Dopo la morte prematura di François Truffaut, quelle avvenute negli ultimi dieci anni di Éric Rohmer, Claude Chabrol, Alain Resnais, Jacques Rivette e le recenti scomparse di Agnès Varda e Anna Karina, Jean-Luc Godard rimane l’unico superstite della Nouvelle Vague, la corrente artistica francese che ha rivoluzionato il modo di fare cinema in Francia e nel mondo. In Spagna le celebrazioni iniziano con molto anticipo, visto che il compleanno di Godard sarà il 3 dicembre, e al Museo Reina Sofía sarà presentata una rassegna dedicata alle opere del grande regista. Dice Chema González, responsabile delle attività culturali del Reina Sofía, che coordina questo ciclo di film: “È interessante vedere come un nonagenario e che è considerato un’istituzione in tutto il mondo continui a essere il regista più all’avanguardia dei nostri tempi”. L’omaggio inizia con Historie(s) du cinéma, iniziato nel 1988 e terminato solo dieci anni dopo. 266 minuti nei quali Godard scrive la storia del XX secolo attraverso le immagini. Seguiranno Elogio dell’amore, La nostra musica, Film socialisme, tutti film che, poco a poco, perdono la già esile narrazione dei suoi film… ma attenzione: “La narrazione, nel suo cinema, non sparisce del tutto”, dice ancora González “perché sopravvive con una certa nostalgia in alcuni film come Adieu au langage, dove si racconta la storia di una coppia, che ricorda il Godard di una volta. A noi interessa vedere come ha voluto lasciarsi indietro tutti i ruoli che gli hanno attribuito: il grande autore, il militante, il poeta, per divenire un pensatore delle immagini”.
Il titolo del ciclo è Immagini dopo l’implosione, e così Chema González spiega il titolo: “Il cinema attuale, è rimasto orfano del reale, non vi si trova più un punto di riferimento autentico. Di fronte alla saturazione di immagini che caratterizza il presente, Godard non ha ceduto, ma è riuscito a dar ordine, a dare un senso a questa saturazione”. Subito dopo, alla Cinématèque Française, si terrà una retrospettiva dei suoi film alla quale, eccezionalmente, presenzierà lo stesso Godard, di solito estremamente schivo. In occasione della manifestazione il regista dovrebbe presentare un nuovo cortometraggio. Nicole Brenez, docente di storia del cinema alla Sorbonne, specialista di Godard e responsabile di questo ciclo, dice: “Godard ha sempre detto che gira ogni film contro il precedente. Ma quando uno guarda tutti i suoi film, scopre che non c’è una logica sistematica di contraddizione; piuttosto è come se decidesse di esplorare nuovi territori, dopo essersi stancato dei precedenti”. Godard va oltre; nel 1959 fu acclamato come grande rinnovatore del cinema francese con Fino all’ultimo respiro, il mitico film con Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg. Anni dopo lo stesso regista dichiarò: “Io quel film non l’ho mai capito”. “È il re delle immagini, ma vive come se fosse un paria” aggiunge Nicole Brenez. “Solo così si riesce a capire l’isolamento nel quale ha deciso di lavorare, quando potrebbe dirigere uno studio o una fondazione come Martin Scorsese. Se gli piacesse il potere, potrebbe esercitarlo senza problemi. Ma Godard è essenzialmente un anarchico e un libertario”.
Per concludere una celebre affermazione di Françoise Truffaut che definisce, meglio di ogni altro, Godard:
“Jean-Luc non è il solo a filmare come respira; è quello che respira meglio”.