Killing Eve 4: finale inevitabile o meritavamo di meglio?
Sono passati più di tre mesi dalla conclusione da una serie tv che ci ha tenuto col fiato sospeso, riscuotendo un meritato successo di critica e di pubblico. Merito dell’originalità dei personaggi, coi quali si finisce per simpatizzare. Sandra Oh, vincitrice del Golden Globe per la seconda stagione è bravissima, Jodie Comer, vincitrice dell’Emmy per la terza stagione, irresistibile.
La trama di questa serie è sempre stata pronta a sorprendere lo spettatore, mantenendo tuttavia una certa coerenza. Ecco, nella quarta stagione di Killing Eve mi sembra che l’ultima caratteristica sia venuta meno, soprattutto sotto l’aspetto dell’indagine sulla psicologia dei personaggi. Andiamo con ordine, partendo dall’intreccio.
Trama
Dove eravamo rimasti? L’ultimo episodio (Guidi tu o guido io?) della terza stagione ha visto Eve e Villanelle sul Tower Bridge, prendere due direzioni opposte: mentre Eve continuerà a indagare sui Dodici per riprendersi la vita che ha perso, Villanelle vuole smettere di uccidere e lasciarsi alle spalle il passato. S’incamminano ma la tentazione di voltarsi all’unisono per scambiarsi un ultimo, intenso sguardo è troppo forte.
Killing Eve 4 inizia con un salto temporale in avanti. Eve Polastri (Sandra Oh) lavora nella sicurezza privata ma prosegue in realtà, grazie all’aiuto di un collega, a indagare sui Dodici per vendicare le morti che hanno distrutto la sua vita. Trova Konstantin Vasiliev, il mentore di Villanelle, diventato sindaco di un paese sperduto, che la indirizza verso Hèlene (Camille Cottin). Costei è la reclutatrice di assassine dei Dodici e ha messo gli occhi su un nuovo possibile talento, l’imbalsamatrice Pam (Anjana Vasan).
Carolyn (Fiona Shaw) è caduta in disgrazia presso il MI6 e si prepara a partire per un lavoro d’ufficio a Cuba; propone a Eve di lavorare insieme per incastrare l’organizzazione criminale responsabile della morte del figlio, ma la sua ex sottoposta rifiuta con decisione, convinta che la morte di Kenny sia stata causata dalle bugie e dalle manipolazioni della donna.
Villanelle si è rifugiata presso una parrocchia di campagna, dove vive con un reverendo e sua figlia. Vuole dimostrare (a se stessa e ad Eve) di poter cambiare, grazie al battesimo che la farà rinascere in Cristo e l’aiuterà a tenere a bada il proprio istinto omicida.
Il commento del redattore
Dopo Phoebe Waller-Bridge (Fleabag) e il premio Oscar Emerald Fennell (Una donna promettente) la terza stagione dello show, è stata affidata a Suzanne Heathcote. Questo alternarsi di un’autrice per ogni stagione è stato un punto di forza di Killing Eve, capace di rinnovarsi, pur partendo da un soggetto letterario, cioè dai romanzi di Luke Jennings.
La serie non ha rinunciato ai suoi punti di forza ma il livello della scrittura non si è mantenuto costante, mostrando qualche falla e qualche domanda senza risposta di troppo. Sviluppi apprezzabili, come il conflitto interiore che dilania Villanelle hanno convinto, preparando i fan ad un finale attesissimo, affidato alla penna di Laura Neal (Sex Education).
Quest’ultima si prefigge il compito di mostrare quanto il rapporto cacciatore-preda tra le due protagoniste sia profondo, quanto entrambe siano cambiate grazie ad esso e ci riesce. Negli ultimi episodi vediamo infatti Eve abbracciare il proprio lato più dionisiaco ed istintivo, dal quale era sempre scappata inorridita, ad esempio nel finale della seconda stagione. Villanelle dal canto suo si umanizza, ponendo finalmente qualcuno davanti alla propria sopravvivenza e salvando la vita dell’amata. La coppia, pur disfunzionale, piace. Ciò che non perdoniamo alla sceneggiatrice di Killing Eve 4 è un finale scontato, che tuttavia è stato difeso dalle due attrici principali, come puoi vedere nel video in alto.
Killng Eve 4 è disponibile su Timvision.