Una storia vera sulla nascita del primo dizionario inglese e sull’amicizia e la collaborazione tra un lessicografo scozzese e un medico di guerra americano all’inseguimento di un sogno che sembra irrealizzabile
Il professore e il pazzo è tratto da un saggio di Simon Winchester sul quale Mel Gibson ha posato gli occhi a metà degli anni ’90 proponendosi da subito come regista per una trasposizione cinematografica che poi, tra un problema e l’altro è stata rimandata fino al 2016, anno di inizio delle riprese, che hanno portato l’uscita del film nelle sale agli inizi di questo 2019. Ben tre anni di lavoro, se escludiamo tutto il periodo di pre-produzione, e un budget di spesa che supera i 25 milioni di dollari, per un film interpretato da due mostri sacri come Mel Gibson (Signs, Il Patriota) e Sean Penn (Io mi chiamo Sam, This Must Be The Place) e diretto da P. B. Shemran, in passato già collaboratore dello stesso Gibson, che lo aveva scelto come sceneggiatore per il suo Apocalypto.
Il film racconta la storia vera di James Murray e William Chester Minor. Il primo, un lessicografo inglese, autodidatta, con il sogno di realizzare il primo dizionario d’Inghilterra, che poi sarebbe stato noto a tutti come Oxford English Dictionary, nel quale dovevano comparire tutti i vocaboli esistenti al momento, l’origine della loro nascita e ovviamente la definizione. Un progetto da realizzare in un tempo massimo di dieci anni e pensato per essere pubblicato in quattro volumi. Il secondo, un medico di guerra, affetto da una grave forma di schizofrenia che lo ha portato, durante una crisi, a compiere un omicidio ai danni di un uomo innocente, marito di una donna rimasta improvvisamente vedova e con ben sei figli da sfamare. Rinchiuso in un istituto psichiatrico, il suo unico conforto dai sensi di colpa sono i libri, grazie ai quali, venuto a conoscenza del progetto di Murray, collabora inviandogli centinaia di vocaboli che il team del professore non è stato in grado di identificare. I due intraprendono così un’amicizia e una collaborazione epistolare che li porterà ad aiutarsi a vicenda e si conosceranno dal vivo quando Murray deciderà di incontrare Minor direttamente nell’ospedale psichiatrico in cui è ricoverato, scoprendo una persona fragile e complessa, ma dalle impressionanti capacità e conoscenze.
L’assassino inoltre incontrerà più volte la vedova dell’uomo a cui ha tolto la vita, a causa della sua stessa malattia, invocando il suo perdono e donandole tutti gli averi di una vita pur di ottenerlo. La stessa dovrà capire se quell’uomo sta cercando di redimersi o se in lui c’è qualcosa in più rispetto al freddo assassino, accecato dalla pazzia, che ha conosciuto sull’uscio di casa in una terribile notte di fine ‘800.
Indubbiamente la storia di Minor e Murray è interessante e poco conosciuta e in questo film è raccontata in maniera così scorrevole e mai banale da risultare davvero entusiasmante, per quanto drammaticamente reale. Alcune scene, sopratutto quelle riguardanti i trattamenti riservati a Minor, durante la sua permanenza nel dipartimento psichiatrico, sono davvero difficili da vedere senza provare pietà e compassione per un uomo convinto di essere perseguitato a causa di una terribile malattia mentale con il quale ha dovuto realmente convivere per tutta la vita. Le scene si susseguono in maniera altalenante, facendo risaltare una fotografia che rispecchia le realtà psicologiche dei due protagonisti. Murray coltiva il suo sogno in un ufficio costruito appositamente, luminoso e caldo, circondato dagli affetti della moglie, che nonostante le difficoltà, lo spinge a concludere il suo progetto e dall’allegria dei figli che gli da la forza per continuare. Minor nella sua stanza d’ospedale, dapprima fredda e buia, e poi accogliente e colorata grazie alle centinaia di libri che la arredano, rispecchia l’andamento altalenante della sua patologia. Un uomo dapprima gentile e tranquillo, diventa improvvisamente teso, impaurito e violento, nella maniera tipica di una persona affetta dalla cosiddetta “doppia personalità”.
I due attori principali de Il Professore e il Pazzo reggono la scena in maniera eccellente, in particolar modo Sean Penn, che in ruoli simili, come quello della stralunata rockstar di This Must Be The Place di Paolo Sorrentino, o del padre amorevole affetto da un ritardo mentale in Mi Chiamo Sam, che nel 2001 gli è valso una nomination all’Oscar, ha sempre saputo dare il meglio di se, catturando l’attenzione e spesso oscurando le performance degli altri attori, seppur talentuosi come Mel Gibson o Natalie Dormer (Hunger Games, Il trono di Spade) che interpreta Eliza Merrett, vedova dell’uomo ucciso da Minor. Il cast si arricchisce inoltre di altri importanti presenze, tra le quali quella di Steve Coogan, presto in sala anche nel ruolo di Stan Laurel, nel film Stanlio & Ollio assieme a John C. Reilly, e Ioan Gruffud, l’ex Mr. Fantastic de I Fantastici 4.
La regia di P. B. Shemran è lineare e pulita, in un’ambientazione perfettamente curata dell’Inghilterra vittoriana. Il film risulta scorrevole e mai noioso. Si desidererà sapere come i protagonisti riusciranno a trovare in tempo tutti le definizioni necessarie per lo sviluppo dell’opera, se la vedova Merrett riuscirà infine a perdonare il suo assassino e come proseguirà l’amicizia fra i due uomini che si conosceranno proprio all’interno del manicomio. Tutte domande che avranno risposta, nulla viene lasciato in sospeso e il regista ha pensato bene di aggiungere dei fatti proprio relativi alla produzione di quello che è poi diventato il dizionario ufficiale del Regno Unito e uno dei più importanti e riconosciuti al mondo.