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I Bitcoin nell’interesse di Kim Jong-Un. C’è la Corea dietro ai furti?

Valentina Paradiso 8 anni fa Commenta! 2
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Il dittatore coreano Kim Jong-Un è tristemento noto per la sua passione nel lanciare missili nucleari e per la forte tensione con i Paesi occidentali. Secondo l’intelligence sudcoreana però è anche dietro agli ultimi furti di bitcoin avvenuti da febbraio di quest’anno, segno che il dittatore non disdegna la tecnologia informatica per raggiungere i suoi scopi.

Secondo la BBC sono stati rubati ben 7 milioni di dollari in bitcoin, diventati a causa della forte salita della criptovaluta ben 82,7 milioni. Un ingente capitale con cui finanziare la corsa agli armamenti nucleari.

La Corea del Nord infatti è sottoposta a pesanti sanzioni economiche, e gli attacchi informatici potrebbero essere l’escamotage trovato da Kim Jong-Un per bypassare le sanzioni fiscali. Per questo motivo alcune fonti affermano che in giro per il mondo ci sarebbero oltre seimila hacker istruiti direttamente da Pyongyang.

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Come ha collezionato Kim Jong-Un un tale tesoro in bitcoin?

A febbraio è stato messo a punto un attacco a Bithumb.com, il quarto sito al mondo per dimensione dedicato al trading di criptovalute.  L’attacco hacker ha compromesso i dati personali di oltre 31 mila utenti, il 3% degli iscritti al sito. Per restituire i dati personali sono stati chiesti diversi milioni, ovviamente in bitcoin. Non è stata mai rivendicata la paternità dell’attacco, per cui l’intelligence sudcoreana pensa proprio al governo nordcoreano come autore.

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