I racconti di Terramare è il primo film di Goro Miyazaki, figlio del celebre Hayao Miyazaki di cui ormai parliamo ogni mercoledì. Degno film di suo padre, Goro porta nello Studio Ghibli una fantastica storia che ha molto in comune a livello tecnico con quelle precedenti, ma un non so che di diverso nel trattare i temi.
Il mondo degli uomini è messo a repentaglio dall’invasione dei draghi che non hanno rispettato la soglia che li divide dagli umani. Per questo motivo il bestiame si sta ammalando e sta morendo, rischiando di indurre l’umanità alla rovina.
Il principe Arren è un giovane ragazzo molto tormentato che soffre di un terribile sdoppiamento della personalità, problematica che lo porta a trafiggere suo padre, il Re, e a scappare dal palazzo con l’intento di errare senza una meta, portando con sé la spada del padre che non poteva essere sguainata da nessuno se non dal Re.
Durante il suo angosciante viaggio incontra Sparviere, un mago molto potente che lo salva da diverse peripezie, come l’attacco dei lupi o la trappola di un forestiero che voleva dargli una sostanza paragonabile all’eroina (è la prima volta che vediamo una cosa del genere nei cartoni dello Studio Ghibli). Avendo subito acquistato la fiducia in Sparviere, Arren intraprende un viaggio con lui, con alti e bassi, sempre a causa del suo malessere che ogni tanto prende il sopravvento. In uno dei momenti di sconforto, il principe si allontana e si ritrova a salvare Therru, una ragazza giovane quanto lui che vive con Tenar, una donna che avuto trascorsi romantici con Sparviere ed è segretamente innamorata di lui.
Tra Arren, Therru, Sparviere e Tenar si crea una forte alchimia, messa però a repentaglio a Aracne, una maga perfida in cerca della vita eterna che crede di trovare in Arren, ragion per cui ha intenzione di catturarlo e di eliminare Sparviere che crede essere un ostacolo. Sarà il coraggio di Therru e il ritorno alla luce di Arren che permetteranno di rivelare il vero volto di Aracne e farla tornare nelle tenebre.
La profondità di Goro Miyazaki
I racconti di Terramare è un film che si distacca un po’ da tutto il resto in fatto di temi trattati. Anzitutto, come sottolineato prima, ci sono riferimenti, anche se veloci, come quello della tossicodipendenza, a cui non abbiamo mai approcciato fino ad ora, ma in generale è davvero raro vedere una cosa del genere nel mondo dell’animazione.
Altra cosa importantissima da sottolineare è la divisione tra bene e male che emerge da I racconti di Terramare, in un primo luogo vediamo la crepa interiore di Arren che è costretto a convivere con un lato oscuro impossibile da controllare, ciò gli provoca l’allontanamento dal mondo per paura di fare del male a tutti quelli che incontra. Il male esterno viene invece rappresentato da Aracne, creatura che brama ogni cosa, perfino la vita eterna, ma quella non è vita. E’ proprio la vita eterna a non essere vera vita poiché è la morte che dà alla vita il valore assoluto di cui dispone.
E’ questo quello che ci comunica Goro Miyazaki attraverso una emozionante sequenza nelle scene finali, quando Arren ritorna alla luce grazie all’aiuto dell’audace Therru. Quest’ultima lo chiama per nome e così facendo gli conferisce la libertà, lo stesso farà lui e i due vivranno separati, ma felici. Ecco, un tema che torna è proprio quello del nome, metafora dell’identità, che avevamo visto ne La città incantata. Riavere il proprio nome corrisponde a riavere la propria identità e di conseguenza essere persone libere.
A far entrare poi lo spettatore nello stato mentale dei personaggi è probabilmente la scena più emozionante de I racconti di Terramare, il momento in cui Arren cerca Therru e la trova su una collina, la ragazza intona un canto dalle parole che fanno venire i brividi. E’ in quel momento che anche Arren si rende conto di quanto sia solo e allo stesso tempo di quanto abbia però bisogno dell’altro.
Ogni elemento de I racconti di Terramare è in grado di trovare il posto giusto nello Studio Ghibli, l’unica nota dolente è il punto sospeso dell’inizio del film, ovvero l’attacco dei draghi che non viene sviluppato né risolto in nessun modo per tutto il resto del film.
In conclusione, I racconti di Terramare rappresenta un ottimo debutto da parte di Goro Miyazaki che sicuramente non regge pari il confronto con il padre, ma ci fa ben capire il messaggio da trasmettere. Un bel cartone da non perdere che si può vedere, come per tutti gli altri su Netflix, se invece vuoi acquistarlo puoi farlo a questo link su Amazon.
“Solo nel silenzio la parola,
solo nelle tenebre la luce,
solo nella morte la vita.”