo sembra funzionare finché non deve assistere alla decisione della madre agonizzante di donare la sua casa di campagna ad una fondazione benefica; inizia a bere di nuovo e a tradire sua moglie, distaccandosi dalla propria famiglia. Infine, al funerale di Eleonor si ritrova con i suoi cari, che nonostante la sua instabilità, gli concedono una seconda possibilità.
La mancanza d’amore, dell’affetto dei propri cari, ha reso Patrick incapace di relazionarsi e persino di vivere, desiderando spesso di suicidarsi. Al seguito di alti e bassi, contrassegnati soprattutto dai lutti, quasi liberatori, il protagonista descritto in tutte le sue sfumature grazie alla straordinaria performance dell’interprete di Sherlock, è uscito dal tunnel delle sue dipendenze e ha iniziato una vera vita: il consiglio dell’amico, la sua vicinanza e l’amore della moglie e dei figli gli hanno riempito l’esistenza e colmato quel vuoto che aleggiava in lui dall’infanzia.
Edward Berger dirige un cast splendido, in cui figurano anche Anna Madeley, Allison Williams, Blythe Danner e Pip Torrens, accompagnato da James Friend che cura in modo eccezionale la fotografia del serial.
Potrei essere stato un po’ impreciso nell’uso di questi due termini, ma li ho inseriti nell’elenco delle caratteristiche e dei vizi per descrivere meglio il personaggio. Tuttavia, non era mia intenzione sminuire la complessità di una patologia psichiatrica come la depressione.
Non sapevo
Che autolesionismo e depressione fossero vizi
Potrei essere stato un po’ impreciso nell’uso di questi due termini, ma li ho inseriti nell’elenco delle caratteristiche e dei vizi per descrivere meglio il personaggio. Tuttavia, non era mia intenzione sminuire la complessità di una patologia psichiatrica come la depressione.