(Uscito nelle sale nel 2024, nel momento in cui scrivo il film è al 1° posto dei più visti su Netflix).
Il 20 novembre 2012 Andrea Spazzacatena… vabbè, dai, lo sapete. Oggi avrebbe 27 anni, lui, Il ragazzo dai pantaloni rosa, nato da mamma Teresa un lontano venerdì di novembre del 1997.
La scena del parto, in incipit, il dolore di gioia di una vita che nasce. I genitori uniti e felici, prima delle tante discussioni, delle troppe incomprensioni.
E la voce fuoricampo di Andrea, presente da subito, aldilà che si fa cinema, che parla col senno di poi, troppo tardi per sé, ancora in tempo per altri.
La pellicola diretta da Margherita Ferri, forse, inizia come il ricordo di un idillio. Un’età dell’oro in cui le cose prendono presto una piega imprevista, ma con una certa qual serenità di fondo.
I litigi in famiglia, certo. Ma anche la curiosità per il mondo, le letture di Moby Dick, la brillantezza intellettuale, le capacità varie e assortite, a scuola, al pianoforte, al coro del papa. Insomma, lo sanno tutti, Andrea è uno bravo per davvero.
“Sì, bravo il cazzo“.
Uno squarcio, una frase. Il realismo sociale che bussa alle porte. Il bisogno di accettazione, ma anche la leggerezza di un ragazzino qualunque, un sorriso, una nota di colore tra un pomeriggio al cinema con Sara, l’amichetta della 3C, e una sessione di studio con Christian, bello e popolare, giovane Alain Delon dalla recitazione rivedibile.
E poi mamma Teresa, una intensa Claudia Pandolfi, amorevole e ingenua, con l’anacronistica melodia di Canta Ancora di Arisa a suggellare la complicità col figlio, oltre il film, oltre 15 anni trascorsi l’una accanto all’altro.
Il ragazzo dai pantaloni rosa, un diverso del 2012
Pare quasi Harry Potter, con quegli occhiali tondi, il personaggio interpretato da Samuele Carrino, magistrale nei panni del protagonista, grazioso e fuori posto allo stesso tempo, dalla vocalità rosa come i pantaloni, scoloriti (ma adorati) dopo un lavaggio sbagliato di mamma Teresa.
Un personaggio schiacciato dall’arrivo della pubertà, che lo trascina nei territori di una sessualità controcorrente, con tanto di approcci non opportuni al carismatico Christian, per l’occasione interpretato da Andrea Arru, la cui performance, come accennato, non è di certo all’altezza del phisique du rôle.
Un personaggio, ancora, che nelle fisiologiche immaturità adolescenziali sa financo essere meschino con Sara (interpretata da un’ottima Sara Ciocca), sempre per quel motivo, il bello di turno, con la litigata tra i due a lasciare sullo sfondo le discussioni cinefile su Jules e Jim, Titanic e Robert Pattinson.
E quindi le battutine che aumentano, un insulto velato alla volta, pian piano, con Christian sia garante che capo persecutore, in un crudele gioco di potere, dove Andrea subisce e dipende, nella impossibilità di allontanarsi realmente da quel rapporto tanto nefasto, fino all’acme dei pugni in faccia e della pubblica gogna.
Il resto è cronaca, con lo scempio di quella pagina Facebook che dà il titolo al film, che, con una riappropriazione semantica, dall’indicare un non luogo di violenza digitale è divenuto simbolo di denuncia ed emancipazione, 13 anni dopo il suicidio del giovane.
Ma la pellicola, in realtà, si vuol chiudere con l’ultimo momento felice di Andrea, il 15⁰ compleanno, festeggiato con l’ignara famiglia alle giostre, in una regressione infantile, quasi un ritorno alla favola di una sessualità troppo annacquata per pesare davvero e significare qualcosa, nel bene come nel male.
Un’opera, Il ragazzo dai pantaloni rosa, ovviamente drammatica, ma con la leggerezza e la vivacità della prima parte a rendere ancora più amara la seconda, tuttavia mai stucchevole, rischio che invece possono correre alcuni commenti al film, tra cui, nel caso, anche questa mia recensione di fine marzo.
Insomma, un’ora e 54 minuti da vedere tutti d’un fiato, con la sgradevole consapevolezza che, nel 2012, molti di noi saremmo stati inerti, se non ridenti, spettatori di quell’orrore contro un diverso.
Ho letto la vostra recensione al film in oggetto.
Dovreste semplicemente vergognarvi per ciò che avete scritto su un attore minorenne!
Christian, il bullo, cioè Andrea Arru è un attore professionista pluripremiato ed osannato dal pubblico e dalla critica (andate a leggervi cosa è scritto di lui su MYmovies o su Wikipedia).
Proprio per questo film e’, fra l’altro, candidato al David di Donatello (per la seconda volta fra l’altro) in questo caso come Miglior Attore Non Protagonista.
Ha ricevuto per la sua interpretazione che avete stroncato numerosi premi ed altri gli saranno consegnati a breve.
L’impressione è che si sia trattato di killeraggio per fare piacere a qualcuno.
VERGOGNA!!! Prendersela con un minorenne!!
È contro qualsiasi etica professionale!
Pessimi!!
Sign. Roberto
Sono la direttrice editoriale del settore cinema e voglio rispondere al suo commento, con cui a mio parere ha mosso accuse piuttosto esagerate e prive di fondamento. Il nostro redattore ha espresso un’opinione (e ribadisco opinione) sulla recitazione di Andrea senza né offendere né essere aggressivo, e soprattutto senza sminuire il suo ruolo di attore. Lei ha reagito accusandoci di non avere etica professionale, che Andrea è un minore (e quindi? Non si possono esprimere pareri nei confronti dei minori?), di avere “mandanti” per denigrare Andrea. Tutti argomenti che lei ha dedotto dalla semplice frase “la cui performance, come accennato, non è di certo all’altezza del phisique di role”. Posso comprendere che dia fastidio una critica, si può discutere su opinioni diverse, ma da qui ad accusare un’intera redazione di mancanza di serietà credo che ci sia una bella differenza. Mi dispiace che abbia messo il discorso sul piano de “siete brutti e cattivi e non sapete fare il vostro lavoro” invece di argomentare le sue motivazioni, da cui ne sarebbe potuta uscire una discussione interessante.
Sig.a Lara,
rispondo alla sua punto per punto:
1) sono le valutazioni espresse dal redattore William Camanzo a risultare del tutto prive di qualsiasi motivazione, testualmente: “Christian, bello e popolare, giovane Alain Delon dalla recitazione rivedibile” ed ancora: “Christian, per l’occasione interpretato da Andrea Arru, la cui performance, come accennato, non è di certo all’altezza del phisique du role.”
Giudizi severissimi buttati lì del tutto gratuitamente, senza fornire alcuna motivazione. In quali scene sarebbe risultato non adeguato al ruolo? Cosa avrebbe invece dovuto caratterizzare la sua performance? In quali scene, in particolare, non ha convinto?
Tutti gli altri attori principali, ragazzi e non, sono osannati (e concordo pienamente con questa valutazione, non a caso il film ha riscosso il successo che sappiamo), mentre ci si accanisce solo ed esclusivamente sul ruolo di Christian. Mi pare del tutto lecito e conseguente chiedersi perché proprio ed esclusivamente lui no? Quale malanimo ha mosso chi scriveva?
2) Veniamo all’aspetto etico/deontologico: quando si parla di minori occorre sempre pesare le parole ed usare particolare delicatezza, essendo soggetti legalmente tutelati e verso i quali si dovrebbe avere tatto e sensibilità. E’ un film contro il bullismo. Non è paradossale che venga scelto un ragazzo a caso e venga messo alla gogna (mi verrebbe da dire “bullizzato”) da un adulto? Si possono esprimere ovviamente tutte le valutazioni che si desiderano, la critica è e deve essere libera (che non significa priva di regole), ma la deontologia del vostro lavoro, prima ancora dell’etica dei valori, dovrebbe sempre guidare chi descrive il lavoro svolto da un soggetto minore;
3) il grado di etica e di correttezza del vostro operare è poi resa del tutto evidente da un aspetto che lei ha del tutto omesso di scrivere: cosa ne pensa della frase diffamatoria pubblicata online sul vostro sito sotto la voce “Bad Stuff” nei miei confronti (citandomi per nome e cognome) e che è stata poi, in un momento di resipiscenza, cancellata? Forse ha ragione, ci sarà modo di discuterne comodamente nella sede competente a seguito di documentato esposto querela che sta per essere depositato presso la competente Procura della Repubblica, anche ai fini risarcitori.
Distinti saluti