Eccoci giunti alla seconda parte della nostra rubrica (clicca qui per la prima parte) che tratterà i film musicali definiti ‘classici’, quelli girati a partire dall’ introduzione del sonoro nel cinema, datata 1927, fino all’inizio degli anni ’70-80, quando la rivoluzione culturale del 1968 arrivò anche a Hollywood, causando un profondo cambiamento nel genere, che virò verso l’opera rock (Jesus Christ Superstar) e accolse spesso le sorti dei gruppi musicali e dei cantanti più in voga come i Beatles. Fino ad allora i film musicali erano spesso trasposizioni di fortunati spettacoli teatrali, dove il genere era nato.
I quattro ragazzi di Liverpool (John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr) furono infatti idoli per i teenager degli anni ’60, e la loro straripante popolarità li portò fino a Buckingham Palace dove vennero nominati baronetti dalla Regina Elisabetta II, poco prima dello scioglimento del gruppo. La loro avventura nell’ambito della Settima Arte conta cinque film, tutti di successo, che diventarono anche un modo per promuovere le loro canzoni, precorrendo la nascita dei videoclip: Tutti per uno (1964) e Aiuto! (1965) per la regia di Richard Lester, Magical Mystery Tour (1967), girato dalla band in piena autonomia, il film d’animazione Yellow Submarine (1968) di George Dunning e infine l’ultimo e più memorabile, intitolato Let it be – Un giorno con i Beatles (1970). Quest’ultimo, girato nel ’69 sul tetto del palazzo della Apple Records di Londra, è un vero e proprio concerto d’addio (in alto un estratto), nel quale il gruppo suona le canzoni dell’album che sarebbe uscito l’anno successivo, intitolato appunto Let it be.
Il musical si estinse quasi naturalmente per poi essere riportato in vita all’inizio del secolo grazie a film come Moulin Rouge! (2001) di Baz Luhrmann e Chicago (2002) di Rob Marshall, vincitrice dell’Oscar come miglior film. Dopo questa doverosa premessa sei pronto a un tuffo nel passato con noi? Ti ricordo che non sono compresi nella lista (in ordine cronologico) i film d’animazione, che negli anni ’90 hanno quasi avuto il monopolio del genere, soppiantando i musical con attori in carne e ossa, cui è dedicato un episodio della rubrica a parte. La selezione è stata lunga e difficile, con delle eccezioni dolorose, come quella che ha riguardato Mary Poppins, che è nel cuore di tutti noi, grandi e piccini. Cominciamo!
1. Il Cantante di Jazz (1927)
Regia: Alan Crosland – musiche: Louis Silvers, canzoni interpretati da Al Jolson.
Jackie (Al Jolson), un ragazzo ebreo, sconvolge le tradizioni di famiglia perché non vuole cantare in Sinagoga, come hanno fatto tutti i maschi di famiglia prima di lui per cinque generazioni. Infatti ama il jazz e a questo vorrebbe dedicare la sua carriera. Il padre, il cantore Rabinowitz, lo osteggia apertamente finché dopo un’aspra discussione Jackie lascia casa e se ne va per la sua strada. Cambia il nome in Jack Robin e si dipinge la faccia di nero per seguire le sue aspirazioni, finché non gli si presenta la grande occasione con l’aiuto di Mary Dale, famosa cantante, con cui ha una relazione. Arrivato a questo punto Jack dovrà riconsiderare le sue scelte, anche nei confronti della sua famiglia.
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2. Cappello a Cilindro (1935)
Regia: Mark Sandrich – musiche: Irving Berlin.
https://youtu.be/XPdIWk097ls
Un famoso ballerino statunitense, Jerry Travers (Fred Astaire) conosce un’affascinante indossatrice, Dale Tramont (Ginger Rogers), e se ne innamora. Le sue attenzioni, però, non sono ricambiate dalla graziosa fanciulla. Dopo un insistente corteggiamento, Jerry riesce a farla innamorare di sé, ma per un errore la ragazza comincia a credere che lui sia il marito di una sua cara amica. Così, convinta che si tratti di un avventuriero, lo allontana sdegnata. Jerry è molto deluso. Un giorno, dopo essersi esibito con successo in un musical, Jerry si fa convincere ad andare a Venezia, solo perché scopre che la moglie del suo impresario vuole presentargli una ragazza, che guarda caso è proprio Dale. Comincia così un esilarante gioco di equivoci e scambi di persona, dato che il vero marito della sua amica è l’impresario di Jerry. Ma alla fine tutto si chiarirà, e Jerry e Dale ritroveranno finalmente l’amore.
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3. Il Mago di Oz (1939)
Regia: Victor Fleming – musiche: Harold Arlen, Herbert Stothart; la canzone (Somewhere) Over the Rainbow è interpretata da Judy Garland.
La piccola Dorothy Gale (Judy Garland) insieme al cagnolino Totò finisce nel mondo incantato di Oz, dove incontra la Strega buona del Nord, che la ringrazia per aver ucciso, arrivando lì, la cattiva Strega dell’Est. Così facendo però Dorothy incorre nelle ire della sorella, l’ancor più perfida Strega dell’Ovest, che vorrebbe rubare alla bambina le magiche scarpette rosse della sorella, finite ai piedi di Dorothy dopo la sua morte. Seguendo il consiglio della Strega del Nord, Dorothy si mette in cammino alla ricerca del potente Mago di Oz, forse in grado di rimandarla alla sua fattoria in Kansas.
Nel corso del viaggio Dorothy incontra un Uomo di latta boscaiolo, un Leone fifone e uno Spaventapassseri parlante che decideranno di accompagnarla dal Mago, nella speranza di ottenere da lui rispettivamente un cuore, il coraggio e un cervello dei quali i tre sono sprovvisti. I quattro amici affrontano numerosi pericoli, compresi i terribili malefici della Strega dell’Ovest, che li cattura, ma viene sconfitta da Dorothy. La Strega incendia lo Spaventapasseri e la bambina nel tentativo di salvare il suo amico, la colpisce con una secchiata d’acqua che è il suo punto debole. Giunti finalmente al palazzo del Mago scoprono che questi è un ingegnoso millantatore, finito a Oz per sbaglio durante un viaggio in mongolfiera.
Ciononostante l’uomo riesce ad esaudire i desideri degli amici di Dorothy: lo Spaventapasseri ha dimostrato di essere molto intelligente, ha solo bisogno di un attestato che lo confermi; il Leone, benché fifone, ha saputo affrontare pericoli per salvare Dorothy ed è dunque premiato con una medaglia; l’uomo di latta si è dimostrato di buon cuore, disponibile e affettuoso e gli viene dunque donato un orologio a forma di cuore che gli ricordi come, benché privo di un cuore vero, sappia comunque amare. Ad assicurare il ritorno a casa per la ragazzina è Glinda, che le rivela che le scarpette della strega dell’Est, battute tre volte, possono esaudire i desideri: Dorothy, felice, può quindi tornare nel Kansas. Al suo risveglio Dorothy si ritrova a casa sua, nel proprio letto, circondata dalla zia Emma, dallo zio Henry, Zeke, Hickory ed Hunk e perfino dal professor Meraviglia: la ragazza riconosce nei tre contadini il Leone, l’Uomo di latta e lo Spaventapasseri e nel professor Meraviglia il mago di Oz. Che sia stato tutto un sogno?
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4. Un americano a Parigi (1951)
Regia: Vincente Minnelli – musiche: Saul Chaplin, George Gershwin.
A Parigi, nel secondo dopoguerra, si ritrovano vicini di casa due americani: Jerry è un pittore mentre Adam suona il piano. Il duo, rinforzato da Henri, un cantante francese grande amico di Adam, esegue alcuni numeri nel caffè sottostante. Henri confessa felice all’amico di aver incontrato la donna della sua vita e di essere sul punto di sposarsi. Jerry, intanto, prepara una mostra dei suoi quadri, finanziato da Milo Roberts, una ricca americana.
Incontra Lise, una giovane orfana francese, che non gli rivela niente di sé stessa. La ragazza è ingenua ma vitale e Jerry non può fare a meno di innamorarsene. Lascia Milo e si ripromette di dichiarare il suo amore a Lise. Jerry, intanto, prepara una mostra dei suoi quadri, finanziato da Milo Roberts, una ricca americana. Incontra Lise, una giovane orfana francese, che non gli rivela niente di sé stessa. La ragazza è ingenua ma vitale e Jerry non può fare a meno di innamorarsene. Lascia Milo e si ripromette di dichiarare il suo amore a Lise.Jerry e Lise perciò si lasciano. La notte d’incanto sta finendo. Dall’alto di una terrazza, Jerry la vede giù in strada che sta per andarsene su un taxi con l’amico. Ma Henri, resosi conto che la ragazza accetterebbe di sposarlo solo per gratitudine, la lascia libera. Dal balcone, Jerry vede finalmente Lise che corre su per le scale verso di lui…
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5. Cantando sotto la pioggia (1952)
Regia: Stanley Donen e Gene Kelly – musiche: Nacio Herb Brown, Roger Edens, Al Goodhart, Al Hoffman; la canzone Singin’ in the Rain è cantata da Gene Kelly.
A Hollywood, nel 1927, l’attore Don Lockwood (Gene Kelly), acclamata stella del cinema muto con un passato di ballerino, musicista e stuntman, non sopporta la propria partner sullo schermo, la bionda e vanitosa Lina Lamont. Lina crede che Don sia segretamente innamorato di lei: ella infatti è soffocante verso di lui, e non riesce a mettersi in testa che Don la detesta, nonostante lui cerchi in tutti i modi di farle capire che tra loro non c’è mai stato niente. Oltretutto Lina ha un carattere sprezzante, capriccioso e altezzoso verso chiunque e anche la sua voce non è per niente gradevole cosicché Don, per non rovinare l’immagine di entrambi, durante le conferenze e le interviste deve puntualmente zittirla ogni volta che lei vorrebbe parlare. Come se non bastasse anche i loro fan credono che i due attori siano fidanzati da tempo, ritenendoli addirittura una coppia modello del cinema e ciò rende Lina ancora più antipatica e insopportabile.
Il successo dei primi film sonori costringe R.F. Simpson, il produttore della Monumental Pictures, a trasformare Il cavaliere spadaccino, l’ultima pellicola della coppia, in un film parlato, ma l’idea si rivela impraticabile a causa del tono di voce squillante e fastidioso di Lina che fino a quel momento nessuno aveva mai udito, e della sua incapacità di parlare verso il microfono nascosto. Dopo una prova fallimentare, il musicista Cosmo Brown, migliore amico di Don, suggerisce di trasformare il film in un musical intitolato Il cavaliere della danza, nel quale Lina verrebbe doppiata dalla dolce giovane attrice e cantante Kathy Selden (Debbie Reynolds) di cui Don si è nel frattempo innamorato.
Lina è molto gelosa della ragazza, e quando scopre la verità si infuria e cerca di sabotare la storia d’amore, nonché di tenere Kathy alle sue dipendenze costringendola a continuare a doppiare i suoi futuri film contro la sua volontà; impone infine ai produttori che la cosa non venga rivelata, minacciando di fare loro causa. Alla prima il film è un enorme successo e quando a Lina viene chiesto di cantare, Don, Cosmo e il produttore la convincono a esibirsi in playback con Kathy dietro le quinte, per poi poterla smascherare alzando il sipario durante la sua esibizione e quindi rivelando così il talento musicale di Kathy.
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6. Gigi (1958)
Regia: Vincente Minnelli – musiche: Frederick Loewe, Alan Jay Lerner (testi canzoni); la canzone Gigi è cantata da Betty Wand (doppiatrice di Leslie Caron nelle parti cantate).
Parigi. Al tempo mitico della belle époque una nonna e una zia allevano una fanciulla di provincia, sbarazzina ma timida quanto basta per non commettere sciocchezze. La vogliono introdurre nel bel mondo che per loro, anziane mondane raffinate, è la più bella delle esistenze. Gigi (Leslie Caron) non capisce il motivo di tante attenzioni e perchè quando si reca a far compere per acquistare un bustino infiocchettato debba essere accompagnata dall’attempato gentiluomo Honoré Lachaille (Maurice Chevalier) che non le risparmia garbate allusioni erotiche che le sfuggono.
Non si rende conto che vogliono addestrarla e che le lezioni di buone maniere, di portamento e di eleganza servono a prepararla all’incontro col galante Gaston, figlio di Honoré. Per luiGigi è solo una ragazzina e solo quando ella gli apparirà dinanzi come una giovane donna, bella e seducente comprenderà l’intento del padre e se ne innamorerà. Nonna e zia pensano che sia il momento giusto per proporre a Gaston la ragazza come mantenuta. I due giovani (nel frattempo anche Gigi si è innamorata di lui) s’indignano. Gaston, che prova un amore sincero, chiede invece a Gigi di sposarlo. La fanciulla finalmente supera dubbi e incertezze sulle sue intenzioni e accetta. Amor omnia vincit.
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7. West Side Story (1961)
Regia: Robert Wise e Jerome Robbins – musiche: Leonard Bernstein (musiche) e Stephen Sondheim (canzoni), arrangiamento di Sid Ramin, Johnny Green e Irwin Kostal; la canzone America è cantata da George Chakiris e Rita Moreno accompagnati da cori
New York. La banda dei bianchi ‘Jets’ capeggiata da Riff e quella dei portoricani ‘Sharks’, capitanata da Bernardo si contendono il dominio del quartiere di West Side. Le due bande sono divise anche da una storia d’amore: quella di Tony (Richard Beymer), ex membro dei Jets e Maria, sorella di Bernardo. Si decide di comune accordo che il duello che deciderà la contesa non coinvolgerà tutti, ma solo i capibanda che si affronteranno a mani nude. Il gesto di uno dei ragazzi, frainteso dalla parte avversa, fa saltare l’accordo. Inizia una rissa furiosa, senza regole. Riff si avventa su Bernardo, salvato da Tony.
Bernardo però non rinuncia alla contesa e ammazza Riff. Tony uccide allora Bernardo per vendicare l’amico caduto. Maria, in un primo tempo, rifiuta d’incontrare Tony, ma poi riflette e comprende che la morte del fratello non è stata solo colpa sua e lo perdona. Manda un’amica in cerca del ragazzo ma ella viene aggredita dai Jets e si vendica raccontando che anche Maria è stata uccisa. Tony,disperato, si lancia alla ricerca dell’assassino. Ed ecco che Maria lo vede e gli corre incontro. Un colpo di pistola abbatte il giovane. Sul corpo esanime di Tony le due bande accettano una tregua e, forse, la pace.
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8. My Fair Lady (1964)
Regia: George Cukor – musiche: Alan Jay Lerner (testi) e Frederick Loewe; la canzone The rain in Spain stays mainly in the plain è cantata da Rex Harrison e Marni Nixon (che doppia Audrey Hepburn nelle parti cantate)
Il professor Higgins, glottologo britannico di fama internazionale, scommette con l’amico Pickering di riuscire a trasformare la povera fioraia Eliza Doolittle in una dama di alta classe, entro sei mesi. Dopo estenuanti tentativi e un fallimento iniziale, all’ippodromo con tutti i signori più illustri, Eliza viene apprezzata per i modi e l’eleganza dall’alta società londinese. Concluso l’esperimento la fioraia dovrebbe tornare al suo contesto sociale, ma i cambiamenti avvenuti e l’innamoramento verso il suo mentore Higgins, fanno sì che Eliza decida di restare in casa del professore. Rifiutata da quest’ultimo fugge disperata, e solo allora Higgins si rende conto quanto ella sia diventata importante per la sua vita. Dopo un breve periodo di separazione i due torneranno finalmente a vivere assieme.
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9. Tutti insieme appassionatamente (1965)
Regia: Robert Wise – musiche: Richard Rodgers; la canzone The Sound of Music è cantata (in playback) da Julie Andrews.
Alpi austriache, anni ’30. Un’aspirante suora, la diciottenne Maria (Julie Andrews) è provvisoriamente impiegata come governante dei sette figli del barone Von Trapp, militare rimasto vedovo (Cristopher Plummer), amante della disciplina ma ostile al nazismo; saprà conquistare la stima e l’affetto dei ragazzi, nonchè il cuore del genitore che la sposerà. Aiuterà poi tutta la nuova famiglia a scappare in Svizzera, dopo l’Anschluss che farà dell’Austria parte della Germania di Hitler.
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10. Cabaret (1972)
Regia: Bob Fosse – musiche: John Kander; la canzone Cabaret, scritta da John Kander e Fred Ebb è cantata da Liza Minnelli
Teatro della vicenda è la Berlino ambigua della repubblica di Weimar, che sta per trasformarsi a causa del nazismo imperante. Intorno alla spregiudicata Sally Bowles (Liza Minnelli) che canta in un cabaret e arrotonda i guadagni accompagnandosi a facoltosi signori della buona società, si intrecciano le vite di Brian, innamorato di Sally ma forse non a sufficienza, di Max che si diverte con entrambi e della ricca donna ebrea Natalia.
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