Finalmente, dopo tre anni di silenzio, torna Nanni Moretti con un documentario sul golpe cileno, che chiuderà la 36° edizione del Torino Film Festival, in programma dal 23 novembre al 1 dicembre 2018.
L’11 settembre è ormai entrato nell’immaginario comune come il giorno dell’attentato alle torri gemelle di New York, ma questa data ci riporta ad altri due giorni terribili. Andando a ritroso, il massacro di Sabra e Shatila, nel 1982, quando le Falangi Libanesi e l’Esercito del Libano del Sud, con la decisiva complicità dell’esercito israeliano, massacrarono più di 3000 civili palestinesi e sciiti libanesi, del tutto inermi, nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Shatila, a Beirut.
Nel 1973, il generale Augusto Pinochet, con la compiacenza e la connivenza degli Stati Uniti, che, allora, avevano in Kissinger la testa pensante, con un sanguinoso colpo di stato, mise fine al governo democratico di Salvador Allende e fece massacrare, nello stadio di Santiago del Cile, migliaia di cittadini fedeli al governo eletto democraticamente.
Cosa successe dopo lo racconta Nanni Moretti in questo film-documentario,
attraverso le interviste ai protagonisti e col supporto del materiale filmato dell’epoca. In particolare, ci si concentra sul ruolo che l’ambasciata italiana a Santiago svolse per dare rifugio e far espatriare centinaia di oppositori al regime. In effetti, in quegli anni, i profughi cileni che arrivarono in Italia furono numerosissimi (erano altri tempi, oggi li riconsegnerebbero a Pinochet per fargli completare l’opera); arrivò la musica andina, alcuni dei gruppi più importanti, come gli Inti Illimani, si stabilirono in Italia. Insomma, per una volta, il nostro si dimostrò un paese decente.
Questo argomento fa ben sperare, perché quello che gira Moretti poi accade veramente: il finale del Caimano, quando l’opinione pubblica si schiera con Berlusconi contro la magistratura, lo girò prima che questo evento sconcertante accadesse sul serio. Come pure il rifiuto del seggio pontificio in Habemus Papam anticipò le insolite dimissioni di Papa Ratzinger. Escludo che Nanni Moretti sia un veggente ma, sicuramente, è uno che sta attento. Le cose che sono nell’aria e che sfuggono ai più, lui le riconosce e le mette in scena. Perciò questo film sulla nazione che tende la mano a chi ne ha bisogno è un buon segno; anche se, attualmente, il nostro paese sembra in preda alla frenesia contraria. Noi lo prendiamo come un segnale che, anche se, apparentemente, i partiti razzisti ed escludenti sembrano godere di un gradimento costante e crescente, in realtà, non dureranno per molto e l’umanità e l’empatia non potranno che tornare a essere i naturali impulsi degli esseri umani.