Abbiamo già parlato di Crock Of Gold: A Few Rounds With Shane MacGowan, nuovo lavoro di Julien Temple, regista ormai arcinoto per i suoi film e documentari sul mondo del rock e del punk (vedi: Johnny Depp e Julien Temple: arriva un documentario su Shane MacGowan). In occasione della presentazione del documentario al San Sebastian Film Festival, il regista ha avuto modo di rilasciare una lunga e interessante intervista a Screendaily, che riporto di seguito tradotta in italiano. Per chi volesse leggerla in lingua originale, lascio qui il link: Julien Temple on his new music doc.
Chi ti ha chiamato per primo per fare un film su Shane MacGowan?
Shane in persona e Gerry O’Boyle (pubblicista inglese) mi proposero questo progetto in occasione del concerto per il 60esimo compleanno di Shane MacGowan, festeggiato a Dublino nel 2018. All’inizio non ero molto convinto. È una vera sfida fare un film su Shane MacGowan. Devi far attenzione alle potenziali insidie. Ma poi è arrivato Johnny (Depp), che è un vecchio amico di Shane, e questo mi ha convinto. Avevo un alleato che mi sostenesse un po’ e allora ho fatto il grande passo. Adesso sono contento di averlo fatto.
Mentre si parla della storia di Shane, si parla anche della storia dell’Irlanda. Quanto ti ci è voluto per capire la struttura narrativa del docufilm?
Bastava andare ai concerti dei Pogues per sapere che Shane era un repubblicano irlandese. Ma non avevo mai davvero capito quanto fosse centrale e importante l’idea di reinventare l’essere irlandese. Liberarsi non solo degli aspetti affettati di come era diventata la musica, ma anche dell’intero genere di cose “Oirish”. Voleva una versione molto più abrasiva e giovanile della tradizione di cui faceva parte e da cui proveniva (e non solo della musica, ma anche della letteratura).
Quanto sono durate le ricerche?
Abbiamo trascorso circa un anno e mezzo a fare ricerche sul film. I tempi poi si sono allungati a causa del virus dato che non potevamo accedere agli archivi principali, le biblioteche erano chiuse. Quella parte del processo, in cui sei alla ricerca degli archivi della migliore qualità, richiede sempre molto tempo, ma con il Covid-19 sapevo che ci sarebbe voluto molto molto più tempo.
Le conversazioni che Shane ha davanti alla telecamera con Gerry Adams, Bobby Gillespie e Depp così come con sua sorella, madre e padre sono molto rivelatrici. Quanto è stato importante avere quelle interviste?
Shane non voleva assolutamente delle interviste formali. Voleva vedere cosa avremmo scoperto conversando con le persone. Quello che mi piace di quelle interviste è che mostrano lati diversi di Shane e non sono solo semplici interviste su una poltrona davanti a una telecamera.
Qual è stata la cosa più difficile?
Shane probabilmente soffre più di quanto si pensi. Andando da A a B se non c’è una rampa o un percorso regolare, a volte dovevamo aspettare giorni, senza poi ottenere niente. Alla fine, la cosa si è fatta urgente perché avevamo bisogno che lui facesse per noi delle cose.
Dove hai girato le parti con lo stesso Shane?
Abbiamo girato in Francia, a casa di Johnny. Abbiamo girato a Dublino con Gerry Adams e poi abbiamo girato a Londra al Boogaloo Bar (dell’ex manager di MacGowan) Gerry O’Boyle ad Highgate.
C’è stato un momento particolarmente bello durante il processo?
Sua sorella (Siobhan) e sua moglie Victoria sono molto importanti per il film. Gran parte del film è fatto di reazioni: Shane ascolta Johnny che dice qualcosa o ascolta i suoi pensieri registrati nel corso degli anni. La sua faccia è intrigante, ti attrae. C’è qualcosa nei suoi occhi. Quando si anima torna giovane, ha una mente e uno spirito giovani.
Sei a un festival in Spagna durante una pandemia globale e con nuovi casi in aumento. Ti senti al sicuro?
I produttori ci hanno inviato un aereo privato che ha reso tutto molto più semplice.
Com’è l’atmosfera del festival?
Tutti indossano maschere, ma questo e il virus non hanno impedito al festival di essere vivo. Questa è una città bellissima e il festival ha un ottimo pedigree.