Con Jojo Rabbit Taika Waititi ha costruito una macchina perfetta sotto ogni aspetto, trattando un tema comune in maniera originale: un personale sguardo al nazismo e agli orrori dell’epoca per far riflettere lo spettatore attraverso sfumature comiche e drammatiche. Il regista di Thor: Ragnorok dipinge un inno alla vita e alla diversità condito da un pizzico di speranza per contrastare chi ancora esalta la guerra nel mondo. Ti ricordiamo che puoi accompagnare Jojo Betzler nelle sue avventure al cinema dal 16 Gennaio.
Jojo Rabbit rappresenta il capolavoro che consacra Taika Waititi tra i grandi della settima arte
Ci regala la sua fantastica visione del nazismo e la sua particolare interpretazione di Hitler. Paragonato al primo Wes Anderson, il comico neozelandese si supera con una regia fuori dal comune. Ispirandosi liberamente al romanzo del 2004 Come semi d’autunno (Caging Skies) di Christine Leunens, è can
Commedia nera resa tale ancora di più dall’interpretazione del leader nazista da un ebreo come Waititi, il miglior insulto possibile secondo quest’ultimo. L’amico immaginario di un popolo guidato da un odio cieco che disegnava il diverso come un mostro, non rendendosi conto delle brutalità che stava commettendo. Probabilmente la satira è il mezzo migliore per rivivere quei momenti, cercando di sorridere, ma non banalizzando mai la situazione.
Ogni incontro e dialogo, soprattutto con la madre Rosie, sarà fondamentale per la sua crescita. Figlio del direttore della fotografia britannico Ben Davis (Guardiani della Galassia, Avengers: Age of Ultron, Doctor Strange e Captain Marvel), Roman Griffin Davis esordisce all’età di dodici anni proprio in Jojo Rabbit con ottimi risultati: elogiato dalla critica, è stato candidato a diversi premi, tra cui il Golden Globe per il miglior attore in un film commedia o musicale e lo Screen Actors Guild Award per il miglior cast cinematografico, vincendo poi il premio come miglior giovane interprete alla 25ª edizione dei Critics’ Choice Awar
Si presenta allo spettatore come una madre accogliente e dolce, ma Scarlett Johansson non è solo questo in Jojo Rabbit: Rosie vuol essere madre, padre, amica e mentore per suo figlio e ci mette tutto il suo impegno per riuscirci. La sua presenza sullo schermo non è costante, ma ogni volta che compare ruba la scena in modo dirompente, con un ruolo che sembra cucito su misura per lei dal geniale Taika.
Il ruolo di mamma premurosa si mostra perfetto per la nostra Vedova Nera dopo la fantastica interpretazione in A Marriage Story e se ne sono accorti anche i membri dell’Academy: per i due ruoli di Nicole e Rosie, Scarlett riceve due nomination agli Oscar 2020 scrivendo la storia del cinema. Le auguriamo di portare a casa tutte e due le statuette perché ci ha emozionato in entrambe le interpretazioni.
Tra gli altri membri del cast ricordiamo l’ottima prova di un altro giovane attore, Archie Yates, che presta il volto al miglior amico “reale” del protagonista, Yorki. Ruoli affascinanti e perfetti in questo clima satiricio risultano il Capitano Klenzendorf del premio Oscar Sam Rockwell (Tre manifesti a Ebbing, Missour
Dopo aver ricevuto il plauso della critica in Senza lasciare traccia di Debra Granik, Thomasin McKenzie interpreta il personaggio forse più riuscito, emblema dell’intera pellicola: Elsa Korr è un’ebrea e in quanto tale rappresenta la diversità assoluta per il protagonista di Jojo Rabbit. Infatti, non solo mostrerà a Jojo “il mondo degli ebrei”, ma lo avvicinerà anche all’universo femminile, ancora sconosciuto per un bambino.
Per arrivare al suo scopo si serve dell’arte, in varie forme, in particolare nelle poesie di Rainer Maria Rilke. Vogliamo condividere la sua poesia mostrata nel film che racchiude lo spirito di quest’ultimo:
“Lascia che tutto ti accada
bellezza e terrore
continua ad andare
nessun sentire è immutabile”.
Infine, bisogna elogiare la stupenda colonna sonora del premio Oscar Michael Giacchino (Spider-Man: Far From Home) che ha unito il proprio score con brani di grandi autori come i Beatles o David Bowie. La musica non serve solo ad accompagnare le scene in Jojo Rabbit, ma assume un forte valore simbolico; a partire dalla scelta della versione tedesca di alcune canzoni che indica il forte nazionalismo dell’epoca, come Helden, versione teutonica di Heroes di Bowie. Taika Waititi ci lascia con quest’interrogativo: scegliere di restare conigli o diventare eroi nelle guerre di ogni giorno?