Dal 1° febbraio sulle principali piattaforme on demand (Sky Primafila, Google Play, Infinity, Apple tv, Chili, Rakuten Tv, The Film Club e Io resto in Sala), sarà disponibile Glassboy, film per ragazzi diretto dal regista e sceneggiatore Samuele Rossi, liberamente ispirato al romanzo Premio Andersen Il Bambino di Vetro di Fabrizio Silei.
Noi di I Crew Play Cinema e serie TV abbiamo assistito alla presentazione stampa tenutasi lo scorso 19 Gennaio in modalità telematica alla presenza del regista e del cast al completo e abbiamo visto in anteprima il film per voi.
La conferenza stampa
In questo momento così difficile e complicato per tutti, uno dei settori che più degli altri sta patendo la carenza di socializzazione e condivisione, è proprio quello cinematografico.
Ci hanno tenuto a sottolinearlo sia il produttore Emanuele Nespeca, che il regista Samuele Rossi, il quale si è detto molto addolorato per questa situazione e in particolare per le modalità in cui la pellicola sarà presentata; si è speso davvero tanto per la realizzazione di questo “sogno”:
“il 27 dicembre 2014 ho letto per la prima volta il libro, da lì il sogno e la volontà di portare in scena un genere particolare che fa parlare i bambini… il film sta uscendo in digitale e questo ci provoca dolore… l’incertezza sulla riapertura delle sale purtroppo ci ha costretto a questa scelta”
Il discorso del genere cinematografico in questione infatti, il cinema per ragazzi, sta molto a cuore al regista toscano, che ha tenuto a sottolineare come il cinema per ragazzi, al pari degli altri, sia un genere altrettanto meritevole di attenzione e interesse, da parte di tutte le fasce d’età.
Glassboy infatti, affronta tematiche non solo attuali, ma tremendamente nostre, di tutti, come la fragilità, la volontà di reagire, e la paura di soffrire ma non solo.
Da tutti gli attori presenti alla conferenza è stato anche evidenziato come il film, pur essendo stato girato pre-pandemia, sia stato in realtà incredibilmente profetico riguardo al periodo che stiamo vivendo.
Pino infatti, è costretto a crescere in casa perché malato e a guardare il mondo da una finestra, proprio come i nostri ragazzi, vittime della pandemia, lo scrutano e lo osservo attraverso il monitor di un pc.
“È un film che parla all’oggi”
– ha spiegato il regista –
“che interpreta il disagio che i bambini stanno vivendo, il dramma della separazione e dell’isolamento. Mai avremmo immaginato di vivere questi tempi di costrizione. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i più piccoli a cui, in questi mesi, è stato negato il gioco, la scuola e la socialità. Credo che Glassboy ricordi che, in fondo, tutti i ragazzi si sentono un po’ come il protagonista, Pino, cioè fragili, non accettati. E lo stesso vale anche per i genitori, obbligati a vivere le stesse ansie, speranze e aspettative”.
Elegantissima e sempre sul pezzo l’intramontabile Loretta Goggi la quale ha dichiarato che, pur essendo nuova al ruolo della nonna “malefica” (la sua ultima partecipazione nel film Ritorno al crimine, di Massimiliano Bruno, in attesa di uscita), ammette di essersi molto divertita instaurando un ottimo rapporto con i ragazzi e di essere rimasta molto colpita dalle attenzioni di Samuele Rossi
“durante le riprese dava importanza anche ai colori dei vestiti che indossavo, ce l’ho messa tutta per essere una nonna un po’ dispotica”
Samuele Rossi, lo ricordiamo, dopo la sua attività di documentarista (La memoria degli ultimi, Indro. L’uomo che scriveva sull’acqua) e il suo primo lungometraggio di finzione, La strada verso casa, va a esplorare il terreno molto poco battuto in Italia del cinema di genere, dedicato all’infanzia, che nella storia del cinema internazionale ha visto la realizzazione di veri capolavori, d’animazione o in live action, per la maggior parte trasposizione di grandi classici della letteratura.
La trama
Glassboy racconta la storia di Pino, un ragazzino malato e fragile, che vive chiuso nella propria stanza, senza poter avere amici o poter andare a scuola, che grazie ad una serie fortuita di avvenimenti riuscirà ad entrare a far parte degli “Snerd”, piccola band di suoi coetanei.
Amato da genitori apprensivi e oppresso dalle eccessive preoccupazioni della nonna (che ha perso il marito a causa della sua stessa malattia) e dal burbero precettore, una volta superata la paura di affrontare il mondo oltre la propria cameretta, Pino riuscirà finalmente a trovare la sua strada grazie all’aiuto e all’affetto dei suoi amici.
Il film è giocato su un doppio registro, della realtà e della fiaba, raccontando una storia nella quale il pubblico si possa riconoscere, ambientata nella contemporaneità, ma portando al tempo stesso lo spettatore sul piano del fantastico. E a vincere, come nelle più belle fiabe a lieto fine, saranno la libertà e l’amicizia.
Cast e riconoscimenti
Nel cast oltre a Loretta Goggi nel ruolo di una apprensiva e dispotica nonna, troviamo anche Giorgia Wurth, Massimo De Lorenzo, Giorgio Colangeli, David Paryla e il giovanissimo Andrea Arru nei panni del protagonista Pino, insieme ai bambini Rosa Barbolini (Mavi), Stefano Trapuzzano (Ciccio), Gabriel Mannozzi De Cristofaro (Domenico), Mia Pomelari (Mei Ming).
Dopo essersi aggiudicato il premio ECFA come Miglior Film Europeo per Ragazzi al PÖFF | Tallinn Black Nights Film Festival e dopo la recente partecipazione alla winter edition del 50/mo Giffoni, dove è stato presentato in anteprima nazionale come unica opera italiana in concorso, incantando la giovane giuria del festival, Glassboy, distribuito da Solaria Film in collaborazione con Minerva Pictures, proseguirà inoltre il suo percorso festivaliero in Sud America, dove è stato selezionato nel concorso ufficiale del FICAIJ, il Festival Internazionale del Cinema e dell’Audiovisivo per Bambini e Giovani, una delle più importanti vetrine per la formazione audiovisiva del pubblico giovane, e farà parte della short list per aggiudicarsi il premio come miglior film Europeo per ragazzi 2020.
Riflessioni e non solo
“…tutto quello che non ti ha dato la sorte, te lo darà lo studio”
Sono rimasta molto colpita da questa frase che racchiude concetti forti e contrastanti.
Salute e malattia, possibilità e negazioni, rassegnazione e voglia di rivincita.
Pino è solo un ragazzino, ma ha un anima e conduce una vita da ottantenne, o almeno così vorrebbero la sua perfida nonna e sua manipolabile madre (Giorgia Wurth).
La storia ci insegna però che spesso, dietro una grande paura, c’è un grande dolore e questa storia non è da meno.
– “mio padre aveva la stessa malattia di Pino e conosco bene di cosa parliamo… non voglio che lui soffra.”
– “Stai parlando di te o di Pino”
Pino è un bambino molto amato e proprio per questo molto protetto, ma ad un certo punto scatta qualcosa, e si ribella a quel mondo fatto non solo d’amore, ma anche di tante rinunce e negazioni.
“io non sono una macchina”
Per Pino non è certamente facile, sente il peso della malattia (che fra l’altro non ha un nome, Pino infatti è malato di emofilia, mai esplicitamente nominata) e si sente spesso responsabile della sofferenza e delle preoccupazioni che derivano dalla sua condizione
“Pino non torna ed esce di scena, meglio per tutti, fine”
Ad un certo punto però, scopre un sentimento nuovo, l’amicizia, che ha il potere di ammorbidire i cuori, anche quelli più cupi e induriti dalla vita, e di rendere possibile l’impossibile; e così anche la scuola diviene qualcosa di unico e speciale.
“…esultare perché si va a scuola? Roba da matti”
Riferimenti e conclusioni
Durante tutta la storia, tanti sono i rimandi a storie del passato.
Nel personaggio di Pino, malato e circondato da adulti che cercano in tutti i modi di proteggerlo dal mondo esterno, per paura di soffrire loro stessi, vediamo Colin, il bambino pallido ed emaciato de Il giardino segreto; in quel gruppo di ragazzini urlanti rivediamo tanto banda de I Goonies, quanto il gruppo sgangherato de I ragazzi della via Pal e persino un rimando a E.T l’extra-terrestre di Steven Spielberg è ravvisabile nella scena in cui gli Snerd tornano a casa in bicicletta con il tramonto che gli fa da sfondo.
Come ha affermato lo stesso regista infatti
“Glassboy si pone nel solco della cinematografia internazionale per ragazzi costellata da grandi classici del genere, da I ragazzi della via Pal, a Pippi Calzelunghe, fino a La guerra dei bottoni: grandi successi che in comune con il nuovo film in uscita hanno il racconto della fragilità e delle paure di chi si affaccia alla vita, dei più piccoli, che devono trovare il coraggio per affermare il proprio posto nel mondo e ci riusciranno nei più disparati modi.”
Apprezzabili anche i momenti in cui realtà e fantasia si fondono, e fanno sì che una stanza si trasformi in una galassia di stelle in uno spazio infinito; così come il ruolo giocato dall’acqua, visto come elemento di protezione, una sorta di grembo materno nel quale Pino si ritrova ogni volta che si sente male.
Il film raccoglie il testimone dei grandi classici del cinema per ragazzi e dimostra di averne la stoffa.
Glassboy si presenta come una storia ben costruita, con degli sviluppi inaspettati; una storia che non parla solo di malattia e di emarginazione come si potrebbe inizialmente immaginare, ma di amicizia, solidarietà e di profonda unione.
“…abbiamo superato ogni logica”
Dice alla l’arcigna nonna mentre il cuore le si sta per sciogliere, e forse è davvero così.
Nel complesso Glassboy si presenta un buon prodotto, gradevole e ben orchestrato e adatto ad un pubblico di ogni età.
I temi affrontati, le sfaccettature caratteriali dei personaggi e le riflessioni che ne scaturiscono infatti, sono molteplici e ognuno di noi potrebbe identificarsi nel vissuto di Pino o della nonna o della giovane Mavi, la capobanda che per tutto il film, badate bene, scambierete per un maschio ma in realtà è una bambina, con la sua storia.
Gli abbracci finali sono una delle cose che restano più impresse in tutta la storia, in un periodo in cui ne sentiamo tanto la mancanza.
Avere una vita da vivere, in fondo, è la cosa più importante, “porca paletta”.