Il Sommelier (titolo originale: Uncorked) è un film Netflix diretto e sceneggiato da Prentice Penny. L’ho guardato travolta dalla noia di una domenica pomeriggio e non soltanto sono stata intrattenuta a dovere, ma l’intero film è stata una bellissima sorpresa!
Nei giorni scorsi, avevo notato post promozionali del film sul profilo Instagram dell’attore Matt McGorry (Orange Is The New Black, Le Regole Del Delitto Perfetto) che seguo attivamente e che stimo molto come interprete e come uomo. La sua garanzia è bastata a convincermi a dare una possibilità a questo film Netflix.
Bisogna ammetterlo: Netflix sta perdendo colpi e ultimamente le sue produzioni non sono esenti da critiche, propone dei film abbastanza noiosi, prevedibili e in genere concepiti tutti allo stesso modo, quasi come se stesse cercando di creare una categoria cinematografica a sè: storie romantiche/drammatiche con un lieto fine di circostanza, sceneggiature un po’ infantili e qualche luogo comune.
Il Sommelier è diverso. E’ proprio un bel contenuto! Non fatico a credere che sia balzato nella top ten di Netflix appena dopo la sua uscita, perché mi ha intrattenuta e mi ha avvicinato ad un mondo che mi interessava da tempo, ma di cui ho poche nozioni, invitandomi ad approfondire le mie conoscenze. Un film che riesce a fare questo, non è forse sempre un film ben riuscito?
Elijah (Mamoudou Athie) è un ragazzo che aiuta i genitori nell’impresa di famiglia, una tavola calda che richiede tanto lavoro, sacrifici e la cui gestione è destinata a diventare la sua occupazione futura. Il giovane, però, ha un interesse spiccato per il vino, trova che degustarlo abbia il potere di fargli esplorare il mondo e, spinto dall’ambizione di diventare un mastro sommelier, si iscrive ad un corso professionale. Sapevate che nel mondo ci sono soltanto 230 master sommelier???
Al fianco del protagonista, un cast espressivo, talentuoso: Courtney B. Vance, Niecy Nash, Matt McGorry, Sasha Compere, Gil Ozeri, Kelly Jenrette, Bernard David Jones e Meera Rohit Kumbhani.
Inutile dire che il vino la fa da protagonista ed era da tempo che non si vedeva un film così accurato sull’argomento. Ma c’è un aspetto umano ancor più importante del tema bucolico: il rapporto padre-figlio che è esplorato meravigliosamente, con tatto, delicatezza e attraverso tanti silenzi così espressivi ed emozionanti, da essere assordanti e rendere il dialogo effettivamente superfluo.
Le ambientazioni sono curate e splendide, si spazia da Memphis a Parigi, le scene sono tutte particolarmente intense e significative, ma ce n’è una in particolare che mi ha colpito e commosso. Il protagonista, Elijah, piange degustando un vino ed il modo in cui cresce l’intensità del suo dolore, ha un impatto incredibile sullo spettatore. Non vi rivelerò altro, se non che, purtroppo, qualora sceglieste di guardarlo in lingua originale potreste essere delusi dai sottotitoli in italiano realizzati da Netflix, ma questa ahinoi, è un’altra storia.
Ne consiglio la visione con un freschissimo calice di vino bianco o un rosso se preferisci, ma in questo caso rigorosamente a temperatura ambiente!