Regia: Martin Scorsese; sceneggiatura: Martin Scorsese, Eric Roth; musiche: Robbie Robertson; scenografia: Jack Fisk, Adam Willis; costumi: Jacqueline West; trucco: Elisa Acevedo; fotografia: Rodrigo Prieto; montaggio: Thelma Schoonmaker; interpreti (personaggi): Leonardo DiCaprio (Ernest Burkhart), Robert De Niro (William Hale), Lily Gladstone (Mollie Kyle), Jesse Plemons (Tom White), Brendan Fraser (W.S. Hamilton), John Lithgow (Procuratore Leaward), Tantoo Cardinal (Lizzie Q), Scott Shepherd (Byron Burkhart); produzione: Martin Scorsese, Dan Friedkin, Daniel Lupi, Bradley Thomas, John Atwood, Leonardo DiCaprio, Lisa Frechette, Marianne Bower, Niels Juul, Shea Kammer, Adam Somner, Rick Yorn; Compagnia di produzione: Appian Way, Apple TV+, Imperative Entertainment, Sikelia Productions; paese di produzione: Stati Uniti d’America, 2023; durata: 206’
Negli anni Venti, alcuni membri della Nazione Osage scoprono improvvisamente che sotto la terra in loro possesso si trova il petrolio, diventando il popolo più ricco del mondo. La legge ritiene che i tutori nominati dal tribunale gestiscano il loro denaro e in questo contesto si erge William Hale, mostrandosi solo esteriormente benefattore e amico degli Osage. La narrazione parte quando da quest’ultimo torna dalla prima guerra mondiale l’avido e debole nipote, Ernest Burkhart. Nel frattempo iniziano strane e innocenti morti per il popolo pellerossa e il neonato FBI di J. Edgar Hoover decide di indagare.
Killers of the Flower Moon, l’ultima opera di Scorsese
Il titolo del film si concentra sugli assassini delle colline dell’attuale Oklahoma, arricchite con tanti piccoli fiori che decorano i suoi prati, chiamati appunto Flower Moon dai Nativi Americani. Adattamento omonimo del saggio del giornalista americano David Grann, a sua volta tratto da eventi realmente accaduti, la pellicola si distacca dall’originale, concentrandosi più sugli scellerati omicidi che sull’indagine dell’FBI. Pubblicato il 18 aprile 2017, Killers of the Flower Moon: The Osage Murders and the Birth of the FBI (clicca qui per acquistarlo su Amazon) è stato inserito nella top ten dei saggi del New York Times ed è definito uno dei migliori libri di saggistica della rivista Time.
La produzione dell’ultimo film di Martin Scorsese è stata abbastanza travagliata. Nel marzo 2016 l’Imperative Entertainment ha ottenuto i diritti per realizzare questo adattamento cinematografico, ma la produzione è rimasta bloccata fino all’ottobre 2018, quando è stato annunciato che Killers of the Flower Moon sarebbe stato il successivo lavoro del regista dopo aver completato The Irishman. Le riprese sarebbero dovute iniziare nell’estate del 2019, ma la sceneggiatura fu completamente riscritta perché, secondo Scorsese e DiCaprio, la versione inizialmente ispirata al libro “non arrivava al nocciolo della questione”, riferendosi al particolare rapporto degli americani nei confronti degli Osage.
Nel giugno 2019 è stato annunciato che la Paramount Pictures avrebbe distribuito Killers of the Flower Moon e un mese dopo il cineasta è andato nella Nazione Osage a Pawhuska, in Oklahoma, per incontrare il capo Geoffrey Standing Bear e discutere di come la nazione stessa potesse essere coinvolta nella produzione del film.
Nell’aprile 2020 le riprese vennero posticipate a causa della pandemia di COVID-19 e iniziarono solo un anno dopo, per poi finire a marzo 2022. Nel frattempo Apple TV+ divenne co-finanziatore e co-distributore di Killers of the Flower Moon, che è stato presentato il 20 maggio in anteprima mondiale fuori concorso al Festival di Cannes 2023, ricevendo nove minuti di standing ovation da parte del pubblico presente in sala.
Killers of the Flower Moon è stata distribuito nelle sale italiane il 19 ottobre 2023 e dal giorno dopo nel resto del mondo e ha continuato a ricevere un notevole successo: sull’aggregatore Rotten Tomatoes il film ottiene il 93% delle recensioni positive basato su 436 recensioni, con un voto medio di 8,5 su 10. Dal 26 gennaio di quest’anno è arrivato in streaming anche su Amazon Prime Video e ho colto l’occasione per vedere questo capolavoro: è un film molto intenso, ricco di eventi, con un cast sopraffino e una regia molto attenta.
L’unico difetto di Killers of the Flower Moon potrebbe risultare la lunga durata, ma l’interessante sceneggiatura di Martin Scorsese ed Eric Roth e le eccellenti prove attoriali tengono lo spettatore incollato alla schermo. Col passare dei minuti si delineano situazioni interpersonali complicate, espresse perfettamente dal trio formato da Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Lily Gladstone. L’attrice nativa americana incarna alla perfezione Mollie: simbolo del suo popolo oppresso da un nemico in casa, esprime la sua bontà e la resilienza, vittima di un amore tossicodel suo stesso oppressore.
Per il ruolo di Mollie ha già vinto un Golden Globe, un New York Film Critics Circle Awards, un National Board of Review Award ed è candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista, diventando così la prima candidata all’Oscar nativa americana. Siamo curiosi di scoprire quante statuette si porterà a casa Killers of the Flower Moon, dopo averne ricevuto dieci in totale, tra cui anche quella per Robert De Niro. Antagonista indiscusso del film, Bill “Il Re” Hale rappresenta l’uomo bianco che si sente al di sopra di ogni legge morale e naturale, superiore a qualsiasi altro uomo; razzista e avido, sacrificherebbe anche i propri familiari e amici pur di ottenere maggior ricchezza con qualsiasi imbroglio.
Il personaggio di Robert De Niro in Killers of the Flower Moon sembra un Kingpin del Far West, un politico a stampo mafioso senza scrupoli, a cui non mancano persino rapporti con la Massoneria. Coinvolge i suoi nipoti in ogni losco affare, in particolare Ernest Burkhart, un uomo senza troppa personalità, in cui l’amore per il denaro sembra spesso sopraffare quello per la famiglia. La sua mimica facciale racchiude un personaggio centrale, spugna di tutti gli eventi del film, ma DiCaprio ottiene solo una candidatura ai Golden Globe per questo ruolo; inizialmente avrebbe dovuto interpretare l’agente dell’FBI Tom White, ma dopo la rielaborazione della sceneggiatura ha scelto il ruolo di Ernest.
Jesse Piemons ha poi vestito i panni del detective Tom White in Killers of the Flower Moon e sono stato contento di rivedere Brendan Fraser, Premio Oscar per The Whale, in un film drammatico, nei panni dell’ avvocato di William Hale. Il cambiamento del formato immagine nelle scene in bianco e nero rende gli eventi più reali, come se nel montaggio fossero presenti riprese dell’epoca; le scenografie e i costumi ci aiutano a compiere questo viaggio nel tempo, accompagnati dalla colonna sonora di Robbie Robertson, collaboratore storico di Scorsese recentemente scomparso.
Killers of the Flower Moon potrebbe essere il capolavoro finale di Scorsese, che si accorge che il tempo a sua disposizione si sta esaurendo. Il regista alza l’asticella condannando il genocidio di un popolo nativo da parte del capitalismo bianco, raccontando uno dei momenti più bui della storia nativa americana. È stato molto angosciante a un certo punto vedere tante morti innocenti, ma questo dolore non deve essere dimenticato e ci deve aiutare a riflettere.
Spoiler sul finale
Killers of the Flower Moon termina con un radiodramma che ricostruisce gli eventi a cui abbiamo assistito tramite una troupe di musicisti su un palco. Compare anche lo stesso regista per recitare il necrologio della vera Mollie. Scorsese ha così commentato questa sua scelta:
“Esistevano già diversi radiodrammi dedicati agli omicidi in seno alla nazione Osage e noi abbiamo chiesto e ricevuto la sceneggiatura di tutti quelli sviluppati. Il radiodramma che ci siamo inventati era pessimo, ma gli altri prodotti non erano certo migliori.
I programmi radiofonici dell’epoca volevano innanzitutto promuovere l’FBI. Per cui, l’intero avvenimento, con tutto il peso della sua tragedia e della sua catastrofe, ha finito con il diventare un programma di intrattenimento radiofonico, che dura venti minuti in tutto.
In effetti, però, mentre giravo il film, mi sono reso conto che, alla fin fine, stavamo facendo dell’intrattenimento anche noi. Era giusto che fossi io a pronunciare le ultime parole del film: dovevo essere io a sostenere il peso di questa decisione e ad assumermi anche la responsabilità di far parte di una cultura che è stata complice di tutto questo”.