Il colore viola; Regia: Blitz Bazawule; Sceneggiatura: Marcus Gardley; Fotografia: Dan Laustsen; Montaggio: Jon Poll; Musiche: Kris Bowers; Interpreti: Aunjanue Ellis-Taylor, Ciara, Colman Domingo, Corey Hawkins, Danielle Brooks, David Alan Grier, Deon Cole, Elizabeth Marvel, Fantasia Barrino, H.E.R., Halle Bailey, Jon Batiste, Louis Gossett Jr., Phylicia Pearl Mpasi, Stephen Hill, Tamela Mann, Taraji P. Henson, Whoopi Goldberg; Distribuzione: Warner Bros.; Produzione: Amblin Entertainment, Domain Entertainment, OW Films, Quincy Jones Productions, SGS Pictures; Durata: 141 minuti.
Il colore viola, la trama
1909, Georgia, Stati Uniti d’America, l’adolescente afroamericana orfana di madre Celie vive con la sorella Nettie e il padre Alfonso, uomo alcolizzato e violento verso le figlie. Il padre ha svariati rapporti incestuosi con Celie, abusandone sessualmente, sino a metterla incinta due volte. Quando Celie partorisce il secondogenito, Alfonso le porta via il bambino, come accaduto con la prima figlia.
Dopo il parto costringe Celine sposare un contadino locale, padre di tre figli, Albert “Mister” Johnson, anch’egli violento e con problemi di alcolismo. Nello stesso periodo Alfonso cerca di molestare Nettie, tuttavia lei fugge e si trasferisce nella fattoria della sorella e Mister, finché quest’ultimo non l’esilia quando respinge il tentativo di un rapporto sessuale con lui. Nettie promette di scrivere a Celie ogni giorno prima di partire, per mantenere un contatto tra sorelle…
La recensione
Dalla sceneggiatura di Marcus Gardley, vincitore del WGA Award per Maid, basata sull’omonimo romanzo di Alice Walker e sul musical teatrale di Marsha Norman, il film è del 2023, ma uscito nelle sale italiane da pochi giorni, è diretto da Blitz Bazawule. Seconda trasposizione cinematografica (la prima risale al 1985 con la regia di Steven Spielberg) dell’omonimo romanzo della scrittrice premiata con il Pulitzer (proprio per questo suo lavoro) Alice Walker. Spielberg che torna come produttore insieme a Oprah Winfrey insieme ad altre figure iconiche come Scott Sanders e Quincy Jones.
Il colore viola è un’audace rivisitazione in chiave musical dell’amato classico. Più leggero, contemporaneo, ci porta dentro una storia di amicizia e fratellanza tra donne di colore che condividono un legame indissolubile e che forgeranno la propria identità trovandosi a contrastare le avversità del Sud America rurale, nella Georgia segregazionista dell’inizio del XX secolo.
Nel libro, Alice Walker racconta la storia di Celie nell’arco di trent’anni, sotto forma di romanzo epistolare, attraverso le lettere che la povera ragazza afro-americana, nella Georgia dei primi del Novecento, prima scrive a Dio, raccontandogli le proprie sofferenze, in seguito alla sorella minore Nettie. Il colore viola fa riferimento alla trasformazione spirituale attraversata da Celie durante la sua vita. Nel film è la volitiva Shrug, mentre passeggia con lei, a dirle con chiarezza: “Io credo che Dio si incazzi se tu di fronte al colore viola di un campo di fiori neanche te ne accorgi”.
Saper vedere questo, significa avere consapevolezza delle cose belle che ci circondano, apprezzare quello che abbiamo. Tradizionalmente il viola è considerato il colore della spiritualità, del mistero, della magia e della metamorfosi e simboleggia anche la ricchezza, non necessariamente materiale. Le donne sono le protagoniste, in tutto e per tutto. Taraji P. Henson, candidata agli Oscar come migliore attrice non protagonista, nel ruolo di una cantante blues molto sensuale ovvero Shung Avery, Danielle Brooks nei panni di Sofia, una donna che combatte il patriarcato con tutte le sue forze, e le brave Halle Bailey (La Sirenetta nel live-action della Disney).
Razzismo, violenza di genere, sessualità femminile, questi i grandi temi della saga familiare, a prescindere dalle declinazioni, sempre attuale. Una storia di redenzione permeata dall’aspetto spirituale e pervasa da un Dio che: “non è vanitoso, ma che vuole condividere le cose belle e che si incazza se si passa davanti al colore viola in un campo qualunque e uno non ci fa caso”.
Un lungo viaggio di disperazione, ma anche pieno di speranza, con una lezione da tenere a mente: dal coraggio nasce la compassione e attraverso l’espiazione si ha il perdono, perché se ami veramente Dio, devi riuscire a perdonare.
Il Black Musical prima di Il Colore Viola
Se si escludono i film biografici dedicati a cantanti e musicisti, non esistono molti film musicali interpretati unicamente da persone di colore. Due cuori in cielo, del 1943, viene diretto da Vincente Minnelli al suo debutto, ed è la versione cinematografica di un musical all-black di Hollywood, con Ethel Waters e Eddie Rochester Anderson, in un cast che comprende anche i leggendari Lena Horne e Louis Armstrong.
Nel 1954 è un regista bianco e di origine europea, Otto Preminger, a dirigere Carmen Jones, versione black della Carmen di Bizet. Protagonisti sono la bellissima Dorothy Dandridge, prima attrice afro-americana candidata all’Oscar proprio per questo ruolo, e Harry Belafonte. Nel 1988 Spike Lee al suo secondo film firma la commedia musicale Aule turbolente, con Laurence Fishburne, Giancarlo Esposito, Ossie Davis e lo stesso Lee, che è il primo regista afro-americano a dirigere un musical.
Tra cultura nera, cultura popolare e musica con tanto jazz, blues e gospel da un lato e realismo magico dall’altro, Il colore viola scorre piacevolmente, caricando lo spettatore di adrenalina e facendolo quasi ballare. Anche se avete il film di Spielberg nel cuore non resterete delusi quando vedrete come la musica e il talento fanno rivivere sul grande schermo una delle storie più commoventi di sempre. Assolutamente consigliato, come consigliato è portare con sé un’abbondante scorta di fazzoletti, perché la regia di Blitz Bazawule vi strapperà più di una lacrima.