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Il diritto di opporsi, la nostra recensione (ANTEPRIMA)

Laura Mecozzi 5 anni fa Commenta! 5
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Il 30 gennaio 2020 arriverà al cinema il nuovo film di Destin Daniel Cretton, già autore de Il castello di vetro e Short Term 12. Un dramma che porta sul grande schermo una storia ancora importante ai giorni nostri i cui protasonisti sono Michael B. Jordan, Jamie Foxx e Brie Larson. Destin Daniel Cretton, oltre alla regia, si è anche occupato della sceneggiatura che ha co-scritto, tratta dal best-seller ad opera di Bryan Stevenson. Il diritto di opporsi

Il diritto di opporsi è tratto da una storia vera, quella del giovane avvocato Bryan Stevenson (Jordan) e della sua storica battaglia alla ricerca di una giustizia. Laureato ad Harvard, Bryan avrebbe potuto scegliere lavori più semplici e sicuramente più redditizi, decide però di andare in Alabama, un territorio del sud apparentemente lontano dall’epoca dei linciaggi, ma che in verità li ha solo commutati in sentenze sommarie ed accuse senza nessuna prova. Bryan va in Alabama per difendere quelle persone condannate ingiustamente, senza una rappresentanza adeguata, e lo fa avendo come sostegno l’attivista Eva Ansley (Larson). Uno dei primi casi che lo ha coinvolto, e sicuramente il più controverso, è stato quello di Walter McMillian (Foxx), condannato a morte per l’omicidio di una ragazza di 18 anni, nonostante la presenza di numerose prove che dicono che non è stato lui a fare questo crimine, viene incastrato per la testimonianza di un altro criminale con un buon motivo per mentire. Per anni Bryan combatterà contro manovre legali e una politica a dir poco razzista per portare alla luce la verità che agli occhi di chi conosceva Walter era già ben chiara.

Perché secondo noi è un film da non perdere

Il diritto di opporsi parla di una società, quella dei paesi del sud degli Stati Uniti, dove il colore della pelle poteva essere un peso nella bilancia molto forte per stabilire l’innocenza o la colpevolezza di una persona, a volte anche più delle prove stesse. L’essere un afroamericano per gli occhi di alcune persone era già una sentenza di colpevolezza certa, è quello che succede a Walter McMillian, accusato volutamente dell’omicidio irrisolto di una diciottenne e per questo condannato alla pena capitale. La storia si ripete, e anche l’ingiustizia che stiamo vedendo sullo schermo, purtroppo per noi non è una novità. La condanna avviene proprio nel paese dove l’autrice Harper Lee aveva tentato di portare la luce della speranza scrivendo il suo romanzo di successo, Il buio oltre la siepe  e la cosa viene più volte ricordata da Destin Daniel Cretton nel film.
Lontano da essere un legal-drama, dai ritmi serrati e frenetici, Il diritto di opporsi evita anche di circoscrivere le relazioni che possiamo vedere a quella tra avvocato ed imputato. Destin Daniel Cretton  fa una regia più rigorosa e classica, volendo celare la telecamera dando maggior spazio alla storia. Un linguaggio che in questa particolare tipologia di cinema è sicuramente meno scontata e prevedibile.
Cretton mette in primo piano la lotta per un’uguaglianza in posti dove il razzismo viene negato ma non accantonato. Lo fa però con modo pacato, seguendo le vicende giuridiche di una singola persona e facendo vedere così il mondo che la circonda.

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Il diritto di opporsi ha prima di tutti un’importanza sociale: dando luce a una vicenda che probabilmente sarebbe rimasta poco nota, a l’intento di sconvolgere le persone, farle ragionare e lanciare così un messaggio forte e chiaro. Un messaggio che riesce a passare in maniera così nitida anche grazie alla regia senza troppi fronzoli di Cretton.

Il diritto di opporsi

Il film è distribuito dalla Warner Bros. Pictures ed uscirà nelle sale italiane domani, 30 gennaio 2020.

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