Porco Rosso: Hayao Miyazaki nel 1992 torna nelle sale presentandoci un improbabile eroe: Marco Pagot, pilota di idrovolanti e con la caratteristica fisica di avere come testa quella di un maiale. Una maledizione misteriosa sembra essere la causa per questo muso è cresciuto, ma il cuore non è freddo come potrebbe sembrare ad una prima occhiata, quello batte per una sola donna: la cantante del Rick’s café, un famoso resort sull’Adriatico.
Preferirei essere un maiale piuttosto che un fascista
Marco ha abbandonato le forze armate italiane preferendo lavorare come cacciatore di taglie senza alcun padrone.
Porco Rosso in origine doveva essere solo un cortometraggio per la Japan Airlines, il storia riprende nostalgicamente gli aviatori raccontati romanticamente nel periodo d’oro di Hollywood.
In questo film manca come personaggio protagonista una donna, tra le caratteristiche di Miyazaki c’è sicuramente quella di utilizzare i personaggi femminili, donne spesso più intelligenti, più coraggiosi e più intraprendenti delle loro rispettive controparti maschili.
Una figura femminile forte non manca comunque, mentre Marco è impegnato a scappare dalla polizia segreta italiana viene assistito da un meccanico donna esuberante ed intraprendente.
Porco Rosso è uno dei pochi film di Hayao Miyazaki dove ti è molto chiaro dove e quando sei stato catapultato con la storia e nel quale puoi tranquillamente dire che la maggior parte della storia potrebbe essere accaduta nel mondo reale.
Potrebbe sembrare un grosso allontanamento dallo stile che ci ha fatto innamorare di questo regista, ma possiamo dire che proprio grazie a questa scelta Miyazaki offre l’opportunità di trovare il magico negli ambienti del quotidiano che in altri contesti potremmo considerare anche banali e di evidenziare la meraviglia nella nostra realtà, infida e subdolo per quanto possa essere. È presumibilmente uno dei film più personali di Miyazaki, il raro film nella sua opera che è stato realizzato per gli adulti ma reso accessibile ai bambini.
Chi è Marco?
Marco è un aviatore italiano della prima guerra mondiale e possiamo vedere le sue gesta grazie ad un flashback nel quale combatte contro gli aerei austro-ungarici.
La storia è ambientata per la precisione nel Mare Adriatico tra le coste della Dalmazia e quelle delle isole del Quarnero. La spiaggia nascosta che intravediamo a metà film con molta probabilità si ispira alla Stiniva, un’insenatura sul lato meridionale dell’isola croata di Vis.
Un altro riferimento storico e politico può essere ricondotto al mondo dell’arte, per la precisione allo wakon yōsai, una tendenza sviluppatasi dopo la restaurazione Meiji, dove gli artisti giapponesi dipingevano l’Europa come qualcosa di spettacolare, mitologico ma allo stesso tempo non volendo immedesimarsi con essa, puntando invece a sottolineare la distanza tra l’identità europea e quella giapponese.
Come Nausicaa anche Porco Rosso ha come suo precursore un manga, in questo caso si tratta di una serie di manga di 15 pagine chiamata Hikoutei Jidai che Miyazaki ha pubblicato sulla rivista per modellisti Model Graphix. Il manga è stato creato con l’uso degli acquerelli, che sono anche il mezzo preferito da Miyazaki per i film d’animazione.
In Porco Rosso, Hayao Miyazaki riesce ad alternare sapientemente la commedia fisica di pancia con il dramma umano introspettivo.
La caratteristica distintiva del film, e anche tra i temi che ricorre in tuta la filmografia di Miyazaki è, ovviamente, la rappresentazione di quella maesta arte che è il volo.
Ogni aereo, in ogni suo minimo dettaglio, viene rappresentato con una minuzia quasi maniacale, così tanto che ogni singola componente del veicola sembra assumere una vita al di fuori della volontà del pilota stesso.
Lo stesso aereo da caccia di Marco ha la stessa centralità ed importanza in Porco Rosso quanto il protagonista stesso, ha un carattere proprio al quale noi spettatori leghiamo i nostri cuori nelle scene di battaglia che si susseguono, in special modo l’ultima.
Porco Rosso potrebbe non essere il film preferito per la maggior parte degli appassionati dello Studio Ghibli, che di norma si dividono tra Principessa Mononoke e La città incantata, ma sicuramente è testimone della rivoluzione dell’arte dell’animazione che questo studio d’animazione giapponese è stato capace di compiere.