L’attesissimo secondo capitolo di Joker con protagonista Joaquin Phoenix è finalmente sbarcato al cinema. Posizionandosi al primo posto solo nella prima giornata d’uscita. Un record di incassi, che segna l’evento cinematografico più atteso dell’anno, dal regista Todd Phillips, che porta in scena una chiave rivisitata del personaggio più amato dei fumetti Dc Comics. (Attenzione, l’articolo contiene spoiler)
Un lato più umano, e psicologicamente intrigato e compassionevole. Una sfumatura, un’utopia, che regala il premio Oscar all’attore protagonista, svincolando l’atipico ruolo villain portandolo al reale, oltre ogni limite caricaturale. Dal successo del primo film, fino al sequel, con la partecipazione speciale di Lady Gaga, nei panni di Harley Quinn.
Joker Folie à deux: la trama, e la storia d’amore tra il Joker ed Harley Quinn
Arthur Fleck è recluso nel manicomio di Arkham in attesa di essere processato per i crimini commessi come Joker. Mentre lotta con la sua doppia identità, Arthur fa un’incontro inaspettato, o quasi. Lee Quinzel (Lady Gaga), detenuta nel carcere per aver fatto saltare la palazzina dove abitava.
Un colpo di fulmine, li lega ormai per sempre. L’uno in cerca dell’altro, così maledettamente simili ma eppure diversi. Il passato, il tormento, e la follia li unisce, consacrando una delle coppie più imprevedibili e micidiale di Gotham.
Lei perennemente infatuata dal suo alter ego, tanto da seguirlo passo dopo posso nel lungo processo che Arthur dovrà affrontare. Lui, innamorato dell’idea, del sogno, che vive attraverso le sue illusioni mentali, della possibile vita con Lee. Ma ripetutamente chimere che compiacciono lo stile di vita di lei e non di lui. Un’amore consumato nel torbido cielo nero di Gotham city, sfondo delle follie dei due, complici e amanti di idee e ossessioni ai limiti del normale.
Tra vita e morte. Amore e tossicità. Joker Folie à deux si trasforma in musical a cielo aperto. Uno show quello di Arthur che continua a vivere, grazie alle temerarie pazzie di Lee, che lo porteranno a scoprire e interagire con i lati più oscuri del suo personaggio. Arrivando ad una fine quasi inaspettata.
Joker Folie à deux: ci aspettavamo di più
Tutto quello che avevate immaginato o che vi aspettavate, riponetelo nel cassetto e lasciatelo lì. Il secondo attesissimo capitolo del Joker di Joaquin Phoenix è un’esperienza mistica. Tra logoranti momenti di noia pura ad altri, ben pochi, che compensano il minimo di adrenalina e azione che ci si aspettava. Tutto segue il ritmo costante del tema sociale, il bullismo, la continua inadeguatezza di Arthur in quel mondo che non lo capisce e lo rifiuta.
Ma qualcosa è cambiato. La sua è una rivoluzione sistematica che colpisce i deboli, gli emarginati che trovano uno spiraglio di ribellione nei suoi delitti e nella sua follia fuori dal comune. Ma la gente ama il Joker e non Arthur Fleck da sempre deriso e preso in ostaggio per la sua irrequietezza e fragilità. Dal niente al tutto, la folla lo acclama, lo comprende, lo idolatra. Migliaia di volti scavati dal bianco, imbrattati da trucco e l’iconico sorriso che si estende fino agli zigomi.
Finalmente quel ragazzino incompreso, non amato ha trovato il suo finale. Arthur lo ha ucciso per diventare Joker, che ormai è un complessivo, una forma di ribellione contro chi è oppresso. Il personaggio villain più amato dei fumetti è stato totalmente riscritto. Dall’accecata rabbia e follia viene sviscerata la causa umana e sociale della sua condizione, cosa porta le persone a compiere atti cattivi? Tutto forse, viene tropo deresponsabilizzato, puntando troppo alla commiserazione verso il personaggio, che pur sempre è padrone e carnefice delle sue azioni.
Il processo psicologico che scatta nel suo rifiuto della realtà è spiegata in maniera articolata, e la totale confusione di una mancata appartenenza è evidente, tramite i numerosi viaggi mentali e sogni, che fa, anche da sveglio. Quasi sempre è traslato ciò che il protagonista farebbe nella realtà, ormai quasi impercettibile per Arthur.
Joker folie à deux: la crisi d’identità, la redenzione e l’amore
Il film si apre con l’omonima rappresentazione di un cartone animato ispirato all’opera di famoso fumettista francese, Io e la mia ombra. Una premessa che sembri salvare in corner le aspettative degli spettatori, se non fosse poi per il continuo della narrazione. Che segue lento e angosciante come se riuscissimo in qualche modo a seguire e a sentire il tormento del protagonista, immerso dentro una sfera temporale che sembri non cessare mai.
Arthur Fleck è detenuto nel carcere Arkam in attesa di una sentenza che è bilico tra la sua vita o la condanna a morte. Rinchiuso tra quelle quattro mura, il personaggio che era divento emblema e ideale grazie alla sua maschera, sembra fare i conti con la propria identità. Una crisi tra lato umano e quello dell’alter ego. Confusione, caos, e debolezza portano il protagonista a cedere ad alcune attenzioni di una giovane donna Lee Quenzel, premessa di una scoppiettante Harley Queen grazie all’esuberante personaggio di Lady Gaga, che invece si rivelerà un flop totale.
Dalla recitazione quasi impassiva, dove sembra mantenere quasi sempre la stessa attitudine fino al prodotto musicale, che trascina lo stesso Joaquin Phoenix a interpretazioni e assoli strappa orecchie. Apprezziamo l’impegno, ma il canto non è per tutti come la stessa arte attoriale e i due a volte scambiati potrebbero creare un vero cortocircuito alquanto censurabile.
«Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio»
Più o meno l’antico proverbio faceva così, e non ha mai sbagliato. Indiscutibilmente la pop star, gode di fama mondiale, grazie alla musica futurista che mixa e ricicla generi dal pop, al rock fino al jazz. Una grande sperimentalista, che negli ultimi tempi ha cercato di accaparrarsi un piccolo posticino sotto i riflettori di Hollywood. Dagli esordi nella quinta stagione di American Horror Story fino a Patrizia Gucci in House of Gucci e a A Star is Born (che gli è valso anche un Oscar).
Sulle note di That’s Life di Frank Sinatra, gioca a interpretare Lady Fleck, in modo troppo analogico e apatico, rovinando anche la stessa energia e bravura di Joaquin Phoenix. Un mostro sacro di Hollywood, a cui non è facile tenere testa. I due insieme sembrano non avere sintonia, passione, tutto è troppo composto e la storia più folle e tossica dei fumenti diventa una noiosa narrazione statica. Nessun colpo di scena, se non nel finale che lascia il dubbio del perchè il film non sia fermato solo al primo capitolo.
Una visione quasi inutile, che smaterializza il mito creatosi nel primo film. Impeccabile la performance di Joaquin Phoenix, che porta sullo schermo una notevole trasformazione fisica, ancora più dimagrito e malato all’interno dell’ Arkham, che lo sta quasi distruggendo. Tra violenza e soprusi, il personaggio trova lo spiraglio di luce attraverso l’incontro con Lee, ma non sempre l’amore cambia le cose, e il più delle volte porta quasi alla distruzione. Come in questa coppia.
Joker non riesce più ad emergere, Arthur lo soffoca, questi sentimenti che prova, la redenzione offuscano la maschera che lui si è creato. Non vuole più ridere non ci riesce più, quella forma di apatia sociale per nascondere il dolore, cede insieme alla maschera.
Joker: l’umanizzazione portata quasi all’esasperazione
Il personaggio di Joaquin Phoenix raggiunge una natura più vera e umana, a volte anche troppo. Poiché la pazzia e imprevedibilità del Joker viene a mancare anche se l’interpretazione dell’attore premio oscar salva in corner questo aspetto, giocando con la scena e col personaggio, senza esagerare dando allo stesso tempo le sfumature mentali e psichiche dilaniate dalla sofferenza e dal contesto in cui vive. In questo caso forse l’esasperazione folle che Jared Leto ha portato nel suo Joker in Suicide Squad, non dispiace per niente.
D’altronde gli eroi e i cattivi nascono anche come forma di racconto del male e del bene, e in entrambi si nasconde l’ombra e dei connotati reali, legati quasi sempre al sociale. E proprio per scappare dalla realtà, e neanche troppo, nascono i superpoteri e l’estremizzazione della cattiveria. La sua “pazzia” è quasi sempre spiegata dalle origini, ed evidenziata per lo più dal contributo delle persone e delle cose che gli sono accadute nella vita. Loro hanno creato il Joker e ora lo idolatrano e lo odiano allo stesso tempo.
Joker folie à deux: il finale, si chiudono i sipari e la maschera cade
Il finale non lascia molte considerazioni. La maschera ormai è caduta. Nulla è più come prima, poichè il Joker non è più solo un personaggio ma un complessivo, che non morirà mai, poichè diventata un’utopia. Una vera e propria icona rappresentativa. Tutti possiamo essere Joker, tu puoi esserlo.
The joker is me, the joker is me (The Joker-Lady Gaga)
Infatti il finale, lascia una probabile e divertente ipotesi. Arthur Fleck muore ma il Joker continua a vivere e chissà se tutta la storia precedente fosse solo l’anticipazione a quello che realmente sarà poi il personaggio, e chi se non proprio quello che lo uccide, un suo seguace, innamorato e ossessionato dall’emblema del Joker. Queste sono solo una delle tante interpretazioni che girano sul web e che cercano di trovare un senso alla delusione più inaspettata di sempre.
La coppia Joaquin Phoenix e Lady Gaga scoppia, in tutti i sensi
La storia del Joker ed Harley Quinn interpretati dai rispettivi, Joaquin Phoenix e Lady Gaga, è completamente mutata dal racconto originale. Lei non è psicologa, e non ha minimamente un pizzico di follia ed esuberanza del personaggio immaginario. Una figura troppo piatta e quasi marginale al racconto.
Se non per la presenza musicale, che non trascina lo spettatore ma anzi lo distorce da quel mimino tratto narrativo che la storia segue. Un musical, anche se così non si può definire, perché non rientra propriamente nei parametri del genere. Per lo più delle volte lo show è cantato a cappella, accompagnato da strofe musicali flemmatiche, tutto il contrario delle hit della cantante che ha plasmato l’era del 2000, da Bad Romance, Alejandro fino a Bloody Mary tornata in voga con il successo della serie Netflix, Mercoledì, e del suo balletto super virale.
Joker Folie à deux è accompagnato dall’album Harlequin, inciso e prodotto dalla stessa Lady Gaga. Tracce discutibili, che forzano la presa al contenuto filmico, nonostante però la mancata originalità. Reduce dal successo di Die with a Smile, il nuovo singolo con Bruno Mars che sta scalando le classifiche musicali, e sembra non a caso descrivere al meglio la storia dei due protagonisti del film, più dell’album stesso.
If the world was ending
I’d wanna be next to you
If the party was over
And our time on Earth was through
I’d wanna hold you just for a while
And die with a smile
If the world was ending
I’d wanna be next to you
Una storia repentina, che non commuove e non incanta, nonostante i numerosi tentativi di creare scenografie romantiche, come il valzer che i due compiono, sotto il chiaro di luna, tra le luci e i fragori dell’ Arkham Hotel.
Un ossessione quasi, che ricerca il lato tossico l’uno dall’altro. Facendo emergere anche la tossicità dei rapporti, la malattia mentale e la redenzione che a volte non arriva necessariamente attraverso l’amore, ma facendo i conti con la realtà e con il tuo io. Perchè nessuno si salva da solo, ma prima bisogna salvarsi da se stessi.
Infatti il finale è consumato in un ultimo e tragico epilogo dell’esistenza di Arthur. Ormai privo di ogni identità, solo contro il mondo. L’unico appiglio di redenzione è Lee, ma lei non vuole l’emarginato e debole Arthur, ma il Joker. Tutto si conclude con l’apoteosi di una frase:
Non voglio più cantare
Come se lo show fosse davvero finito e quella maschera fosse finalmente caduta. L’identità che aveva scelto per immedesimarsi nel sociale, ormai non basta più, non riesce più a nascondere la sofferenza e le utopie di Arthur. La massa ormai aveva preso lui, ma anche il Joker.