La vita è meravigliosa (It’s a Wonderful Life)
Regia: Frank Capra; soggetto: dal racconto The Greatest Gift di Philip Van Doren Stern; sceneggiatura: Frank Capra, Frances Goodrich, Jo Swerling, Albert Hackett; fotografia (b/n): Joseph Walker, Joseph Biroc; effetti speciali: Russell A. Cully; scenografia: Jack Okey; costumi: Edward Stevenson; colonna sonora: Dimitri Tiomkin; montaggio: William Hornbeck; interpreti: James Stewart (George Bailey), Donna Reed (Mary Hatch), Lionel Barrymore (Potter), Thomas Mitchell (zio Billy), Henry Travers (Clarence Oddboy), Beulah Bondi (mamma Bailey), Frank Faylen (Ernie), Ward Bond (Bert), Gloria Grahame (Violet), Carol Coomes (Jeanie Bailey), William Edmunds (Mr. Martini), H.B. Warner (Gower), Sarah Edwards (Mrs. Hatch); produzione: Frank Capra/Liberty Films per RKO; origine: USA – 1946; durata: 125′.
Trama
Bedford Falls, Stati Uniti. Notte di Natale 1945. In paradiso decidono di mandare l’angelo di seconda classe Clarence (Travers) a soccorrere l’infelice George Bailey (Stewart), al quale è successo di tutto. A dodici anni, nel 1919, salva il fratello Harry dall’annegamento e resta sordo da un orecchio. Commesso nell’emporio di Gower, rimedia ad un errore del padrone e salva la vita di un bambino. Diventato adulto si iscrive all’università, conosce la bella Mary Hatch (Reed) che gli rimarrà accanto tutta la vita. Morto il padre, proprietario di un istituto bancario che presta denaro ai meno abbienti perché possano permettersi di acquistare una casa, deve rinunciare agli studi e al suo grande sogno di girare il mondo, per contrastare le mire del bieco affarista Potter, il quale vorrebbe far chiudere la compagnia di famiglia.
Finita la guerra, gli capita un guaio che potrebbe rovinarlo: il vecchio zio Billy smarrisce 8.000 dollari da depositare in banca. Disperato, Bailey è costretto a chiedere aiuto a Potter, che invece lo denuncia per furto, minacciando di mandare in fallimento la compagnia. George non vede altra via d’uscita che il suicidio. Decide di gettarsi da un ponte, ma mentre sta precipitando nell’acqua interviene Clarence che lo salva e , sentendolo esclamare che preferirebbe non essere mai nato, gli mostra quel che sarebbe di Bedford Falls senza di lui: si chiama Potterville, il fratello di George è morto, Gower ha perso il negozio ed è costretto a mendicare per strada, lo zio Billy è finito all’ospizio e Mary, ormai zitella, fa la bibliotecaria sognando l’amore che non incontrerà mai. George capisce e chiede al cielo di essere perdonato. I concittadini, grati a George che è sempre stato generoso con loro, anche quando non potevano pagare puntualmente le rate dei prestiti, fanno una colletta per restituire gli 8.000 dollari e tutto torna come prima. Clarence viene premiato e ottiene le ali da angelo di prima classe.
Frank Capra e la grande commedia americana
Nato a Bisacquino, in provincia di Palermo, il giovane Francesco Rosario Capra diventa emigrante e parte in cerca di fortuna negli Stati Uniti. Dopo una lunga gavetta diventa regista. Nel 1928, con l’avvento del sonoro firma un contratto con la neonata Columbia Pictures, in cerca di affermazione in un mercato cinematografico dominato da 5 majors (MGM, Warner Bros., Paramount, 20th Century Fox, RKO). Tale contesto concede a Capra un’autonomia e un controllo insoliti a quei tempi sui suoi progetti, che cura nei minimi particolari, intervenendo spesso in modo determinante anche nella scrittura del copione. Dotato di grande abilità tecnica, egli sa circondarsi di collaboratori di talento, pienamente consapevole com’è che per realizzare un prodotto di qualità, appetibile per il pubblico, sia necessario l’apporto di tutti coloro che lavorano sul set.
Dopo l’apprezzato Signora per un giorno (1933), che gli vale la prima candidatura all’Oscar come miglior regista e del quale trent’anni dopo girerà l’acclamato remake Angeli con la Pistola, arriva finalmente il successo tanto sperato, seguito da un aneddoto poco piacevole. Nel 1934 il regista è protagonista di una gaffe entrata nella storia dei premi Oscar: quando Will Rogers, scelto per annunciare la statuetta al miglior regista esclama: “Alzati e vieni a prenderlo Frank!”. Capra balza in piedi, dirigendosi solennemente verso il palco ma i riflettori, dopo un attimo di esitazione, illuminano il suo omonimo Frank Lloyd, eletto miglior regista dell’anno per il film Cavalcata. Al deluso Capra non rimane che tornare a sedere, tra le risatine degli astanti.
L’umiliazione e la rivincita
Nella sua autobiografia, Il nome sopra il titolo, commenta così l’episodio: “Avrei voluto strisciare sotto il tappeto come un verme e mi sentivo proprio come un verme quando riuscii a sedermi. Gli amici al mio tavolo piangevano”. Nel 1935 non c’è dubbio, con Accadde una Notte l’italo-americano si toglie la soddisfazione di vincere non solo come miglior regista dell’anno, ma anche tutti i premi principali (film, sceneggiatura, attore e attrice protagonisti), stabilendo un primato che verrà eguagliato oltre quarant’anni più tardi da Qualcuno volò sul nido del cuculo.
È l’inizio di un periodo d’oro per Capra, che riesce a rappresentare come nessun altro il decennio caratterizzato dalla Grande Depressione, ma anche dal New Deal di Franklin D. Roosevelt, coniugando spesso l’iniziale disperazione con la speranza e un contagioso ottimismo, che fa innamorare il pubblico. Seguono pellicole memorabili come È arrivata la felicità (1937) che gli vale il secondo Oscar come miglior regista, riconosciuti regolarmente anche come successi commerciali: con L’eterna illusione il regista siciliano si aggiudica il terzo Oscar della carriera e nello stesso anno, Mr. Smith va a Washington (1939), ancora con James Stewart straordinario protagonista, si afferma come il secondo incasso della stagione negli Stati Uniti, fallendo l’Oscar solo perchè travolto dal ciclone Via col Vento.
Il commento del redattore
La vita è meravigliosa arriva nel 1946, dopo il passaggio di Frank Capra alla RKO. Lo studio gli propone il racconto di Philip Van Doren Stern. Al regista la storia piace, ma nessuna sceneggiatura, sulla quale si alternano grandi scrittori come Dalton Trumbo, gli sembra convincente. Decide a quel punto di mettersi in proprio: affida un nuovo copione scritto da lui a Frances Goodrich e Albert Hackett, produce il film con la Liberty Films (società di produzione fondata da lui con William Wyler e George Stevens), forte dell’appoggio della RKO, scritturando James Stewart come protagonista. Mai scelta si rivela più felice. Più tardi dichiarerà senza alcun imbarazzo: “Pensavo che sarebbe stato il mio film più grande o meglio, che sarebbe stato il più grande film mai realizzato”.
Le due ore de La vita è meravigliosa, costruite passo passo con abilità sopraffina mostrano una totale sicurezza e sprizzano una tale energia che giustificano il suo orgoglio. Non è forse il suo film migliore ma certamente è il più coraggioso e inventivo, anche a voler considerare solo l’episodio finale della vita immaginata senza George (una cupa e inconsueta variazione drammatica, girata in uno splendido bianco e nero pieno di contrasti, merito anche dei direttori della fotografia Walker e Biroc). Ottime come sempre le caratterizzazioni dei personaggi secondari, come quello di Violet, interpretato da Gloria Grahame. L’idea del mondo alternativo e peggiorato verrà ripresa diverse volte da film successivi, come ad esempio in Ritorno al futuro Parte II da Robert Zemeckis.
La vita è meravigliosa è il classico film di Natale per tutta la famiglia, da gustarsi nel calore della propria casa magari bevendo cioccolata calda. Buona visione e Buon Natale.
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Una fiala di ottimismo quando ti senti giù!!! Fantastico