La collina dei papaveri si discosta molto dal primo film di Goro Miyazaki in quanto è privo di ogni elemento fantastico (a differenza di quanto visto ne I racconti di Terramare) e predilige i sentimenti e le emozioni dettate dall’amore più puro e sincero.
Siamo nel secondo dopoguerra e Umi, un’adolescente orfana di padre, vive nella sua nuova casa costruita sulla collina dei papaveri, insieme alle sorelle ed altre signore. La madre è una professoressa e lavora negli Stati Uniti, per cui Umi si diletta nella cucina e nella cura della casa, avendo come dono proprio l’armonia con cui riesce a tirare aventi nonostante la sua giovane età. Frequenta il liceo ed è impegnata, insieme ad altri suoi compagni, nel ripristino del Quartier Latin, un vecchio edificio simbolo di cultura, ma molto fatiscente.
Quando verrà a sapere che il Quartier sta per essere demolito, Umi si opporrà insieme a tutti i membri della scuola. Sarà proprio durante quest’impresa che conoscerà Shun: i due scopriranno di avere molti elementi in comun e la loro conoscenza scenderà nel profondo, fino ad evolversi in un forte sentimento, ma il passato metterà a repentaglio tutto quando scopriranno di essere fratelli: notizia che verrà smentita e che permetterà ai ragazzi di proseguire uniti la loro vita.
La versatilità di Goro Miyazaki
Con La collina dei papaveri Goro Miyazaki si dimentica di spade magiche o di maledizioni, portando lo spettatore nelle faccende di tutti i giorni e nei sentimenti più puri, come l’amore. La collocazione temporale del cartone, che risale al secondo dopoguerra, accresce la realtà delle vicende narrate, evidenziando quanto possono risultare delicate le conseguenze della guerra, dal momento che Umi è una donna matura nel corpo di una bambina con una particolare dicotomia: da un lato abbiamo le sue doti da mamma/governante, dall’altro invece vediamo espressa tutta la sua età con i primi innamoramenti o con la lotta per il Quartier Latin.
Curioso è anche la scelta di mettere un elemento sorpresa (diverso fino ad ora rispetto agli altri cartoni dello Studio Ghibli) quale la rivelazione di una parentela tra Umi e Shun e mentre quest’ultimo si allontanerà, preoccupato per le conseguenze della nuova scoperta, la ragazza, al contrario, confermerà ulteriormente il suo sentimento per Shun, nonostante tutto. Goro Miyazaki introduce ne La collina dei papaveri anche l’elemento dello spirito critico e del rivendicare qualcosa di caro, ottima la scelta della protesta e dell’iniziativa di ripristino del vecchio edificio da parte di menti così giovani.
Anche se consideriamo le novità, ritroviamo caratteri tipici dello Studio come la scelta di un personaggio femminile molto forte oppure il frugare tra i ricordi e conoscere il proprio passato per accogliere un futuro migliore come accade in Pioggia di ricordi. Inoltre i sentimenti adolescenziali sono stati ampiamente trattati, ricordiamo I sospiri del mio cuore o Si sente il mare.
La collina dei papaveri: una produzione difficile
Come per diversi film dello Studio Ghibli, anche i lavori per realizzare La collina dei papaveri sono stati molto travagliati, in quel periodo, infatti, ci furono i diversi black out dovuti al terremoto e maremoto del Tohoku nel 2011 che tardarono notevolmente la produzione del film. In più Hayao Miyazaki (che ricordiamo essere il padre di Goro) curava la sceneggiatura e fu notevolmente lento nel consegnarla, ma la sua promessa fu quella di far uscire il film entro luglio 2011, come infatti accadde.
Tutti gli sforzi valsero la pena dal momento che il film ottenne un notevole successo in Giappone, posizionandosi al terzo posto dopo Harry Potter e i doni della morte – Parte 2 e Pokemon – Il film e incassando più di un miliardo di dollari.
La colonna sonora richiama molto quella de I racconti di Terramare ed infatti ad occuparsene fu Satoshi Takebe, compositore anche del primo film di Goro Miyazaki.
La collina dei papaveri è la manifestazione definitiva del talento di Goro Miyazaki che dimostra di essere versatile e creativo pur privando la narrazione di elementi fantastici. Probabilmente non è al livello del primo lavoro, ma le emozioni che regala sono forti ed inoltre i richiami ad un momento storico molto particolare esaltano la genuinità del cartone.
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