Arriva nei cinema dal 26 maggio uno dei film più sorprendenti e applauditi dell’ultima Festa del Cinema di Roma, I nipoti dei fiori di Aureliano Amadei (autore di un esordio clamoroso come 20 sigarette, e de Il leone di Orvieto, sul più grande crac finanziario della storia del cinema). Prodotto da Motoproduzioni e Luce Cinecittà con Rai Cinema e distribuito nelle sale da Luce Cinecittà, il documentario di Amadei ricostruisce uno spaccato generazionale e sociale, e insieme una memoria personale, di una categoria umana particolare della storia e straordinariamente poco raccontata: i figli dei figli dei fiori.

Bambini nati negli anni ’70 sotto il segno di una irripetibile rivoluzione culturale e di costume, testimoni e protagonisti involontari di una temperie sperimentale che volle cambiare la sfera della vita sociale – registrando successi storici, fallimenti drammatici, ed esiti a volte pittoreschi – e che ha avuto un’influenza decisiva su migliaia di ragazzi. Oggi adulti, decisori e a loro volta genitori.
I nipoti dei fiori racconta chi furono questi proverbiali, mitologici, non incasellabili figli dei fiori, attraverso le storie e le parole dei loro testimoni più prossimi, i loro figli. Con curiosità, senza pregiudizi, commozione e un salvifico humour. Restituendoci un tempo irripetibile che non smette di insegnare che nessun cambiamento resta mai uguale a se stesso.
I nipoti dei fiori inizia un tour nelle sale con proiezioni evento accompagnate dal regista il 26 maggio da Roma, per toccare Milano, Torino, Firenze, Cagliari, Bologna (con un tour in diversi centri dell’Emilia-Romagna) e tante altre città lungo tutto il mese di giugno.
I nipoti dei fiori, la trama
Il regista ricostruisce i pezzi della propria infanzia strampalata, tra viaggi e comuni di hippie. Nel farlo, ritrova molti altri che, come lui, sono il frutto degli esperimenti sociali degli anni ’70. Ne esce un racconto corale di una generazione, nel suo essere figlia di un’altra generazione su cui spesso sono stati accesi i riflettori. I personaggi, spesso con toni ironici, demoliscono il mito dei figli dei fiori, riflettendo su questioni molto concrete: che ne è stato di quella rivoluzione? A quanti pericoli siamo stati esposti? Quanti pericoli abbiamo scampato? Che genitori siamo, dopo essere cresciuti nella negazione del concetto di famiglia?
“Questo è un racconto intimo, che parte dal vissuto di un’infanzia hippie. Ora che sono a mia volta genitore, sono costretto a chiedermi cosa è rimasto in me di quell’esperimento sociale. Ma è anche il racconto di una generazione che, scartabellando tra gli archivi di famiglia, cerca una risposta alle stesse domande. Un viaggio senza confini, territoriali e linguistici, che gioca con la commistione di generi, tra biografia, antropologia, inchiesta, commedia e documentario di montaggio.” Aureliano Amadei