Inter. Due stelle sul cuore è il docufilm che recentemente è stato trasmesso in tutti i cinema dal 19 al 25 settembre, ma che grazie agli ottimi risultati ottenuti al botteghino in quel limitato periodo di tempo, è ancora presente in alcune sale. Il film è stato prodotto da Filmmaster, con la collaborazione di Inter Media House e Red Joint Film, diretto da Carlo A. Sigon ed è distribuito al cinema da Nexo Studios con Radio 105 come Radio Partner e con i media partner La Gazzetta dello Sport e Coming Soon.
Questo lungometraggio è stato realizzato tra febbraio e luglio 2024, per celebrare il 20° Scudetto del Club nerazzurro insieme a tutti i tifosi nerazzurri attraverso immagini inedite, racconti, testimonianze esclusive, dietro le quinte e alcuni dei momenti indimenticabili che hanno accompagnato l’incredibile cavalcata degli uomini di Inzaghi verso la conquista della Seconda Stella, attraverso le parole non solo di tutti i membri di questa incredibile cavalcata, ma anche della dirigenza, di tifosi famosi o semplici appassionati da una vita di Inter, un docufilm quindi a 360° all’interno del mondo nerazzurro in un’annata assolutamente indimenticabile.
Inter. Due stelle sul cuore. Viaggio all’interno di una stella
Inter. Due stelle sul cuore è uno spettacolare viaggio all’interno del mondo Inter, diviso in due sostanziali parti: da una parte si ripercorrono, con le parole dei protagonisti dentro e fuori dal campo, alcune delle partite più importanti dell’anno, dalle grandi classiche con le agguerrite avversarie di sempre come Juventus, Roma, Napoli e soprattutto il Milan, snodo fondamentale per la supremazia cittadina e la vittoria della seconda stella, senza dimenticare alcuni degli avversari tosti degli ultimi anni come l’Atalanta.
Dall’altra ci sono le interessanti testimonianze di tifosi più o meno famosi, che attraverso anche le loro più o meno lunghe esperienze di vita, ci raccontano cosa significa per loro l’Inter e la forte passione che i colori neroazzurri provocano in loro.
In mezzo a tutto questo, ci sono alcuni fondamentali crocevia, alcuni dei quali apparentemente scontati o quantomeno abbordabili, che però si sono trasformati in veri e propri imprevedibili terremoti emozionali per i cuori interisti. Indimenticabile da questo punto di vista la partita del 6 gennaio con il Verona finita 2 a 1 per i nerazzurri, con un finale thriller con il pareggio di Henry, alcuni goal clamorosamente sbagliati da Arnautovic, il goal di Frattesi al 93esimo, e un rigore sbagliato al 100esimo minuto dello stesso Henry.
Ma sono i derby, i momenti su cui si sofferma e su cui si concentra l’attenzione dell’occhio dell’interista medio, anche perché dopo il crollo della Juve di Allegri nel girone di ritorno, divenne difatti il Milan l’unico avversario credibile sulla carta, seppur sempre tenuto a debita distanza, al giro di boa del campionato e in grado, se non di rovinare la festa agli odiati cugini, di ritardarne il più possibile l’effettiva conquista di quel ventesimo scudetto.
Inter. Due stelle sul cuore. Una rinascita dalle ceneri di antiche e brucianti sconfitte nel fatale segno del 2
Torniamo però un attimo indietro nel tempo per ripercorrere le origini di questo trionfo. Il primo derby della stagione, posizionato alla quarta giornata di campionato il 16 settembre 2023, finì in un’autentica apoteosi per i tifosi nerazzurri, con un risultato nient’affatto comune tra due squadre solitamente non troppo distanti di livello l’una dall’altra: un netto 5 a 1 senz’appello per gli uomini di Inzaghi, al quinto derby consecutivo vinto.
Un risultato così rotondo che aveva fatto capire al resto della compagnia fin dal principio la forza della compagine nerazzurra, con un Marcus Thuram, in quella partita in particolare sugli scudi, e che, arrivato poco prima in estate a parametro zero e pronto a giocarsi il posto l’eventuale posto da titolare con Lukaku, si ritrovò a fine agosto all’improvviso elemento imprescindibile nella formazione tipo di mister Inzaghi, visto il clamoroso dietrofront del gigante belga in pieno mercato estivo.
Anche il giovane attaccante francese aveva fatalmente mancato il suo approdo in nerazzurro un anno addietro, in quel caso un trasferimento però che venne bloccato solamente dal grave infortunio al ginocchio nell’estate 2022 di quando era in forza nella formazione tedesca del Borussia Monchengladbach.
Nel suo primo derby il figlio d’arte, Marcus, decise quindi di seguire le fortunate orme paterne in Italia, ma in terra milanese, presentandosi al pubblico italiano e interista nello specifico caso, con un fantastico gol che, dopo il vantaggio di Henrikh Mkhitaryan dopo pochi minuti, indirizzò definitivamente i destini di quella partita, che sarebbe poi terminata con il clamoroso 5 a 1 finale accennato in precedenza.
Il derby di ritorno, invece, arrivò a cinque giornate dal termine del campionato, il 22 aprile, con lo scudetto ormai acquisito, con un 2 a 1 fondamentale sia per il prestigio cittadino, ma soprattutto in quel caso in particolare per la matematica e per certificare, anche sulla carta, il ventesimo scudetto, a casa tra le altre cose degli, sportivamente parlando, odiati cugini milanisti.
Una vittoria che però celava molti altri significati nascosti: valse infatti oltre la seconda stella e l’ennesimo derby vinto su sei giocati negli ultimi due anni tra campionato, Supercoppa Italiana e in semifinale di Champions League, un’edizione finita però con l’amara finale giocata sì bene, ma persa, contro il mostruoso City di Guardiola.
Perché ovviamente, dietro una vittoria di un trofeo, molto spesso ci sono, dietro di esso, momenti difficili da affrontare e Inter. Due stelle sul cuore li affronta, parlando non soltanto delle vittorie, più o meno sofferte dell’annata 2023/24, ma anche dell’amarezza testimoniata da parte di alcuni dei ragazzi di Inzaghi e della dirigenza stessa che si videro sfumare la coppa dalle grandi orecchie proprio sul filo di lana all’Ataturk di Istanbul nel 2022, ma che da quella bruciante sconfitta fecero poi tesoro per i successivi trionfi verso la seconda stella.
Da quel giugno 2023 e dalle ceneri di quella finale persa, nacque la consapevolezza negli uomini di Inzaghi di essere divenuta una squadra capace di battersi con tutti e quindi in grado anche di riprendersi con gli interessi ciò che, un anno prima, era sfuggito dopo l’ormai divenuto celeberrimo tracollo di Bologna, dove l’Inter perse il primato a poche giornate dal termine, consentendo al Milan da quel momento in poi di gestire quel minimo vantaggio fino alla fine, terminando il campionato 2021/22 a 2 punti di distanza dal club di Milanello.
Un due nel destino, ma in questo caso nel senso peggiore del termine, almeno per il club di Via Vittorio Emanuele.
Un sogno, quello della seconda stella, che quindi, ad un passo dall’essere toccata, si eclissò sull’altra sponda del Naviglio, con gli acerrimi rivali rossoneri, che pareggiarono così i conti a 19 scudetti con i nerazzurri, presentandosi così ai nastri di partenza del futuro campionato sulla stessa linea, in fremente attesa di chi sarebbe arrivato prima al ventesimo gagliardetto, e quindi su chi avrebbe acceso prima quella tanto agognata seconda stella.
Due sconfitte brucianti quindi, in Italia e sul grande palcoscenico della Champions League, che nelle considerazioni di Lautaro e compagni, anche dopo la vittoria del ventesimo scudetto rimane ancora intatta quell’umano senso di amarezza che certe sconfitte lasciano sempre dietro di sé, anche se con la seconda stella sul petto anche questi due spiacevoli ricordi sono divenuti parte dell’armatura che ha poi portato il club meneghino a conquistarla nell’annata 2023/24.
Inter. Due stelle sul cuore. Calciatori e uomini, le differenze dal campo alla vita
Decisamente interessante in questo film-evento, attraverso le interviste ai protagonisti del ventesimo scudetto, più o meno approfondite anche a seconda dell’impatto e del ruolo che hanno avuto per la conquista di questo, è il vedere, in modi diversi, come essi si rapportano davanti alla telecamera e la scelta delle location in cui sono state realizzate le interviste, allargando quindi il discorso dal campo all’uomo dietro alla divisa, anche attraverso l’ausilio di un luogo simbolo dell’interismo in cui possano ben emergere entrambi i ruoli in maniera interessante.
La scelta di intervistare Lautaro con vista Duomo è ad esempio, un modo per far capire come in questa seconda stella il capitano argentino abbia avuto un ruolo decisivo e come dall’alto abbia, per un certo verso, con la sua silenziosa leadership, guidato come un grande condottiero di altri tempi tutti i suoi compagni verso la vittoria.
Accanto a questo aspetto di forza, apparentemente inscalfibile, emerge però anche l’uomo con le sue umane insicurezze, le quali, accompagnate da una sorta di restia timidezza, lo portano a sentimenti contrastanti prima di entrare nell’arena in cui poi si batterà insieme ai suoi compagni alla ricerca del trionfo, dimostrando quindi come accanto a una fredda e apparente posizione dominante data dalla sua posizione di capitano, non venga esclusa un’umana fragilità dietro l’apparente e ferrea armatura ricevuta dal ruolo in possesso.
Altro protagonista indiscusso del ventesimo campionato nella storia interista, è stato certamente Nicolò Barella, il quale ha parlato non soltanto dell’importanza e della crescita che il centrocampista cagliaritano ha avuto quest’anno sul campo.
Dimostrando con la sua esperienza, come anche attraverso l’ausilio di un aiuto esterno, abbia curato problemi di depressione e comportamentali che di fatto ne avevano rallentato la crescita umana nei primi anni dell’Inter, con troppi e inutili cartellini, spesso derivanti da un eccessivo nervosismo, che se da una parte aizzava i tifosi ad incitarlo e a farlo diventare, proprio per questa generosa foga agonistica, che costantemente dimostrava in campo, un idolo indiscusso della tifoseria.
Dall’altra parte, però, spesso con questo suo comportamento borderline tra il sano agonismo e l’eccesso di adrenalina, rischiava di mettere in difficoltà i suoi stessi compagni di squadra con inutili cartellini gialli, a volte addirittura rossi, accompagnati spesso da inutili ed isteriche reazioni verso avversari, arbitri e compagni.
Tutto questo sembra ormai appartenere al passato e se Barella si dimostra sempre un ragazzo solare e un po’ scanzonato nel suo modo di fare, l’annata 2023/24 ha di fatto mostrato decisamente un giocatore decisamente maturo, continuo, con molti picchi e pochissime uscite a vuoto nelle sue prestazioni sul campo da gioco, dimostrando come limando un carattere a tratti fumantino, il centrocampista interista abbia saputo sprigionare finalmente appieno il suo immenso talento calcistico, da sempre in suo possesso, e che lo ha reso ormai da anni uno dei centrocampisti più forti del mondo.
Abbiamo poi Hakan Çalhanoğlu, che dalle gradinate di San Siro, parla non soltanto della sua immensa crescita nel periodo inzaghiano da raffinato trequartista che era, al diventare fondamentale ed imprescindibile metodista davanti alla difesa, smistatore di deliziosi palloni ai propri compagni e dall’altra superbo interditore e recuperatore di palloni a danni dei suoi avversari.
Aspetto da non dimenticare è il suo essere infallibile cecchino dal dischetto da rigore, raccontando nel docu-film qualche suo segreto nell’arte di come calciare i penalty, ma anche in questo caso ne esce fuori il racconto di un pezzo di vita fuori dal campo, come la sofferenza, gli sfottò e le offese ricevute dalla sponda rossonera, dovute ricordiamolo al suo discusso e contestato passaggio a parametro zero nel giugno 2021 dal Milan all’Inter.
Da non scordare gli apporti di altri due fondamentali cardini della seconda stella, come Federico Di Marco per esempio che anche lui seduto sulle gradinate di San Siro mostra il suo legame sanguigno con quella che è sempre stata la sua squadra del cuore fin da bambino.
Oltre a questo suo speciale rapporto con la maglia neroazzurra, è inevitabile parlare di alcune delle sue incredibili prodezze balistiche, come ad esempio lo spettacolare gol da 56 metri contro il Frosinone, tra chi si chiede, anche tra i suoi compagni di squadra, se fosse stato un cross venuto fin troppo bene o il classico tiro della domenica provato per sorprendere il portiere fuori dai pali, un mistero destinato, simpaticamente parlando, a rimanere irrisolto.
Non meno importanti, al fine di un racconto corale di uno scudetto fondato sul gruppo, sono gli interventi di tutti gli altri protagonisti dello scudetto come Mkhitaryan, Sommer, Bastoni, Acerbi, Darmian, Carlos Augusto, Bisseck, Asslani, Pavard, De Vrij, Dumfries, con in particolare da sottolineare un Davide Frattesi, versione Gian Burrasca, che ci parla del suo incredibile impatto da dodicesimo uomo e come in maniera goliardica, in generale il suo clamoroso impatto sul mondo nerazzurro.
Una menzione speciale per lo strano caso di Marko Arnautovic, croce e delizia e uomo del destino, nel bene e nel male, dei tifosi interisti: da essere l’unico superstite del triplete di mourinhana memoria del 2006, al suo aver contribuito con un’imperiosa zuccata di testa nel 2022 con il suo Bologna a regalare un pezzo di scudetto al Milan, al suo successivo ritorno in neroazzurro nell’estate del 2023 per vincere, e da un certo punto fatalmente restituire quella stella che, due anni prima, aveva insieme a mille altri fattori, contribuito a sfilare dal palmares nerazzurro.
Inter. Due stelle sul cuore. La gioia e il racconto di un’eterna passione di illustri tifosi e storici supporter nerazzurri
Anche gli interventi dei famosi tifosi nerazzurri, famosi e non, sono un punto cruciale del docufilm.
Abbiamo Luciano Ligabue che rivela l’aneddoto che venti giorni dopo un suo concerto a San Siro nel 1997, portò sullo stesso campo uno dei più grandi giocatori della storia del calcio e amatissimo dai tifosi nerazzurri, anche dopo il clamoroso tradimento a favore del Real Madrid: Ronaldo, il fenomeno.
Oltre a questo, è interessante vedere quanto la sua passione calcistica per l’Inter abbia influenzato parte della sua carriera musicale, dimostrata anche con la bellissima Vita da mediano, dedicata ai tempi ad un’altra bandiera nerazzurra, Lele Oriali.
Ci sono poi anche le testimonianze del grande regista Gabriele Salvatores, emigrato da bambino con la famiglia dalla Puglia e che racconta come il destino lo abbia condotto a scegliere i colori nerazzurri, arrivando alla cantante Rose Villain, che con Madame e Tananai ha cantato la canzone celebrante questo scudetto, Ho fatto un sogno e la sua funzione di amuleto e portafortuna nerazzurro, e la testimonianza dell’attrice Matilde Gioli, tifosissima interista che dallo stadio prima e durante la partita ci parla del suo amore sfegatato per i colori nerazzurri.
Ma da non dimenticare ci sono anche le parole di alcuni storici tifosi nerazzurri meno illustri, ma non meno appassionati, come il tassista sigla “Verona 89” che cita a memoria tutta la formazione del 13° scudetto del campionato 1988-89 con Giovanni Trapattoni in panchina.
Inter. Due stelle sul cuore. Conclusioni
Inter. Due stelle sul cuore, il documentario firmato da Carlo A. Sigon, che già aveva diretto Zanetti Story su uno dei calciatori-simbolo di tutta la storia dell’Inter, non è soltanto il film celebrativo di una grande impresa sportiva ma soprattutto un atto d’amore nei confronti della squadra.
Immagini da repertorio prelevate dall’archivio di Inter Channel e da diverse altre fonti, ha realizzato in corso d’opera da febbraio 2024, quando si subodorava solo lo scudetto, a non si era ancora ovviamente certi che le cose fossero andate per il meglio per il club con sede in Via Vittorio Emanuele.
Con le ultime inquadrature a luglio a scudetto acquisito e da lì una frenetica corsa al montaggio per Sigon e lo staff del film per far sì che il film-evento sul ventesimo scudetto dell’Inter fosse pronto quanto prima.
Ovviamente spettacolari le inquadrature dello stadio su diversi livelli, dal grandangolo ai piani strettamente ravvicinati sul campo e sugli spalti, con la splendida cornice di San Siro a fare da protagonista, un audio avvolgente e potente per permettere al tifoso interista in sala di rivivere quasi come se fosse dal vivo le emozioni di un gol, di un’azione importante o del calore e dell’entusiasmo contagioso dei tifosi nerazzurri che quest’anno si sono goduti lo spettacolo di una stella, che ora, dopo un lungo viaggio, si è andata fisicamente a posare delicatamente accanto alla prima sulla nuova maglia dell’Inter, ma simbolicamente nel cuore di tutti i tifosi nerazzurri di ogni età.