Per festeggiare il 63esimo compleanno di Rupert Everett ripubblichiamo un vecchio articolo che racconta nei minimi dettagli (e lasciandosi andare ogni tanto all’entusiasmo) l’incontro con l’attore al Lucca Film Festival nel 2018, in occasione della prima italiana di The Happy Prince.
Iniziamo questo viaggio nel passato e prepariamoci a incontrare Rupert Everett!
Per la quarta serata del Lucca Film Festival un ospite eccezionale: Rupert Everett, invitato per presentare il suo The Happy Prince, film sulla vita di Oscar Wilde, e per ricevere il premio alla carriera. Davanti al cinema Astra di Lucca, nella sera del 12 aprile, moltissimi fan hanno potuto incontrare Dylan Dog fatta persona, il talentuoso e, diciamolo, bellissimo attore Rupert Everett.
A differenza della serata con Martin Freeman, stavolta il tempo ci ha graziati e, invece di stare un’ora tutti appiccicati come sardine, con l’ombrello stretto in mano nel vano tentativo di non bagnarsi, siamo stati sì appiccicati, ma in un’atmosfera sicuramente più rilassata.
Alle 20 e 30 ancora nessuno si era fatto vedere, solo un gruppo di ragazzi e ragazze che sfilavano avanti e indietro sul red carpet, sfoggiando abiti stile ottocento, sicuramente con l’obiettivo di richiamare l’epoca di Wilde e la moda dandy tanto amata dallo scrittore. C’è da dire, però, che da vero gentiluomo inglese, Rupert Everett ha persino chiamato lo staff affinché riferisse ai fan del suo ritardo e tenendo a sottolineare la grande felicità di essere stato chiamato a Lucca. “L’attore arriverà in ritardo perché imbottigliato nel traffico, ma ci tiene a farvi sapere che non vede l’ora di essere qui con voi”, testuali parole che ci sono state riferite. E l’umore, già incredibilmente alto, ha raggiunto livelli stellari.
Poi, e
Un ottimo modo per presentarsi, ma la più grande sorpresa Rupert l’ha serbata per il dopo
Prima della proiezione del film The Happy Prince, l’attore ha ricevuto il suo premio alla carriera e proprio con questo tra le mani ha dato il primo sfoggio di un italiano (quasi) perfetto: “Grazie mille, sono molto orgoglioso di ricevere questo prizo e anche molto sorprizo e felice di essere qui a Lucca“. Niente errori di battitura, esatte parole dell’attore che non hanno fatto altro che suscitare un moto d’affetto da parte di tutto il pubblico e una bella risata generale. Un gioco di parole che non sarà pienamente riuscito, ma che è risultato sicuramente divertente. Che dire, avrai sbagliato, ma almeno ci hai provato Rupert.
Sarà stata l’emozione iniziale a far confondere l’attore, perché ha continuato la presentazione del suo film alternando all’inglese un italiano stavolta davvero perfetto, correggendo talvolta anche la traduttrice
Rupert Everett ha iniziato raccontando il film e il suo grandissimo amore per Oscar Wilde, che va indietro di molti anni
Sempre con molta ironia, ma anche con estrema serietà, l’attore così ha parlato di come sia nata l’idea per il film: “Originariamente nessuno mi offriva più lavori come attore, così mi sono detto perché non scrivere io stesso un ruolo nel quale possa risplendere!” ha scherzato “Mi ci è voluto moltissimo per fare il film, tanto che a un certo punto mi è presa la disperazione, è diventata una sfida mortale. E questa credo sia il modo migliore per approcciarsi al mio film, pensandolo come una lotta“.
Perché Oscar Wilde? Anche a questa domanda l’attore ha risposto con grande sincerità, denunciando anche, in modo velato, la forte discriminazione gay, che non è assente nel mondo del cinema
“Per me Wilde è una fonte d’ispirazione. Credo che essere un omosessuale in un business fortemente eterosessuale, mi abbia portato a sentirmi più vicino a lui. Inoltre, sono cresciuto nel XX secolo, in una Londra dove essere omosessuale era legale da soli sette anni. Mi sono sempre sentito come se camminassi sulle orme di Oscar Wilde“.
The Happy Prince racconta gli ultimi giorni di Oscar Wilde che, dopo i grandi successi teatrali e letterari, è stato annientato a causa del suo processo per omosessualità
“Credo che sia affascinante vedere come, qualcuno che era così famoso sia finito così velocemente nel fango. Aveva ammirato le stelle, ma era finito per essere un personaggio senza denti e senza soldi”. Ma ciò che colpisce della storia di Wilde, e che viene evidenziato molto bene nel film, è la grandissima forza d’animo con cui lo scrittore continuava a sopravvivere, facendosi forza con l’amore dei pochi amici rimasti e con la passione per lo scrivere. Cosa che non ha mancato di sottolineare Rupert Everett: “Wilde non ha mai fatto la vittima. Credo che una delle cose migliori di Oscar Wilde sia proprio che, anche quando era alle strette, ha sempre mantenuto il suo senso dell’umorismo, ha sempre continuato a creare le sue opere, non è mai sceso a compromessi, neanche con se stesso“.
Nel film Everett fa un lavoro sublime, non solo come sceneggiatore e regista, ma anche come attore. Il suo Wilde è incredibile; un personaggio che ami e che odi, pieno di una sensibilità fuori dal comune, ma anche dei peggiori difetti umani
Poteva essere facile che un lavoro d’amore, come quello di Everett, su un personaggio sentito così vicino dal regista portasse a un film romanzato. Un Wilde falsato, troppo idealizzato o portato agli estremi, una caricatura di se stesso. Ma così non è stato. Tutto è incredibilmente bilanciato. I lati peggiori, che anche vengono rivelati, non fanno altro che renderlo umano. “Per me Oscar Wilde è una sorta di Cristo. Da una parte è un dio, grazie al suo genio, dall’altra è anche umano. Ha tutti i peggiori vizi umani: è uno snob, è pigro, è geloso. E forse per questo risultava così toccante“.
Niente da dire poi sulla regia. Tanto di cappello per un regista alle prime armi come Rupert Everett, che avrà sì alle spalle anni di recitazione, ma poca esperienza dietro la camera. Eppure, il film è perfetto.
Come è stato girare il film?
“Girarlo è stato sicuramente più facile che riuscire a ottenere i fondi. Ero circondato da un team molto intelligente, sono stato fortunato col direttore della fotografia, avevo dei fantastici produttori, attori sublimi. In un certo senso sono loro che hanno guidato me“. E per quanto riguarda gli attori senza dubbio appoggiamo le parole di Everett. Solo per citarne alcuni, il grandissimo Colin Firth, il giovane Colin Morgan ed Emily Watson. Ha continuato scherzando sul suo ruolo di regista: “A volte è stato quasi noioso perché tutti sapevano cosa fare e non dovevo neanche più dire “azione”, ma mi limitavo ai “cut” finali“.
Rupert Everett ha concluso il suo incontro con il pubblico regalandoci un’ultima soddisfazione, mostrandosi molto attaccato al nostro Paese
“Sono in Italia perché sto anche girando una serie televisiva, Il nome della rosa, a Roma. Sono venuto a Lucca molte volte, da qualche parte c’è anche il mio maestro di inglese. È una città incredibile, noi nel Regno Unito abbiamo solo Londra” ha detto ridendo “invece qua ogni città è bellissima“. L’attore ha poi salutato i suoi fan un’ultima volta, per lasciarci alla visione del suo film, regalandoci anche qualche altra frase in italiano, che ha fatto sicuramente piacere. Peccato solo non aver avuto più tempo per chiacchierare con lui e sentire cos’altro aveva da raccontare.
Un incontro memorabile, con un personaggio che molto ha da dire, che parla un ottimo italiano e ha, davanti a sé, un grande futuro come regista. Un uomo che conoscevamo come un bravo attore e che nasconde, invece, molte altre qualità.
Anche se non avrete la fortuna di guardarlo in compagnia di Rupert Everett, che grazie alla sua simpatia e al suo fascino ha aggiunto valore al film, The Happy Prince è da vedere.