Il punto di rugiada; Regia: Marco Risi; Soggetto: Marco Risi, Riccardo De Torrebruna, Francesco Frangipane, Enrico Galiano; Sceneggiatura: Marco Risi, Riccardo De Torrebruna, Francesco Frangipane; Fotografia: Michele Paradisi; Scenografia: Elio Maiello; Costumi: Alfonsina Lettieri; Musiche: Leandro Piccioni; Casting: Stefania Valestro; Montaggio: Luigi Mearelli; Suono presa diretta: Gianfranco Tortora; Organizzatore: Elia Mazzoni; Produttore esecutivo: Attilio Moro; Produttori: Domenico Procacci e Laura Paolucci.
Interpreti: Massimo De Francovich (Dino Rimoldi), Luigi Diberti (Federico), Eros Pagni (Pietro), Alessandro Fella (Carlo Guerra), Roberto Gudese (Manuel), Lucia Rossi (Luisa), Elena Cotta (Livia), Valerio Binasco (Dario), Ariella Reggio (Lina), Erica Blanc (Antonella), Bruno Noris (Chicco), Maurizio Micheli (Pasquale), Libero Sansavini (Gicomino), Gloria Coco (Adelina Bertazzoni), Cristina Noci (Anita Bertazzoni), Palia Pavese (Giovannona), Emilio Dino Conti (Pierluigi), Giovanni Pastorenzi (Giovanni). Produzione: Fandango con Rai Cinema; Distribuzione: Fandango; realizzato con il sostegno Regione Lazio; Durata: 113 minuti.
Il punto di rugiada, la trama
Carlo (Alessandro Fella), un ragazzo ricco e viziato, una notte, sotto i fumi dell’alcol e di altro, provoca un grave incidente d’auto nel quale viene sfregiata a vita una ragazza che era in macchina con lui. Per questo viene condannato a scontare un anno di lavori socialmente utili in una casa di riposo per anziani: Villa Bianca. Insieme a lui arriva anche Manuel (Roberto Gudese), un giovane spacciatore.
I due si trovano costretti a una disciplina alla quale non erano per niente abituati, sotto gli occhi del direttore (Enzo Paci) e soprattutto di una capo infermiera (Lucia Rossi) che dovrebbe favorirne l’inserimento nella struttura e invece si rende conto, almeno all’inizio, che i due vorrebbero soltanto far passare in fretta il tempo del castigo. Li guiderà in un mondo senza età dove condivisione, conforto e accoglienza cambieranno per sempre il loro sguardo sul mondo e sulla vita.
Recensione
“A chi dirò la mia tristezza?”. Se lo domanda più volte il vetturino del racconto La malinconia di Čechov. Si aggira per la città soffrendo in silenzio, e alla fine si confessa con l’unico animale che lo accompagna... Una riflessione sulla solitudine, sull’incomunicabilità, e non a caso viene citato in Il punto di rugiada di Marco Risi, un film nostalgico, pieno d’amore. Si riesce a percepire pienamente la nostalgia negli ospiti della Villa per gli anni passati. Lo si avverte in quello che dicono e vivono, nei loro volti, nei loro movimenti.
Un racconto sospeso tra il dolore e il sorriso. Risi infonde tenerezza alla narrazione, culla i suoi personaggi, trasmette una profonda empatia, che si lega a un progetto venuto da lontano. La storia toccante tra due mondi che si incontrano, al di là dell’età. Il crepuscolo della vita.
Lontano dai fasti di un passato cinematografico fatto di grande cinema civile (Il muro di gomma, Mery per sempre, Fortapàsc) Marco Risi sceglie una storia di provincia nella quale due generazioni profondamente lontane si incontrano e si contaminano. Una piccola storia di provincia e un racconto di formazione giovanile solo all’apparenza perché la vicenda ha uno sguardo più ampio e universale.
La vita della RSA è un microcosmo fatto di umanità variegate basato su una rete di relazioni che saranno di lì a poco spazzate via da eventi imponderabili. Una favola ambientata ai giorni nostri, nell’arco temporale che copre quattro stagioni, dall’estate del 2018 fino ad arrivare allo scoppio della pandemia nella primavera del 2020, in cui ogni personaggio sembra essere finito all’interno del medesimo luogo per redimersi dal proprio passato. La narrazione è perciò scandita tramite una suddivisione temporale in stagioni.
Marco Risi realizza una vicenda di confine, ambientata in un limbo, in una fase di passaggio, proprio come indica il titolo: il punto di rugiada, ovvero un momento di cambio di temperatura: quando si raggiunge una certa gradazione (e questo può portare meteorologicamente anche a una nevicata). L’umidità e il freddo dell’aria si scontra con il tepore e il calore della terra dando vita a un fenomeno particolarmente temuto dai piloti degli aerei perché è possibile che si formi del ghiaccio sulle ali.
Uno scontro, nel caso del film, tra il vecchio e il nuovo, dove però non è detto che il caldo sia per forza il nuovo; lo si può intendere anche come il passaggio dal prima al dopo, da quello che era a quello che è, il passato e il futuro, gli anziani e i giovani. Nella sequenza della nevicata, dove tutti ritornano bambini, fra l’altro, lo stesso Risi ha chiesto a Eros Pagni di fare una cosa che faceva Vittorio Gassman tutte le volte che si trovava sulla neve: la pipì, per vedere il formarsi di quei buchini gialli e il fumo che viene su… Gli ricordava con una gioia indescrivibile l’epoca in cui era piccolo.
Uno dei personaggi che rimangono più a cuore, è certamente quello di Dino: poco tempo dopo essere arrivato nella “casa” Carlo conosce proprio lui: sarcastico, scorbutico, cinico ma anche attento e stimolante.
All’inizio c’è una sorta di conflitto fra i due ma in Dino cresce una certa dose di curiosità perché intuisce in Carlo alcune qualità probabilmente ignote anche al ragazzo stesso, qualità che potrebbero tornargli utili per quel progetto che ha in mente.
Nel personaggio di questo anziano, Marco Risi ha trasferito molti dati caratteriali di suo padre Dino, ma anche oggetti fisici, come racconta lui stesso: per esempio il bastone che usa in scena, come anche la penna stilografica che si vede in scena con le sue iniziali D.R. incise e l’album di ritagli fotografici degli anni ’70 che Carlo sfoglia quando entra nella sua stanza.
Oltre a momenti delicati di fotografia in cui la camera si sofferma paziente sui volti e le espressioni degli anziani, il film vanta di avere come curatore delle musiche Leandro Piccioni, musicista, direttore d’orchestra, compositore di colonne sonore per film scomparso nel maggio 2023, che ha lavorato anche in stretta collaborazione con Ennio Morricone.
Il punto di rugiada è un film che preferisce parlare per immagini, per frasi non dette, in cui talvolta i momenti più “poetici” sono rovinati in qualche modo dalla presenza di scene imbarazzanti e ridicole. Alla fine i veri protagonisti sono le persone anziane le quali, anche se davanti alla camera si ritrovano a non dire niente per paura di essere di troppo, senza accorgersene, comunicano in egual modo tramite il loro sguardo intenso e saggio.
Infine, il tocco di classe: le canzoni, che cantiamo e rimangono in mente anche dopo il film (Un bacio a mezzanotte, E la chiamano estate, Stasera mi butto)… Sembra risuonare senza sosta Riderà. Come un carillon che non si ferma più, un eco lontano eppure lì dentro movimenta un ballo che è uno dei momenti più intensi del film. Il punto di rugiada è il Primo amore di Marco Risi: quando Dino l’ha realizzato aveva 72 anni, la stessa età che ha Marco oggi. Il punto di rugiada: un film da vedere e rivedere, perché ti avvolge, come quell’abbraccio desiderato da sempre.