Dal 12 aprile, Il Cratere, film di Silvia Luzi e Luca Bellino, apprezzato a Venezia e premio speciale della giuria a Tokyo
Il Cratere è un film molto discusso e molto ambiguo, che rompe la quarta parete in un modo così efficace da intrigare e rendere protagonista lo spettatore stesso. La regista così ne parla: “La scelta che abbiamo fatto, un po’ folle, era per restituire ancora di più quel cortocircuito tra realtà e finzione. Volevamo che lo spettatore guardando dicesse: ma è tutto vero o tutto finto?“.
La trama è sicuramente interessante, ma ancor di più lo sono altri aspetti legati alla storia
Rosario, uno zingaro che mette in palio peluche alle fiere di paese, ha una figlia, Sharon, con un grande talento canoro. Così, immagina di sfruttare le doti della figlia per una sorta di rivincita sociale. La cosa diventerà un’ossessione per il padre che si trasformerà nel classico padre-padrone.
“Il risultato del film è stata una sorpresa anche per noi” dice il regista Bellino “perché abbiamo sperimentato in tante direzioni“
Infatti, i due protagonisti non sono professionisti e, cosa curiosa, Rosario e Sharon Caroccia sono veramente padre e figlia, Sharon ha veramente una voce spettacolare (si è presentata quest’anno a San Remo Young) e la casa nella quale viene girato il film è veramente la loro casa. Se aggiungiamo che Rosario è accreditato anche come co-sceneggiatore, possiamo ipotizzare un film in bilico fra cinema e documentario, ambientato da qualche parte fra Napoli e Caserta.
I due registi hanno una grande esperienza come autori di documentari di un notevole spessore sociale
Hanno, infatti, alle spalle tre opere documentarie: La Minaccia, che presenta il Venezuela di Chavez, Dell’arte della guerra, documentario sulle lotte degli operai dell’Innse di Milano e The Pray, sulla pedofilia nella Chiesa Cattolica. Stavolta, con questo ibrido, percorrono una strada estremamente interessante che, se seguita anche da altri, potrebbe dar vita a un genere originale con ottimi prodotti artistici.
L’intento dei due giovani registi è dichiaratamente politico: “Il successo di Sharon come cantante neomelodica è per Rosario, gitano che nelle feste di paese regala un peluche a chi pesca il numero vincente, una rivincita, una chiave per ribellarsi. Quello di Rosario è un odio ancestrale verso i ricchi e nella sorta di lotta di classe del protagonista è forte l’idea che ribellarsi sia necessario“.