Forse il mio peggior difetto è quello di essere ottimista. E’ anche per questo che quando lessi la notizia dell’uscita del docu-film il Sistema Sanità – Pietre scartate mi precipitai a scrivere un articolo.
Il Sistema Sanità – Una famiglia che diventa comunità
Il docufilm è di Andrea De Rosa e Mario Pistolese, prodotto da Fondazione CON IL SUD e Fondazione Apulia Film Commission nell’ambito del Social Film Fund Con il Sud. Il Sistema Sanità – Le pietre scartate racconta un sogno e un miracolo: quello del riscatto del famigerato Rione Sanità a Napoli grazie all’intuizione di Don Antonio Loffredo, parroco visionario e illuminato. Con il prezioso supporto di Ernesto Albanese ha stimolato la nascita e la crescita di un vero e proprio sistema circolare e corale di Associazioni, per fare dell’umanità, della cultura e della bellezza artistica le leve di un riscatto economico, sociale ed etico.
Vorrei usare un famoso detto napoletano che dà il senso di ciò che è riuscito a fare il parroco in un contesto così degradato, dove i più giovani sono tentati di seguire le orme dei padri o dei fratelli maggiori per intascare soldi facili.
Dicette o pappice vicino a’ noce, ramm’ o tiemp’ ca te spertose,
ovvero
Disse il verme alla noce: dammi tempo che ti perforo
Questo è ciò che ha fatto Don Antonio. Quando gli affidarono l’incarico di diventare il parroco del rione Sanità la domanda sorse spontanea:
Come posso aiutare questo quartiere per far sì che diventi sempre più comunità?
Domanda più che legittima dato che queste zone particolari sono chiuse ermeticamente e nessuno può entrarvi. Solo dall’interno si può agire affinché qualcosa possa cambiare, affinché si possa dischiudere il frutto e l’insetto possa nutrirsi. E’ difficile descrivere la bellezza che ho visto negli sguardi delle persone mentre parlavano del percorso, lungo e doloroso, che hanno intrapreso per riscattarsi.
Non tutti, però, riescono a vincere la loro battaglia. Rosaria Di Costanzo, un’educatrice del Centro Educativo Altra Casa che aiuta molti ragazzi, parla di uno di loro, seguito dalle elementari fino alle superiori, che ha interrotto il suo percorso per correre appresso, ahimè, “alle tradizioni di famiglia” perché, come abbiamo detto, così i soldi sono facili e arrivano subito.
Ciò che però mi ha colpito è soprattutto la riflessione di un’altra educatrice della Casa dei Cristallini, Gina Bonsangue; il merito del modello Sanità è proprio quello di essersi saputo insinuare nei vicoli, nelle strade e nei percorsi di vita di questo quartiere. L’essere una comunità, che non solo viene accettata, ma che addirittura viene rispettata dal resto della comunità, che vive in un altro modo, è il successo più grande. E’ toccante sapere che oggi ci sono ragazzi che possono liberamente scegliere di seguire un percorso alternativo all’illegalità, senza doversi vergognare di non saper tenere in mano una pistola o scippare una borsa.
Sicuramente don Antonio non ha fatto tutto da solo, sarebbe stato impossibile, ma il suo lavoro, e quello di chi lo ha sostenuto, ci fa capire che non bisogna arrendersi, anche laddove l’illegalità domina indisturbata. Don Antonio ha intuito che per trovare una soluzione non bisognava cercare lontano, ma che Napoli, e anche il rione Sanità, avevano la cultura, gli stimoli e le risorse per cambiare lo stato delle cose. E’ qui dove Caravaggio dipinse La flagellazione di Cristo, dove Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio (in arte Totò) mosse i suoi primi passi a teatro, dove è nata la musica tradizionale napoletana.
Ancora oggi questa tradizione continua con nuovi musicisti che hanno anche realizzato la colonna sonora del docu-film incidendo per l’etichetta discografica del Rione Sanità Apogeo. Così, il direttore dell’orchestra Sanitansamble Paolo Acunzio incoraggia così i suoi allievi:
Suonate per la gioia e il gusto di suonare
Donare senza aspettarsi nulla in cambio è la più grande ricompensa che una persona possa ricevere.
Sono sicuro di averti incuriosito e che, quando vedrai il documentario, capirai che basta un piccolo passo ogni giorno per cambiare le cose e per trasformare un semplice quartiere in qualcosa di più di un insieme di famiglie, una comunità che si confronta e che cresce insieme.