Paolo Sorrentino ha firmato alcuni tra i migliori contenuti per il cinema e la televisione che siano mai stati realizzati ed il suo irrefrenabile e vulcanico genio chissà quanto ancora ci regalerà. Ma come si diventa Paolo Sorrentino, esattamente? Che tipo di vita deve aver vissuto un uomo che riesce ad andare così lontano da abbattere i confini della creatività, i limiti pratici legati e le difficoltà connesse con la quotidianità?
La realizzazione dei sogni richiede un alto prezzo da pagare, non tenerli prigionieri dei nostri cassetti ha un costo in termini di impegno, responsabilità, sacrifici, umiltà, determinazione e, perché no, fallimenti. Paolo Sorrentino, che aveva solo 16 anni quando ha dovuto scontrarsi presto con la tragica perdita di entrambi i genitori avvelenati nel sonno dal monossido di carbonio di una stufa difettosa, non è quello che definiremmo un uomo “nato con la camicia“. Della tragedia che lo colpì, Sorrentino disse:
Io ho la vita salva grazie a Maradona e al Napoli: quando sono morti i miei genitori, erano andati in una casa di montagna che avevamo e andavo sempre anche io. L’ultima volta che non sono andato è perché mio padre mi aveva consentito di andare a vedere il Napoli in trasferta a Empoli. Mi ha consentito di andare, la ragione per cui non mi trovavo in quella casa era quella. La passione salva ma uccide pure, mio padre aveva la passione per lo sci: sono le cose della vita. Sono dolori enormi, non ci si libera più: si attutiscono, si trasformano, uno dei tanti tipi di dolori che a una determinata età condizionano la vita. Non necessariamente in peggio: i dolori sono anche portatori di trasformazioni intelligenti. Da un lato dà e dall’altro toglie. La sensazione inconscia è quella di un abbandono seppur non deliberato, ma è quello
Ha dovuto afferrare a mani strette e con tutta la forza di cui era capace il suo sogno di lavorare nel cinema, di fare cinema, di diventarne parte.
Insicuro e fragile, intrapresi gli studi universitari in Economia e commercio, Paolo sente però il richiamo irrefrenabile verso la settima arte e se ne interessa attivamente, ma non gli basta di lavoricchiare a progetti qualunque, tenuto a debita distanza dai registi e dai nomi noti, lui vuole di più. Deve dare una vera opportunità al suo sogno, ai suoi desideri e allora si propone attivamente e lo fa ad un conterraneo Massimo Troisi, stimatissimo e ammirato dal futuro regista di The New Pope. La lettera che Paolo Sorrentino scrisse all’attore nato a San Giorgio a Cremano, è parte di ben 80 documenti inediti esibiti al Teatro dei Dioscuri al Quirinale nell’ambito della mostra dedicata a Troisi lo scorso giugno 2019, a 25 anni dalla sua morte.
‘Gentile signor Troisi. Mi chiamo Paolo Sorrentino, ho ventuno anni, e sono nato a Napoli, abito al Vomero. Ho fatto il liceo classico e studio Economia e Commercio. Mi piace l’Economia teorica ma allo stesso tempo sono un appassionato di cinema. L’anno scorso ho frequentato un corso di sceneggiatura svoltosi a Napoli e tenuto da Maurizio Fiume. Successivamente ho scritto insieme ad altre due persone una sceneggiatura. A luglio ho lavorato in qualità di “assistente alla regia” sul set del film Ladri di Futuro di Enzo DeCaro. Ero andato a Roma con molto entusiasmo, ma poi sono rimasto abbastanza sconcertato per il clima di freddezza e di non-umanità che c’era sul set. Forse la colpa è stata anche della mia riservatezza e della mia timidezza, ma ad ogni modo sono tornato a Napoli e ho preferito muovermi autonomamente, realizzando alcuni cortometraggi e tentando qualche approccio a Napoli con la RAI. Mi piacerebbe, però, ritentare, e per questo motivo le chiedo di poter lavorare nel suo prossimo film in qualità di aiuto o assistente alla regia. Spero molto in una sua risposta, negativa o positiva che sia, e mi auguro di poter fare cinema piuttosto che lavorare in qualsiasi altro campo con la mia futura laurea in Economia e Commercio. Distinti saluti, Paolo Sorrentino‘.
Purtroppo non è dato sapere se Massimo rispose mai a questa lettera, anche se non è difficile immaginarlo sorridere ironico ed ammirato per la determinazione del mittente, ma dieci anni dopo averla inviata, il ventunenne Paolo Sorrentino realizzò il suo primo film: L’uomo in più, con lo straordinario Toni Servillo iniziando la sua inarrestabile ascesa verso il successo che l’ha condotto ad aggiudicarsi finora ben cinque David di Donatello, otto Nastri d’Argento, un BAFTA ed un Oscar.