Ci hanno tenuto compagnia con le loro avventure fantastiche e colorate, personaggi indimenticabili e caratteristici, musiche e canzoni che ci sono rimaste impresse nella memoria, dall’avvento dell’animazione nella storia del cinema nel 1892 con il theatre optique di Emile Reynaud, la visione di un film è diventata finalmente un sogno variopinto da vivere ad occhi aperti.
Il primo vero film d’animazione si deve a Emile Cohl il regista di Fantasmagorie, distribuito il 17 agosto del 1908, in cui si vede una figura stilizzata che si muove su uno schermo nero simile ad una lavagna e incontra degli oggetti che cambiano forma, come un ragno che diventa una figura umana o si ritrova in una sala di un cinema di cui non riesce a vedere lo schermo a causa di un’enorme cappello sulla testa di una gran dama, e in cui appaiono anche le mani del disegnatore.
Per dare onore a tutti quei titoli che negli anni ci hanno stupito, ho pensato di dividere questa rubrica dedicata ai film di animazione in base alla casa di produzione poichè troppe erano le opere tra cui scegliere e difficilissima la selezione: Disney, Pixar e Dreamworks.
Per quanto riguarda però i titoli Disney, è doveroso fare un ulteriore suddivisione, poichè non si possono paragonare opere che hanno diverse caratteristiche nella tecnica d’animazione, ovverosia cartoni creati con la tecnica tradizionale di un tempo o la moderna CGI, così questa volta ti parlerò dei dieci migliori film d’animazione nel periodo Disney che va dall’epoca d’oro fino al cosiddetto rinascimento (1937-1998/99).
10-Biancaneve e i sette nani (1937)
Basato sull’omonima fiaba dei fratelli Grimm, Biancaneve e i sette nani è il primo lungometraggio prodotto dalla Walt Disney Production, il primo film in rodovetro (un particolare foglio trasparente in acetato di cellulosa sul quale il disegno dell’animatore viene stampato sopra e poi dipinto, questo procedimento si svolge per ogni singolo frame che comporrà la sequenza animata di un cartone animato. fonte: wikipedia) nella storia della cinematografia, prima pellicola d’animazione prodotta negli USA e il primo completamente a colori, proiettato per la prima volta il 21 dicembre 1937 diventò la produzione con il maggior incasso quell’anno.
Ad eccezione dei sette nani e della regina, tutte le figure umane sono state disegnate ricalcando fotogramma per fotogramma pellicole in cui erano stati filmati gli attori in carne ed ossa intenti a recitare la loro parte e animati con la tecnica del rotoscopio. Il ruolo di Biancaneve fu affidato a Marjory Belcher (o Champion), figlia di un maestro di ballo, la quale successivamente interpreterà anche la Fata Turchina in Pinocchio, ma resta il fatto che la figura di Biancaneve diventerà il modello per tutte le principesse Disney successive.
Per dare l’impressione che il film fosse stato girato usando l’idioma della nazione in cui veniva visto, Walt Disney pretese che le scritte, come i nomi dei nani sui lettini o le copertine dei libri, fossero tradotti in varie lingue, ed ebbe grande influenza per quanto riguarda le scelte effettuate per i personaggi dei nani, nati dopo una lunga fase di lavoro, e offrì cinque dollari alla sua squadra di creativi per ogni gag che questi personaggi avrebbero interpretato (la paga dell’epoca era di 60 dollari al mese).
Per Biancaneve e i sette nani, a Walt Disney fu conferito l’Oscar Onorario nel 1938 perchè il titolo è “una significativa innovazione sullo schermo che ha affascinato milioni di persone ed è stato il pioniere in un importante campo dell’intrattenimento” e fu presentato alla 6° Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia dove conquistò il Grande trofeo d’arte della Biennale.
Grazie al grande successo ottenuto, Walt Disney costruì un nuovo studio a Burbank e decise di continuare a produrre lungometraggi animati. Con un incasso mondiale di 6,5 milioni di dollari nel 1939 Biancaneve e i sette nani diventò il film sonoro di maggior successo di tutti i tempi mentre, tra edizione originale e riedizioni, ha avuto un incasso di 416 milioni di dollari, uno dei primi dieci incassi della storia del cinema USA. Inoltre, ha ispirato la MGM a produrre il capolavoro del 1939 Il mago di Oz.
9-Pinocchio 1940
Come poteva mancare in questa rubrica il film d’animazione dedicato al famoso burattino nostrano le cui avventure sono state raccontate da Carlo Collodi? Considerato da molti il capolavoro tecnico di Walt Disney, anche se in quel periodo era stato molto impegnato con la produzione di Fantasia, e uno dei migliori film d’animazione di tutti i tempi, si è conquistato due Oscar, miglior canzone (Una stella cade) e miglior colonna sonora (ci riuscirono Mary Poppins nel 1964 e La sirenetta nel 1989), e vanta un rarissimo 100% su Rotten Tomatoes, che così lo definisce:
“Ambizioso, avventuroso, e talvolta spaventoso, Pinocchio rappresenta l’apice dei lavori della Disney, magnificamente realizzato ed emotivamente risonante.”
L’uscita del film però fu quasi un flop, non riuscendo a bissare il successo di Biancaneve e i sette nani e costato il doppio (2.289.247 dollari), anche a causa delle nubi di guerra che si stavano avvicinando e che impedirono la diffusione in Europa e Asia, ne incassò circa 1.900.000, ma ottenne comunque recensioni molto positive. Anche se molti lo considerano solo un racconto di morale per bambini in cui si insegna che solo il duro lavoro porta ricompense, dalla narrazione e una grafica cupa e dark, tanti hanno elogiato Pinocchio nel corso del tempo, tra cui Archer Wensten, critico con il primo lungometraggio Disney, che disse:
“I difetti che si trovavano in Biancaneve non esistono più. Scrivendo di Pinocchio, sei limitato soltanto dalla tua capacità di esprimere entusiasmo”
Per creare i personaggi si partì con modelli tridimensionali in argilla che i disegnatori potevano sfruttare per disegnare i personaggi nelle varie posizioni, ma per animare gli oggetti che si muovevano, come i carri, e seppur l’avessa già usata per Biancaneve, Walt Disney era contrario al rotoscopio ma fu necessario per rendere realistici i movimenti. Inoltre, se in precedenza veniva colorata la pellicola in cui vi erano stati ripresi gli attori, questa volta gli animatori scelsero di usarli solo come spunto e di disegnare tutte le scene a mano. (per questo si parla di tecnica tradizionale + live action e non di rotoscope).
Grande nota di merito nella realizzazione di Pinocchio va agli animatori degli effetti speciali, i quali creano tutto quello che è in movimento tranne i personaggi (charatter animators), e che ci hanno regalato le splendide scene con le onde del mare dai toni impressionisti ma dall’effetto realistico, grazie anche alla partecipazione al film dell’animatore astratto Oskar Fischinger che si occupò della “polvere di fata” della bacchetta, e di una grande cura nei dettagli dopo che l’animazione era stata trasferita sui rodovetri.
Infine, quello che non va dimenticato di questo film, è stata la sua capacità di entrare nell’immaginazione collettiva, che ormai vede il burattino di legno creato da Collodi con le fattezze di quello prodotto da Disney.
8-Dumbo, l’elefante volante 1941
Se c’è un film d’animazione che ha fatto lacrimare tanti adulti e non solo, quantità superata solo dalla scena della morte della mamma di Bambi che debutterà l’anno successivo, è il piccolo elefante dalle grandi orecchie Dumbo. In difficoltà finanziarie dopo i flop europei di Pinocchio e Fantasia, il film fu prodotto in low budget per cercare di incrementare i guadagni, quindi anche l’animazione fu molto limitata, soprattutto inferiore alle due produzioni precedenti, ma ci si concentrò soprattutto sulla recitazione, sfruttando anche elefanti in carne e zanne portati negli studios in modo che gli animatori potessero studiarne i movimenti.
Contro tutte le aspettative, Dumbo incassò 1,6 milioni di dollari a fronte di una spesa di 950.000 dollari, diventando il maggior incasso Disney del decennio e il terzo film animato a produrre profitti per la casa del topo, e si conquistò un Oscar per la miglior colonna sonora nel 1942, al suo debutto ebbe recensioni molto positive e su Rotten Tomatoes ha una valutazione di 98%, anche se molti all’epoca si offesero per i corvi, vedendo in loro un’offesa alla cultura afro-americana degli anni ’30 e ’40 per il loro numero di musica jazz.
7-Cenerentola 1950
Il trailer originale:
I sogni son desideri, Di felicità, Nel sogno non hai pensieri, Ti esprimi con sincerità, Se hai fede chissà che un giorno, La tua sorte non ti arriderà, Tu sogna e spera fermamente, Dimentica il presente, E il sogno realtà diverrà.
Chi non ha canticchiato almeno una volta questa canzone, “l’inno” per eccellenza dell’Universo Disney, che la sfortunata Cenerentola intonava davanti ad un gruppetto di spettatori composto di animali, la giovane di cui ci viene raccontato la prima volta nella fiaba Cendrillon di Charles Perrault da cui il film animato è stato tratto.
In quel periodo l’azienda stava attraversando un brutto periodo economico e Cenerentola ottenne un grande profitto al botteghino, fu il maggior incasso nel 1950, e recensioni molto positive, nonostante la sua qualità tecnica non fosse riuscita ad eguagliare quella dei classici precedenti. Per molti, infatti, se il film non avesse avuto la fortuna sperata la Disney sarebbe fallita, ma grazie a questo successo si continuò a produrre film animati e nacque l’idea per il famoso parco DisneyWorld in Florida, in cui è ben riconoscibile il castello che appare in Cenerentola.
Personaggi sviluppati con estrema attenzione, scenari dettagliati e una progettazione puntigliosa, accompagnati da canzoni che fanno da colonna portante alla storia sono caratteristici di questo film animato girato con la tecnica del rotoscopio e, sfruttando gli insegnamenti tratti dopo la lavorazione di Pinocchio, in cui i movimenti sono fluidi e scorrevoli. Fu creato un nuovo effetto speciale, il riflesso del volto di Cenerentola sulle bolle di sapone, e Walt Disney volle che, nelle scene in cui appare la fata, si aumentasse il luccichio per dare al tutto un alone più magico, chiamato successivamente in gergo cinematografico “Polvere Disney”.
Per la colonna sonora Walt Disney si affidò alla Tim Pan Alley, l’industria musicale di New York specializzata in stampa di spartiti e scrittura di canzoni che dominava il mercato della musica popolare in nord America, e le canzoni furono interpretate da Ilene Woods, contattata direttamente da Walt Disney dopo aver ascoltato un suo demo, che giudicava la sua voce “con il tono giusto da favola“.
6-Alice nel paese delle meraviglie 1951
Forse il mio titolo Disney preferito, tratto dal libro di Lewis Carroll Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, per Walt Disney non fu la prima volta che si occupava di questo personaggio. Nel 1923, quando Walt era un giovane regista ancora sconosciuto, lavorava per la Laugh-O-Gram e ideò un cortometraggio ispirato alle avventure di Alice in cui appariva una giovane, l’attrice Virginia Davis, interagire con un animato mondo magico; purtroppo quell’anno lo studio fallì e il corto non uscì mai nelle sale.
Walt Disney non era certo tipo da scoraggiarsi e così, nel suo girovagare per trovare un’altra occupazione, portava con sè il suo corto come demo fino a quando la Winkler Pictures accettò di farne una serie intitolata Alice Comedies, prodotta dal 1924 al 1927. Già nel 1932 Walt Disney avrebbe voluto portare le avventure narrate da Carroll al cinema, anche se nella sua idea iniziale avrebbe voluto produrre un live action con protagonista Mary Pickford, ma dovette attendere la fine della guerra per poter iniziare i lavori.
Ancora fermo sulla sua idea iniziale, Walt Disney avrebbe voluto che Alice nel paese delle meraviglie fosse girato con la tecnica live action unita all’animazione e usando il processo a vapori di sodio (a volte indicato come schermo giallo, è una tecnica di pellicola fotochimica per combinare attori e filmati di sfondo. fonte https://it.qaz.wiki/wiki/Sodium_vapor_process), ma poi alla fine si convinse che per rendere giustizia al lavoro di Carroll il film dovesse essere completamente animato.
Ma l’ammirazione per l’opera di Carroll da parte di Walt Disney è palese anche per quanto riguarda la colonna sonora, per cui pretese i migliori cantautori al fine di rendere giustizia anche alle poesie e ai versi scritti dall’autore, parole fantasiose su cui le canzoni dovevano venir costruite. Ne furono create 30 e gran parte di loro, seppur per brevi momenti, furono utilizzate nel film
All’uscita nelle sale Alice nel paese delle meraviglie non ebbe un grande successo al botteghino, guadagnando meno di quello che era costato (2,4 milioni per un costo di 3), e per lungo tempo non fu più proiettato sul grande schermo, inoltre Walt Disney fu accusato di aver americanizzato l’opera di Carroll, critica a cui lui rispondeva dicendo di aver prodotto un film per famiglie e non per critici letterari.
5- La spada nella roccia 1963
Basato sul romanzo omonimo di T.H. White, La spada nella roccia ebbe successo al botteghino diventando il sesto film di maggior incasso nel 1963, ma fu anche l’ultimo creato con la supervisione di Walt Disney, il quale morì pochi anni dopo (15 dicembre 1966), e non fu molto gradito alla critica che considerava il film privo di una trama “solida”.
La spada nella roccia, dopo La carica dei 101 (1961) e Goliath (1960), fu animato in xerografia, tecnica che permise alla Disney di continuare a produrre film animati diventati oramai costosi, tecnica che “consisteva nel fotocopiare direttamente sulle cel i disegni degli animatori, risparmiando sull’inchiostrazione, motivo per cui il film conserva il tipico stile “schizzato” dei bozzetti a matita.” (fonte :http://www.ilsollazzo.com/c/disney/scheda/TheSwordInTheStone)
Per la prima volta però, la morale che di solito accompagna ogni storia Disney sconvolge il modo in cui era sempre stato rappresentato il periodo medievale, cavalleresco e romantico, mostrandoci ed evidenziando il potere dell’istruzione in un mondo di cavalieri ricchi ma ottusi e ignoranti, anche se questo per molti fece perdere alla pellicola quell’alone fiabesco.
Eppure nella storia, invece di raccontare le imprese eroiche del futuro re Artù, si preferisce concentrarsi sulla gioventù del giovane Semola e sugli insegnamenti di Merlino, i quali permettono al giovane di avere diverse prospettive sulla realtà invece che sempre e solo quella “classista” e limitata impartita dalla sua famiglia adottiva, saggezza infusa attraverso l’esperienza diretta che avveniene solo grazie alla magia del suo maestro.
Costruito a sketchs uniti da un filo conduttore, quello che rimane più impresso dell’intera storia sono infatti gli insegnamenti che Semola apprende vivendo in prima persona le esperienze di vari animali, ogni volta imparando una preziosa lezione utile per il suo ruolo futuro, quei momenti fiabeschi e ricchi di magia che fanno sembrare molto lontane le future battaglie del re.
Ma è anche impossibile dimenticare le divertenti interazioni tra Merlino e il gufo brontolone Anacleto, o la lotta di magia che il mago deve sostenere contro la temibile Maga Magò, tante situazioni divertenti e personaggi che molti avrebbero voluto rivedere protagonisti magari di altri film o serie, prestandosi degnamente per eventuali spin off, ma che la Disney (fortunatamente) non ha voluto spremere fino all’osso come invece ha tristemente fatto con altre produzioni.
4- Taron e la pentola magica 1985
Forse non tutti sapranno che J.R.R. Tolkien non era propriamente un fan della Disney, considerando le produzioni troppo lontane dalla sua idea di racconto fantastico, e a lungo ha negato la licenza alla casa di Topolino dei suoi libri, temendo che se ne discostassero troppo con rielaborazioni che non avrebbe gradito. Alla fine, fu Ralph Bakshi ad ottenere la licenza per dirigere un film animato su Il Signore degli anelli, versione fedele del racconto ma graficamente poco apprezzato.
Forse animati da un pizzico di invidia, o colpiti dal tratto cupo che forse rappresentava meglio lo stile letterario fantasy, alla Disney si pensò di rielaborare i primi due capitoli dei cinque libri che compongono la saga Le cronache di Prydain di Lloyd Alexander, di cui acquistarono i diritti e così nacque Taron e la pentola magica, uno dei pochi titoli Disney dalle atmosfere oscure e tetre.
Durante la produzione di Taron e la pentola magica vi furono molti cambiamenti all’interno della Disney e il titolo ne risentì fortemente. Primo su tutti il cambio di CEO della Walt Disney Company, che fino ad allora era Ron Miller genero di Walt, rimosso dal nuovo gruppo dirigente per mettere Michael Eisner e Frank Wells, i quali nominarono a capo dei reparti filmici il nipote di Walt Roy e Jeffrey Katzemberg, che non gradirono l’impronta data al film.
E così Katzemberg, considerando la storia troppo tetra, eliminò dodici minuti di pellicola per lui troppo violenti, senza pensare che in quelle scene davano informazioni per il corretto scorrimento della trama, fatto che non piacque agli animatori che dovettero rielaborare alcune parti per dare al tutto un senso.
Inoltre, fino a Le avventure di Bianca e Bernie (1977), i film Disney prodotti avevano la firma dei famosi Nine Old Men, come vengono ricordati i 9 animatori storici della casa di Topolino (Les Clark, Ollie Johnson,Frank Thomas, Wolfgang Reitherman, John Lounsbery, Eric Larson, Ward Kimball, Milt Kalh e Marc Davis), mentre in Red e Toby Nemiciamici (1981) ci fu il cambio con la nuova generazione di artisti, i quali per la prima volta curavano una produzione senza la supervisione dei loro maestri; tra di loro un giovane Tim Burton e John Lasseter.
Resta il fatto che, seppur Taron e la pentola magica non abbia avuto successo sia al botteghino che di critica ma anzi portò quasi il settore animazione della Disney al fallimento, sia un film dalle atmosfere suggestive e, grazie al Cinemascope, si viene immersi nel mondo magico ricco di immagini colorate e tetri castelli, arricchito da una trama a tratti horror e privo di canzoni, primo caso nelle produzioni Disney, e in cui, per la prima volta, viene usata la computer grafica, tecnica sfruttata qualche anno prima in Tron.
3- Il Re Leone 1994
Che questo titolo abbia raccolto un grande successo di critica e al botteghino è indubbio, vanta due Oscar (Miglior colonna sonora a Hans Zimmer e miglior canzone a Elton John e Tim Rice per Can you feel the love tonight) e il Golden Globe per miglior film commedia o musicale, film d’animazione tradizionale di maggior incasso nella storia della cinematografia con 968 milioni di dollari, e film in 2D di maggior successo negli USA, al debutto ci fu una massiccia campagna di marketing che incluse Mattel, Burger King, Nestlè e molti altri, pubblicità che portò alla Disney 214 milioni di guadagno in giocattoli solo a Natale, superando il miliardo di dollari con la vendita dei prodotti legati al titolo.
Ma Il Re Leone non è stato esente da accuse di plagio. Come saprai infatti, la pellicola venne considerata, sia per alcune inquadrature che per composizione, molto simile alla serie animata famosa negli anni 60 Kimba il leone bianco, la Disney ha sempre liquidato la faccenda affermando che le similitudini sono solo coincidenze, ma resta il fatto che Yoshihiro Shiminuzi, il creatore di Kimba per la Tezuka Production, aveva rifiutato di combatterli perchè “siamo una piccola, debole società…gli avvocati della Disney sono tra i primi venti del mondo!”.
Circa 600 animatori, artisti e tecnici presero parte al progetto prendendo come spunto, come era già stato fatto per Bambi, sia dalla flora rispettando i paesaggi modellati sul Parco Nazionale del Kenya più volte visitato dalla squadra, che dalla fauna selvatica la quale veniva ripresa a distanza per studiarne i movimenti. Cinque di loro lavorarono per la scena della fuga degli gnu della durata di due minuti e mezzo per ben due anni, moltiplicando figure degli animali in fuga creati in 3D, modificate per rispettare l’animazione tradizionale, a cui dettero dei movimenti casuali per rappresentare il vero movimento di una mandria in fuga.
Per rispettare il realismo nel ricostruire la vita animale, fu chiamato come consulente il noto esperto Jim Fowler, che aiutò la squadra fornendo preziose informazioni sul comportamento animale permettendo loro di creare protagonisti reali sotto ogni prospettiva.
Naturalmente parlando de Il Re Leone, non posso non toccare l’argomento della colonna sonora, compito che fu affidato al paroliere Tim Rice, al lavoro su Aladdin con Alan Menken, suggerì Elton John come compositore, proposta subito accettata dai produttori; in realtà, Rice aveva prima chiesto a Benny Anderson degli ABBA, ma questi aveva dovuto rifiutare perchè impegnato con un musical. Le canzoni scritte sono cinque dal duo sono Il cerchio della vita/ Circle of life, Voglio diventare presto un re/ I just can’t wait to be a king, Sarò re/ Be prepared, Hakuna Matata e L’amore è nell’aria stasera/ Can you feel the love tonight, che Elton John canta nei titoli di coda. La colonna sonora fu affidata a Hans Zimmer il quale sfruttò sonorità provenienti dalla tradizione africana.
Uscita a fine maggio del 1994, la colonna sonora de Il Re Leone fu il quarto album più venduto quell’anno secondo Billboard 200 e la più venduta, l’unica di un film d’animazione che può fregiarsi della certificazione diamante (10X platino). La canzone Il leone si è addormentato portò però una denuncia alla Disney, poichè gli eredi di Solomon Linda, colui che compose la canzone originale Mbube nel 1939, nel 2004 chiesero un sostanzioso risarcimento, raggiungendo poi un accordo nel 2006 per una cifra tenuta riservata.
2-Il gobbo di Notre-Dame 1996
Ho personalmente voluto questo titolo in questa lista poichè anche questo è un film animato con una storia tetra in cui si affrontano argomenti maturi come la lussuria o l’infanticidio, ma che la Disney ha saputo narrare con delicatezza riuscendo alla perfezione ad adattare il romanzo di Victor Hugo ad un pubblico di bambini. Chi non si è innamorato dello sfortunato Quasimodo, il deforme campanaro della cattedrale di Notre-Dame, dall’aspetto grottesco ma dal cuore immenso?
Anche per Il gobbo di Notre-Dame ci fu una preparazione maniacale al progetto, con gli artisti e i registi Disney che si recarono a studiare la cattedrale, usufruendo anche di permessi speciali con cui potevano visitare zone chiuse ai turisti, ma anche soppralluoghi dove una volta si trovava la Corte dei Miracoli. Ma forse l’aspetto più difficile di tutta la progettazione fu il dare un “volto cinematografico” al deforme Quasimodo, questione che fu risolta grazie alla grande esperienza degli artisti Disney nella caricatura, i quali riuscirono a donare una tale espressività che agli occhi degli spettatori il campanaro appariva molto più simile ad un “tenero animale divertente” ma dall’interpretazione umana e soprattutto credibile, quindi instillando e stimolando l’empatia verso quel personaggio.
Seppur considerato il titolo più cupo della Disney, al debutto Il gobbo di Notre-Dame ottenne grandi consensi sia di pubblico che di critica, anche se alcune parti del romanzo di Hugo furono cambiate, prima su tutto creando tre protagonisti principali, Quasimodo, Esmeralda e Febo senza soffermarsi solo sul deforme campanaro come già era stato fatto in tutte le produzioni cinematografiche legate al titolo, alcuni personaggi furono eliminati inoltre, per non turbare fedi religiose, Frollo fu trasformato in un giudice arcidiacono.
Il Daily Mail scrisse: “il film più cupo della Disney, pervaso da un’atmosfera di tensione razziale, bigottismo religioso e isteria di massa”, tematiche quanto mai attuali, sarà per questo che la Disney avrebbe annunciato nel 2019 il remake de Il gobbo di Notre-Dame?.
Piccola curiosità: Il gobbo di Notre-Dame è il primo Classico Disney ad avere una scena dopo i titoli di coda, in cui si vede Hugo il gargoyle che ci saluta allegramente, abitudine che verrà ripresa in altri lungometraggi.
1- Mulan 1998
Sintesi e stilizzazione sono state le parole d’ordine alla base di questa produzione, le quali rappresentano bene l’intenzione della Disney di presentare un prodotto che portasse lo spettatore dentro atmosfere orientali fin dal primo istante, con lo scopo di raccontare al meglio le imprese di Hua Mulan, l’eroica protagonista di un’antica leggenda cinese. Finalmente, ma già lo si era fatto con Pocahontas, si inizia a rappresentare giovani donne che con coraggio prendono in mano le redini della loro vita per raggiungere i loro obiettivi e non più dolci principesse da salvare, caratteristica che fortunatamente resterà anche negli anni a venire.
Come ci dice The Disney Compendium: “Mulan porta quindi ai massimi livelli uno dei dodici principi dell’animazione, codificati da Frank Thomas e Ollie Johnson nel loro libro del 1981 The Illusion of Life: per la precisione il terzo, chiamato Staging, che suggerisce di disporre gli elementi sulla scena nel modo più chiaro possibile, in maniera da indirizzare l’attenzione dello spettatore nei punti desiderati.” (fonte: http://www.ilsollazzo.com/c/disney/scheda/Mulan)
Se ne Il gobbo di Notre-Dame gli animatori avevano dovuto adattare le fattezze di Quasimodo, in Mulan la Disney avrebbe dovuto affrontare il tema della guerra in un lungometraggio dedicato ai bambini, riuscendo con successo nell’impresa perchè, seppur l’argomento bellico pervade tutta la storia del film, non viene mai mostrata apertamente e, anche nella scena in cui gli Unni, ben 2000 soldati riprodotti con il software Attila il quale rendeva i loro movimenti autonomi, Mulan non colpisce direttamente loro con il razzo ma una rupe provocando così una frana.
Anche se la storia ruota intorno a Mulan, molto importanti nel film sono le spalle comiche rappresentate dal grillo Cri-Kee, di cui si dice che nessuno dal regista al comparto animatori lo voleva, o dal trio di soldati che accompagnano la giovane, ma primo su tutti il simpatico co-protagonista (possiamo anche definirlo così) draghetto Mushu, in realtà non presente nella storia originale ma fortemente voluto dal regista.