Mancavano ancora loro all’appello, ma finalmente i Cure arrivano sul grande schermo e portano al cinema un po’ di sano Rock gotico
Si è fatto un film sui Queen, uno su Elton John, un nuovo documentario (che si aggiunge alla lunga lista) su David Bowie, un altro film su Madonna, che ancora non sappiamo se vedrà mai la luce. Di pochi mesi fa è poi la notizia di un biopic sui Sex Pistols, band icona del punk anni ’70. E sembra che proprio il punk sia il grande protagonista di questo 2019, dato che un’altra band simbolo del genere arriva al cinema: i Cure.
I Cure sono un gruppo particolare, forse anche un po’ difficile da amare. Quello che colpisce della band è fondamentalmente il look: capelli neri cotonati e sparati in aria, matita intorno agli occhi, rossetto rosso. Un perfetto stile dark, prima che andasse di moda, uno stile gotico e un po’ inquietante che è stato poi imitato e reso celebre da moltissime altre band successive, soprattutto della musica new wave e del rock alternativo: esempi lampanti sono gli Smashing Pumpkins o i Placebo. Insomma, dei Cure si conosce prima l’aspetto estetico e poi si va a scoprire la musica. Lo stesso Robert Smith, leader del gruppo, dichiarò in un’intervista che probabilmente anche la Hansa Records, prima etichetta discografica con cui firmarono un contratto: “era interessata principalmente al nostro look. Non credo che abbiano nemmeno ascoltato la nostra cassetta – gli è solamente piaciuta la foto!“.
Poi si cominciano ad ascoltare le canzoni e ci imbattiamo in pezzi come Boys don’t cry, una brano saltellante ed energico che, non solo fa a pugni con l’aspetto decadente del gruppo, ma ti rimane anche inevitabilmente in testa. Bello ricordare che anche il grande Bertolucci l’ha inserita in una scena del suo ultimo film Io e te (2012).
Da apprezzare anche il video, divertente come quello di Friday I’m in love, altra canzone che ti coglie un po’ di sorpresa quando si parla di Cure. Insomma, di canzoni carine i Cure ne hanno fatte tante, incluse Pictures of you e Just like heaven giusto per citare le più famose. E poi si scoprono canzoni come Lullaby, che ti aprono un mondo. Un brano con uno degli intro più memorabili di sempre. Video inquietante al punto giusto, testo che si offre alle più svariate interpretazioni: un’allegoria del passato da tossicodipendente di Robert Smith, una rappresentazione dei suoi peggiori incubi o della sua fobia verso i ragni.
Dopo più di quarant’anni di carriera
i Cure arrivano anche nei cinema di tutto il mondo l’11 luglio con The Cure: Anniversary 1978-2018 Live In Hyde Park London, live celebrativo e testimonianza dell’enorme concerto del 2018 a Londra. Il concerto-film è stato registrato in Dolby 5.1, curato dallo stesso Robert Smith e diretto da Tim Pope, storico collaboratore della band: “Ho lavorato con Robert per 37 dei 40 anni della band, e, avendo girato per il gruppo anche ‘In Orange’, in 35 millimetri, nel 1986, volevo che gli spettatori, al cinema, sentissero di essere nel bel mezzo dell’azione, nel cuore della musica“.
Il leader Robert Smith parla così del concerto: “E’ stato il modo perfetto per festeggiare i quarant’anni di carriera. E’ stato un giorno favoloso che nessuno di noi dimenticherà“.
Dal 6 giugno sono aperte le prevendite. Cosa aspetti?
Per altre informazioni, anche su ulteriori proiezioni italiane, lascio qui il link del sito: The Cure: The film