Olmo Cuarón, figlio del noto regista, è stato tristemente deriso dal web, che di lui non sa niente. Allora ci pensiamo noi a raccontarvi di un ragazzino davvero speciale, creativo e autoironico!
Siamo spesso portati a pensare che dietro alle “stelle” del cinema si celino esseri granitici, avvezzi alle critiche di qualsiasi tipo, con vite strabilianti e privilegiate, superiori a tutto e a tutti, esistenze lisce come l’olio o fatte di follie sfrenate e lusso immorale, ma sbagliamo e anche tanto. E più che dei banali gossip da rivista scandalistica, è questo che voglio raccontarvi nella mia rubrica. L’altra faccia del successo, quella delle persone, le loro storie, le loro fragilità, le loro manie, come sono quando il set chiude, quando girano le chiavi nella toppa di casa e si ‘spalmano’ sul divano, quando sono divorati dai dubbi, quando un dolore li attanaglia, quando piangono e anche quando ridono o si innamorano. Con il massimo rispetto, con la dovuta discrezione e con i giusti limiti. Curiosando in punta di piedi nelle vite di coloro ai quali, fondamentalmente, finiamo per affezionarci, che ci ritroviamo a sentire come conoscenti veri e propri. Per vedere da vicino che l’apparenza inganna, per voler loro più bene o talvolta per avere l’onestà di volergliene meno. Per sentirli più reali, umani e in sostanza, conoscerli meglio.
È trascorsa appena una settimana dalla magica notte dei 91esimi Academy Awards e dalle emozioni che la cerimonia ci ha regalato. I media ed i social sono ancora inondati da innumerevoli video, news, pettegolezzi, indiscrezioni, discorsi di ringraziamento, momenti di commozione. Dunque desidero inaugurare la rubrica con un articolo su una persona divenuta protagonista, suo malgrado, della notte degli Oscar 2019.
Olmo Cuarón è un ragazzino di tredici anni come tanti. Beh certo è il figlio di Alfonso, il figlio di un pluri-premio Oscar e il 24 febbraio lo ha accompagnato, insieme alla sorella maggiore Tess, al Dolby Theatre, con entusiasmo ed emozione. Molti leoni (?) da tastiera, ma più che di leoni potremmo parlare di gattacci spelacchiati alla ricerca disperata di like e consensi, hanno prestato attenzione alle espressioni facciali di Olmo, trovandole curiose, particolari e buffe. Senza aver prima riflettuto su quanto osservato, hanno subito prodotto meme di questo tipo:
Es hijo de Cuarón o de Tim Burton 🤔🙃😊 #Oscars #Oscars2019 pic.twitter.com/BndIkjQMGz
— TR4PF ★ (@TR4PF) February 25, 2019
https://twitter.com/Freakaazoid/status/1099855302885851136
Si potrebbe pensare, per quanto comunque grave, che a prendere di mira il giovane sia stata soltanto una componente sud americana di utenti, probabilmente contrariati dal film del regista, ma a parte che è meschino usare il figlio di un regista per prendere posizione contro un suo lavoro, purtroppo io stessa ho visto moltissimi utenti italiani cedere allo “sfottò” becero. Eccone un esempio estrapolato da facebook:
Ciò che non sanno e sia chiaro che l’ignoranza non è una scusante, è che Olmo Cuarón è un ragazzino affetto da autismo e che le sue espressioni sono spontanee reazioni ai vari stimoli esterni percepiti (sfido chiunque a rimanere immune da tachicardia ed esclamazioni di meraviglia, alla notte degli Oscar e sul Red carpet). Il regista non ha mai fatto mistero della condizione di suo figlio e non ha mai glissato sull’argomento, rendendosi anzi disponibile a rilasciare dichiarazioni e a sottolineare quanto sia complesso ricevere una diagnosi simile e trovarsi a fronteggiare lo spettro autistico. Ad Olmo l’autismo è stato diagnosticato a circa 2 anni, Alfonso Cuarón ha dichiarato in proposito: ‘Diagnosticare certe cose non è semplice, i medici ci dicevano che se entro i cinque anni non avesse iniziato a parlare, avremmo dovuto preoccuparci. Ad un’età del genere, però, risulta molto difficile assistere un bambino nelle sue condizioni. Credo che la cosa più importante sia educare i genitori e istruirli soprattutto nell’individuare i possibili sintomi che se identificati prontamente, possono portare ad una probabile riabilitazione dei figli‘. Da quel momento, il regista ha fatto tutto quanto è stato in suo potere per rendere la vita del figlio quanto più normale possibile e con orgoglio lo porta con sé dappertutto, diffondendo l’importantissimo messaggio che dell’autismo non si deve aver paura e ancor meno vergogna. Sostiene la Fondazione Autism Speaks, che ritiene la sola in grado di trattare il vasto universo dello spettro autistico con serietà e che mira ad insegnare ai genitori l’attenzione da prestare ad un bambino, nei primissimi anni di vita, per individuarne i comportamenti atipici che potrebbero ascriversi ad una diagnosi autistica. Cuarón ha spiegato che è stato molto difficile notare in Olmo comportamenti che generalmente siamo portati a considerare come patologici, perché il piccolo principalmente anziché giocare con le automobili, le capovolgeva e trascorreva il tempo a farne girare le ruota e mostrava intensi attimi di collera di tanto in tanto.
Potresti chiederti se non sia più facile avere un figlio autistico per Alfonso Cuaròn che per un uomo normale. Uhm… direi proprio di no. Anzitutto credo che un genitore accusi il colpo allo stesso modo, a prescindere dalla sua estrazione sociale, dalla sua professione e dal suo patrimonio. Che vi siano più possibilità? Probabile, ma è anche vero che ci si espone a gogne mediatiche, a foto indiscrete, a fuga di notizie di ogni genere, ad illazioni.
Lo stesso regista, però, ammette con disarmante onestà di essere fortunato ad avere le disponibilità economiche atte a consentirgli di accedere a terapie sperimentali e a trascorrere più tempo con suo figlio, accantonando di tanto in tanto il lavoro. E in che modo questo renderebbe esilarante, meno delicata o meno degna di rispetto la condizione di Olmo?
Ma Olmo Cuarón si dimostra già superiore alle prese in giro, utilizza i social e quando gli hanno chiesto in maniera diretta se fosse dispiaciuto per la cattiveria del web, ha risposto così:
Viva Olmo! E se ti va di saperne di più sul promettente giovane, seguilo su Instagram, dove posta regolarmente i suoi primi lavori di animazione, i suoi disegni ed i suoi esperimenti con il 3D! Dopotutto è determinato a seguire le orme del padre!
Bellissimo l’articolo, scritto con competenza e sensibilità.
Quella che purtroppo l’enorme esercito dei webnauti non conosce. Che Olmo sia o meno figlio di una star, sbeffeggiare un ragazzino affetto di autismo, o di qualsivoglia altra malattia, significa avere una limitata soglia non solo etica ma intellettiva. Non stupisce oggi, in cui i media e i social sono lo specchio di una società in disfacimento. Internet, come diceva Umberto Eco, ha dato la parola a legioni d’imbecilli e non solo perché mancano dei minimi strumenti di alfabetizzazione linguistica ma perché sono totalmente privi di neuroni. Il ragazzino ha dimostrato un’intelligenza superiore, non lasciandosi condizionare dagli sberleffi ma reagendo con le doti di cui é dotato, l’arte.
Grazie! È esattamente quello che desideravo trasparisse, ossia il fatto che la fama di una persona non la rende immune da cattiverie che, di fatto, costituiscono atti discriminatori e di bullismo. Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere un ragazzino autoironico e creativo e facciamo il tifo per lui e per la sua famiglia!