Quando la tua Nazione perde non solo la guerra, ma anche le sue terre, devi cercare di trovare un capro espiatorio che ti faccia riacquistare la fiducia agli occhi del tuo popolo. La dinamica dell’Affare Dreyfus, o successivamente chiamato J’accuse, è collocata esattamente in questo momento delicato della politica francese.
In questo contesto il capitano di origine ebrea e proveniente dall’Alsazia, Alfred Dreyfus, viene accusato ingiustamente di alto tradimento nei confronti della Francia; infatti proprio l’Alsazia fu oggetto della disfatta d’oltralpe che fu annessa alla Germania alla fine della guerra franco-prussiana. Tradito da una finta grafia viene malamente denudato dei gradi e inviato, come uno dei peggiori nemici, nella Guyana Francese sull’isola del diavolo. Passano quasi due anni quando una serie di coincidenze fa sì che il caso Dreyfus venga riaperto in maniera dirompente dividendo così i francesi: chi credeva nella sua innocenza e chi no. Il destino fece la sua parte in quanto da una parte c’è l’ufficiale integerrimo che lo esiliò che rivedendo la documentazione accusatoria verrà sopraffatto dal dubbio; dall’altra c’è la moglie che cerca disperatamente un viatico affinché venga riaperto il caso. Alla fine con il J’Accuse di Zola si riesce a rompere questa catena dell’indifferenza politica. Roman Polanski in una recente dichiarazione ha affermato: “Il film è basato sull’affare Dreyfus, argomento cui penso da molti anni. In questo scandalo di vaste proporzioni, forse il più clamoroso del diciannovesimo secolo, si intrecciano l’errore giudiziario, il fallimento della giustizia e l’antisemitismo. Il caso Dreyfus divise la Francia per dodici anni, causando una vera e propria sollevazione in tutto il mondo, e rimane ancora oggi un simbolo dell’iniquità di cui sono capaci le autorità politiche, nel nome degli interessi nazionali”. Il film si incastra bene nella nostra quotidianità del XXI secolo in cui, a volte, dobbiamo ricercare fonti sicure affinché le notizie siano vere, e iCrewPlayCinema fa in modo che ciò avvenga. Questa vicenda divise la stessa Francia per ben 12 anni, anche se in realtà la non colpevolezza fu dichiarata il 18 luglio del 1899, ma Dreyfus venne completamente riabilitato come ufficiale sette anni dopo, nel 1906. Il cast è quasi del tutto francese, a partire dagli ufficiali protagonisti di questa vicenda: Jean Dujardin nelle vesti dell’ufficiale non molto amico degli ebrei, Georges Picquart e Louis Garrel che avrà il ruolo del capitano Alfred Dreyfus; Pauline Monnier è la cugina nonché amica intima dell’ufficiale Picquart che ha il volto di Emmanuelle Seigner, nonché moglie del regista. La sceneggiatura è in co-operazione con Robert Harris, autore dell’omonimo romanzo del 2013. Il film ha vinto il premio della critica alla Biennale di Venezia 2019, nonostante i procedimenti nei confronti del regista ancora in atto; ciò dà il senso alla bellezza del film, che non a niente a che vedere con la vita privata di Polanski. Alla fine della pellicola rivedo ognuno di noi nel colonnello Georges Picquart, colpevole di essere prigioniero dei suoi stessi stereotipi e ideali non sempre giusti. A volte è necessario sconfinare per cercare e trovare la verità, anche se la stessa ci porterà a fare un passo indietro ed usare quella parola magica che si usa oramai di rado, scusa.