Poco tempo fa ti avevamo parlato dei migliori 10 film Disney secondo iCrewPlay, precisando che avremmo preso in considerazione solo i titoli che facevano parte della cosiddetta epoca d’oro a causa delle differenze delle tecniche di animazione usate per crearli. Questa volta, andremo a scoprire quei lungometraggi che vanno dal 2000, l’inizio del cosiddetto post-rinascimento Disney, fino ad arrivare ai giorni nostri.
1-Dinosauri- Dinosaur 2000
L’ingresso nel nuovo millennio Disney lo fa con questo particolare prodotto, forse non tra i più noti, ma degno di essere nominato in questa lista poichè è un titolo che si discosta dal canone disneyano (Dinosauri venne incluso nel 2008), e in cui per la prima volta si utilizza la CGI, oltre che essere un film definito dai critici atipico, dalle immagini affascinanti, ma noioso seppur rivoluzionario. Inoltre è il primo caso di film girato in CGI in cui si narra una vicenda dagli aspetti cupi, drammatici e ambientata nel passato, invece dei toni abituali più comici e leggeri, o come quelli proposti da Pixar.
Fin dal 1987 Disney aveva iniziato ad utilizzare la CGI in alcuni corti, ma questa tecnica veniva sfruttata solamente animare oggetti secondari e mai era stata utilizzata per un intero film, continuando a preferire la tecnica tradizionale. Nell’attesa di poter convertire i suoi studi e renderli in grado di produrre film in CGI, Disney si affidava a team esterni tra cui il Dream Quest, acquistato poi dalla casa di Topolino e rinominato The Secret Lab, a cui affidò il compito di creare Dinosauri, sempre però sotto l’occhio vigile degli artisti Disney.
I personaggi furono interamente creati al computer partendo da modelli in creta e il team riuscì a rendere alla perfezione la rugosità della pelle dei dinosauri, i grandi protagonisti di questa storia, a cui fu donata un’espressività mai banale e cartoonistica, ma piuttosto fotorealistica, sensazione accentuata dagli sfondi ripresi dai panorami naturali del Parco nazionale di Canaima in Venezuela, della Florida, Hawaii e Australia.
Per i movimenti delle poderose bestie si studiò la muscolatura degli alligatori, mentre per i loro versi furono mescolate le “voci” di diversi animali, tra cui un chihuaha che ha doppiato con il suo ringhio un velociraptor (…). Per rappresentare al meglio la visuale di un dinosauro fu costruita la “dino-camera”, una speciale telecamera posta a quindici metri di altezza.
Inizialmente progettato senza dialoghi, si preferì inserirli per esigenze commerciali e di pubblico, ma questi non riuscirono ad essere all’altezza della tematica piuttosto greve della trama e i piccoli momenti umoristici sono forniti da personaggi poco inerenti alla storia, ma resta il fatto che Dinosauri fu un grande successo al botteghino, anche se la critica lo considerava visivamente splendido ma noioso, osteggiando anche la scelta di aver dato agli animali la parola facendo perdere loro il realismo dato dalle immagini. Costato 127 milioni di dollari ne incassò quasi 350.
2- Il Pianeta del tesoro- Treasure planet 2002
Nei primi anni del nuovo millennio la casa di Topolino aveva una grande voglia di sperimentare e così dai suoi studi uscivano prodotti che alternavano avventure epiche a commedie, con ritmi di uscita nelle sale di un classico all’anno, ma questo ebbe un brutto impatto sui fan che iniziavano ad essere scettici sulle produzioni a marchio Disney.
Dopo Le follie dell’Imperatore, Lilo & Stitch e Atlantis Disney propone questa rivisitazione in chiave steampunk spaziale del romanzo di Stevenson L’isola del tesoro, film che fu un flop al box office ma da molti considerato uno dei lungometraggi Disney più sottovalutato.
Diretto da Ron Clemens e John Musker, gli stessi di Aladdin e La sirenetta tra gli altri, Il pianeta del tesoro mantiene il loro “amore per la caricatura, l’umorismo raffinato e una buona dose di sentimento” (fonte: ilsollazzo.com) che caratterizza ogni loro lavoro. Visivamente maestoso, ogni costume, location e oggetto che compare in scena segue un preciso rapporto corrispondente al 30%-70% tra componente fantascientifica e componente settecentesca mantenendo l’aspetto classico della storia in un’avventura spaziale.
Piccola curiosità: i due registi appaiono in un cameo all’interno del film come alieni, i due che danno indicazioni a Jim e Doppler nello spazioporto Crescentia su Montressor.
Utilizzando la tecnologia del deep canvas sembra che i personaggi si muovano all’interno di scene dipinte a mano mantenendo la tridimensionalità, protagonisti a cui gli abili animatori Disney hanno regalato realismo con espressività facciali in cui ogni movimento mostra uno stato d’animo o un’emozione, come nel caso del capitano Silver, il quale fatica per integrare la sua componente cyborg nel suo corpo, difficoltà evidente anche nei movimenti del corpo.
Ma nel nuovo millennio Disney aveva deciso di dare anche un taglio ai musical, preferendo sfruttare la musica solo come colonna sonora. Già in Dinosauri si aveva una partitura strumentale, Lilo & Stitch utilizzzava canzoni già note, in Il pianeta del tesoro James Newton Howard compose musiche dal sapore marinaresco, a cui fu aggiunta I’m still here (in Italia Ci sono anch’io cantata da Max Pezzali) , la canzone che accompagna quella che viene definita “in assoluto una delle migliori sequenze della storia dell’animazione Disney”.
Fu a causa del flop di questo film che Disney decise di chiudere con l’animazione tradizionale, ma non fu l’unica causa dell’insuccesso del film. Già i fan si erano allontanati dalla casa di Topolino a causa della frequenza con cui uscivano i suoi prodotti e in cui non riconoscevano più la “linea” Disney, disorientati da prodotti sempre diversi per stile, in più molti scambiavano le loro uscite con quelle della Pixar, casa di produzione che stava attirando sempre più l’affetto del pubblico. Costato circa 140 milioni di dollari, al botteghino ne incassò poco meno di 110.
3- La principessa e il ranocchio- The princess and the frog 2009
Disney stava pagando cara la sua scelta di voler sperimentare nelle sue pellicole e di aver abbandonato i musical fiabeschi con cui aveva costruito la sua identità, inoltre dopo aver preso la decisione di non produrre più con la tecnica tradizionale, gli studios erano rimasti sprovvisti di luoghi ed attrezzature per produrne di nuovi, ma soprattutto furono allontanati quei nomi (Musket, Clements, Mark Henn tra gli altri) che avevano fatto parte dei team creativi degli anni ’90; con l’arrivo di Lasseter, dirigente dal 2006 dopo l’acquisizione della Pixar da parte di Disney, tutto questo cambiò.
Con l’intenzione di creare una fiaba come quelle di un tempo, un musical fiabesco che riuscisse a rendere alla Disney l’identità perduta, Lasseter ricomprò le attrezzature per l’animazione tradizionale e richiamò quegli nomi che avevano reso grande questa tecnica, i quali tornarono alla vecchia idea della principessa come protagonista ma questa volta immersa nel misterioso mondo, ancora inesplorato e inedito, di New Orleans durante l’era d’oro del jazz.
Purtroppo l’uscita di La principessa e il ranocchio, seppur gli incassi avessero superato la spesa, fu messa in secondo piano dal debutto di Avatar e molti furono traditi dal titolo in cui leggevano principessa e pensarono fosse un film più adatto alle bambine, ma portò anche allo scontro di vedute tra Lasseter e Disney.
Se la casa di Topolino voleva vedere subito i risultati della scelta al ritorno dell’uso della tecnica tradizionale, Lasseter aveva progetti a lungo termine e sapeva bene che solo con un titolo non si poteva tornare ai fasti di un tempo, ma questo piccolo insuccesso minò la fiducia tra i due. Costato 100 milioni di dollari, ne incassò 270.
4- Rapunzel. L’intreccio della torre- Tangled 2010
Film più costoso nella storia ma settima pellicola ad aver incassato di più tra i classici Disney, l’animazione di Rapunzel fu il primo tentativo per la casa di Topolino di creare un prodotto in CGI rivoluzionario, senza doversi avvalere della Pixar. Con questo progetto si voleva produrre figure a metà strada tra il fotorealismo e i personaggi Pixar stilizzati in modo spiritoso, in grado di poter regalare ai personaggi recitazione ed espressività fedeli alla realtà finora affidati all’animazione tradizionale.
Lo sviluppo di Rapunzel fu affidato a Glen Keane il quale, grazie ad un meticoloso lavoro di correzioni ad ogni riscrittura del film, riuscì ad abbinare l’illuminazione dei volti, una recitazione adeguata e l’aggiunta di piccoli dettagli e ombreggiature per creare protagonisti dalle espressioni realistiche.
Lo schema di Rapunzel è il classico Disney. La fiaba dei Grimm sostanzialmente viene rispettata ma arricchita da momenti commedistici, nella maggior parte dei casi affidata al bandito Flynn Ryder e al suo cavallo, che mantengono vivace il ritmo del film, come in opposto vi è una certa grevità nel rappresentare il rapporto che lega la protagonista e la sua finta madre, donna manipolatrice e crudele la quale riesce, grazie alle bugie che racconta alla giovane, a tenerla in suo potere portando Rapunzel a provare forti sensi di colpa quando le disubbidisce.
Un rapporto conflittuale che ci accompagna per tutto il film, anche se inizialmente l’atmosfera sulla scena è familiare e all’apparenza tranquilla, le parole della madre incatenano subdolamente la figlia seppur mascherate da affetto profondo, fino all’inevitabile conflitto finale in cui la vera natura della donna emerge e Rapunzel deve fare la sua scelta matura e consapevole.
Dopo il flop della Principessa e il Ranocchio, la Disney tentò di recuperare terreno proponendo Rapunzel con trailer in cui venivano mostrate le scene più comiche o accattivanti, e il titolo scelto (in inglese) fu Tangled o cambiamento per dargli un tono più da commedia che da fiaba, come produrre spot di prodotti pubblicitari inventati con protagonisti i personaggi del film. Fu una scommessa vincente per Disney infatti Rapunzel, costato 260 milioni di dollari, ne incassò quasi 592.
5- Ralph Spaccatutto- Wreck-it Ralph 2012
Il mondo videoludico offrì a Disney un’occasione che non si poteva lasciar sfuggire. Dopo il successo Pixar Toy Story, la casa di Topolino pensò bene di creare una storia originale che riuscisse a catturare anche gli spettatori più grandicelli ambientata nel mondo, in quegli anni ancora inesplorato, di internet e dei videogiochi, rispolverando quei titoli in voga qualche anno fa.
Per creare Ralph Spaccatutto fu chiamato Rich Moore, della scuderia di Matt Groening, il quale era apprezzato per la sua capacità di unire commedia e sentimenti, talento che l’autore aveva bene espresso in alcuni episodi di Futurama (Cuore di cane tra gli altri), ma dovette superare la diffidenza dei fan della casa di Topolino.
Già quando solo il film era in progetto, iniziarono le critiche pretestuose in cui si insinuava che Disney si stesse snaturando, proponendo un progetto privo di una base fiabesca, che cercasse di risollevarsi sfruttando il mondo videoludico, e che il lavoro che ne sarebbe uscito sarebbe stato deludente, ma non andò così. La trama è molto semplice, i personaggi dei videogiochi che, terminato il loro orario di lavoro alla chiusura della sala giochi, tornano alle loro vite, più umane e ricche di sentimenti di quanto si pensi.
Il protagonista principale è il villain di un gioco, bloccato in una routine che non tollera più, il quale incontra una bambina con problemi più grandi dei suoi e che decide di aiutare diventandone una sorta di tutore, una trama ricca di sentimento e momenti struggenti nella quale però non mancano attimi di ilariità.
I personaggi protagonisti dei vari videogiochi mostrati nel film sono perfettamente riprodotti, comprese le loro caratteristiche caratteriali, per cui sullo schermo appaiono diversi stili che ci arrivano da altri tempi e da altri luoghi, un viaggio emozionale attraverso quei videogame che ci hanno tenuto compagnia negli ultimi cinquant’anni.
L’unico ad essere stato inventato invece è proprio Sugar Rush, il dolce mondo di Vanellope ispirato da Mario Kart, quel tocco Disney dato al film con personaggi dai grandi occhi, tanto colore ma soprattutto glitter. Costato 165 milioni, Ralph Spaccatutto ne incassò 471.
6- Winnie the Pooh- Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri- Winnie the Pooh 2011
Walt Disney era rimasto molto affascinato dalla storia di Alan Alexander Milne e del lavoro fantasioso che aveva ideato per comunicare con suo figlio Christopher Robin, tutte quelle fantastiche storie animate da pupazzi di pezza che l’uomo successivamente trascrise su due libri illustrati da Ernest Shepard, disegni che avevano colpito il papà di Topolino.
Con l’intenzione di abituare gli spettatori ai nuovi personaggi, inizialmente Walt decise di produrre tre cortometraggi della durata di venti minuti e proporli al cinema a pochi anni di distanza l’una dall’altra.
Solo nel 1977 si ebbe la versione completa di Le avventure di Winnie the Pooh che racchiudeva i tre corti già prodotti, ma il grande successo che raccolse negli anni successivi inflazionò il personaggio con numerose serie tv, lungometraggi per l’home video, speciali i quali però finirono per perdere di qualità e di seguito.
Ultimo film interamente girato con la tecnica tradizionale, Winnie the Pooh- Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri ebbe l’ok della dirigenza per il basso budget richiesto, in più permetteva alla Disney di utilizzare il team di seconda generazione (quella istruita dai mitici nine old man) con un progetto sul quale si gettarono con entusiasmo essendo stati da bambini tra i fan del dolce orsetto. Questo team creativo ci ha regalato un prodotto in 2D perfetto, canzoni accattivanti, tanto humor in una trama semplice ma ben raccontata in cui si entra subito in empatia con Winnie, restituendo splendore ai personaggi del Bosco.
Nonostante tutta la passione e il lavoro messo per creare il lungometraggio, la distribuzione inficiò i risultati al botteghino anche perchè prima cosa doveva vedersela con Harry Potter e i doni della morte pt 2, in Europa venne distribuito tre mesi prima che negli USA, mentre in Italia uscì solo in alcuni cinema per due settimane e fu successivamente riproposto per il mercato dell’home video, finendo per allontanare chi voleva avvicinarsi al personaggio relegandolo al solito ruolo ormai stereotipato dal tempo. A fronte di un budget di 30 milioni di dollari, il film ne ha incassati solamente 50 in tutto il mondo.
7- Frozen- Il regno di ghiaccio- Frozen 2013
Che Walt Disney fosse legato alle fiabe dei fratelli Grimm è evidente fin dai suoi primi lavori con le Silly Simphonies, e già nel 1943 avrebbe voluto produrre un film basato su La regina di ghiaccio, ma per varie ragioni il progetto era sempre stato abbandonato, fino a quando, spinti dal successo di Rapunzel, non si decise di provare, modificando profondamente la storia della fiaba.
Nel racconto dei Grimm infatti, la giovane Gerda parte alla ricerca di Kay ammaliato dalla Regina delle nevi, mentre nel film si narra del viaggio di Anna la quale parte per ritrovare sua sorella Elsa, volontariamente rinchiusa per evitare di nuocere con il suo potere, e non più per sfidare una malevola regina.
Il grande successo del film và innanzitutto ricercato nelle canzoni che incorniciano una trama semplice, con un tema che ha saputo catturare il cuore degli spettatori: il rapporto tra due sorelle che ci viene mostrato fin dai primi momenti infantili, la sua evoluzione, arricchendola di una sensibilità femminile infusa a tutta la storia.
Il direttore artistico per questo progetto era Michael Giaimo il quale, grazie anche ad un lavoro di ricerca sul territorio e al suo team, è riuscito a donare memorabili sfondi per le sue scene, con una grande precisione nei movimenti della neve in cui viene rispettata la fisica, e l’animazione dei personaggi viene perfezionata e finalmente si riuscì a fondere in maniera perfetta CGI e animazione tradizionale rendendoli credibili.
Per Disney Frozen fu un successo planetario. Film d’animazione di maggior incasso nella storia del cinema con quasi 1.073 miliardi di dollari nel marzo del 2014, superato dal sequel Frozen II- Il segreto di Arandelle nel gennaio del 2020 con 1446, il 53° Classico Disney si è conquistato due premi Oscar: miglior film d’animazione e miglior canzone (Let it go).
8- Zootropolis- Zootopia 2016
A partire dai personaggi di Topolino, Paperino, Pippo e gli altri, Disney ha basato la sua iniziale fortuna sugli animali antropomorfi i quali però si muovevano in un mondo a misura d’uomo, abitudine che fu ripresa anche per Robin Hood fino a quando non uscì Chicken Little, quando gli animali sulla scena si muovevano in considerazione delle loro caratteristiche reali, ad esempio Pesce Fuord’acqua che indossa uno scafandro sulla testa colmo di acqua, con Zootropolis si ha un film sugli animali e non di animali.
Grazie al regista Byron Howard e la sua intenzione di celebrare questa tradizione Disney e di migliorarla, la casa di Topolino ci ha regalato questo prodotto originale, in cui per la prima volta la trama è di stampo poliziesco, ricca di con le sue similitudini con il mondo umano, visivamente di impatto e con tematiche attuali, rappresentando una città in cui le persone sono assenti ma in cui ritroviamo i loro difetti negli animali.
Quella di Zootropolis è una società in cui gli animali sono privi degli istinti primordiali, anche se questa mancanza non ha eliminato la diffidenza delle prede nei confronti dei cacciatori, fauna che si muove all’interno di scenari ricchi di dettagli e diversi tra loro, ma soprattutto che rispecchiano l’habitat naturale a cui sono state abilmente inserite strutture umane dal team di artisti.
In tutto questo Judy, la coniglia protagonista di Zootropolis, tenacemente intenzionata a farsi strada come poliziotta, un settore socialmente affidato ai cacciatori, sconfiggendo discriminazione e pregiudizio solo grazie alle sue forze e alla sua fiducia nel diverso, in questo caso rappresentato dalla volpe Nick, con cui instaurerà una grande amicizia grazie anche alla sua enorme furbizia in grado di imbrogliare anche l’astuta bestia dal fulvo pelo rosso.
Zootropolis, classico Disney n. 55, ha incassato quasi 1.o25 miliardi di dollari in tutto il mondo, terzo dopo Frozen, e si è conquistato un‘Oscar come Miglior film d’animazione nel 2017.
9- Oceania- Moana 2016
Per la settima volta nella sua storia, Disney propone due titoli in uscita nel solito anno: Zootropolis e Oceania, ispirato al mito polinesiano di Maui, interamente animato i CG tranne la scena dei tatuaggi animati della divinità. I lavori furono affidati a Ron Clements e John Musker, i quali dovevano basarsi sul libro Mort di Terry Pratchet per scrivere la loro storia, romanzo che fa parte di una collana intitolata Mondo del Disco di cui i due volevano i diritti per l’intera opera, ma la Disney rifiutò e i due optarono per una trama nuova e originale ambientata in Polinesia.
In viaggio per documentarsi, Musker e Clements scoprirono che quei luoghi paradisiaci misteriosamente non erano più stati esplorati per mille anni e da lì nacque l’idea per il film, a cui aggiunsero quell’atmosfera scanzonata e umoristica all’intera storia rispettando il loro stile abituale seppur proponendo una trama semplice, quasi banale.
La giovane Moana si muove all’interno di un ambiente dai forti toni impressionisti, variopinti, e i suoi lineamenti continuano il lavoro Disney iniziato con Frozen perfezionando i dettagli fino a rendere la sua figura realistica, espressiva, grazie anche ad un’intenso utilizzo di pencil test sopra modelli in CGI, in compagnia di una divinità che mostra la sua ironia corrugando il volto e non più presentando caratteristiche caricaturali ed esagerate, con un tatuaggio animato tradizionalmente che ha saputo ritagliarsi il suo spazio come co-protagonista del film.
In alcuni paesi dell’Europa il film fu distribuito con il titolo Vaiana poichè, secondo quanto ufficialmente dichiarato, Moana in alcune nazioni è marchio registrato, mentre in Italia si preferì Oceania perchè il nome Moana avrebbe richiamato alla mente la famosa pornostar morta parecchi anni fa. Il film ha incassato quasi 643 milioni di dollari.
10- Raya e l’ultimo drago- Raya and the last Dragon 2020
Per questo ultimo capolavoro Disney, ti rimando all’interessantissima recensione no spoiler, Buona Lettura!
(Fonte: www.ilsollazzo.com)