Dal 25 al 29 di luglio a Narni si terrà la Rassegna del Cinema Restaurato che quest’anno, oltre a un omaggio a Gastone Moschin e a una serie di cartoni animati per i più piccoli, tocca il tema del confronto fra destra e sinistra.
Mentre tutti ci assicurano che non esistono più fascisti e comunisti o forse proprio per quello, per sancire la definitiva sconfitta delle ideologie e riporle in un museo, la Rassegna del Cinema Restaurato di Narni proietterà una serie di film sul confronto destra – sinistra. Si parte da Don Camillo e si finisce con Palombella Rossa.
La serie di racconti di Giovannino Guareschi su Don Camillo
ebbe grande successo nel dopoguerra, tanto da diventare presto una serie di film interpretati da Fernandel nel ruolo di Don Camillo e Gino Cervi nel ruolo del sindaco comunista Peppone. A Brescello, la cittadina della bassa padana dove furono girati i film, c’è una statua di Don Camillo, coi lineamenti di Fernandel. Ne furono fatti fumetti. Furono fatti anche due remake, uno con Gastone Moschin e uno con Terence Hill, nel ruolo del pretone dalle mani grandi come badili, ma nell’immaginario Don Camillo e Peppone sono rimasti Fernandel e Gino Cervi. Tanto che, quando, diversi anni dopo, Gino Cervi si presentò alle elezioni come candidato del Partito Liberale, ci fu un’ondata di delusione generale.
Perché questi personaggi stavano simpatici tutti e due. Don Camillo piaceva anche ai comunisti perché non era il solito pretaccio bacchettone: come Peppone (e come Don Gallo) aveva combattuto i fascisti ed era sceso dalle montagne assieme agli altri partigiani. Peppone, a sua volta, non era il classico burocrate di partito alla D’Alema; era il sindaco del suo paese e i cittadini, qualsiasi idea professassero, sapevano che potevano contare sulla sua innata generosità. Erano la reificazione buona del compromesso storico; la speranza che, al momento opportuno, si sarebbe fatta finita coi litigi e ci si sarebbero rimboccate le maniche per risolvere i problemi insieme. Ma questo è successo solo nei racconti di Guareschi.
Ultimo emblematico film della serie “politica” è, non a caso, Palombella Rossa,
girato quando il PCI stava cambiando pelle. La crisi del militante che era sempre stato convinto di essere diverso da tutti, proprio perché era comunista e che, all’improvviso, si sente dire che non lo è più; che da quel momento deve essere uguale a tutti gli altri.
Detto così può sembrare una cosa da poco, ma quello che stava nel DNA del comunista pre-1989 era propria la sua diversità: un comunista doveva essere sempre e ovunque migliore di tutti gli altri; doveva essere un esempio a scuola, in fabbrica, in qualsiasi occasione. Guai se il Partito avesse avuto a patire brutte figure per colpa sua.
Fatte queste considerazioni, possiamo azzardare che forse, effettivamente, di comunisti non ce ne siano più. In compenso i fascisti non mancano, poco, ma sicuro.