Dal 7 aprile al 1° settembre, il Museo della Grafica di Pisa ospita una mostra in onore del grande regista del brivido Alfred Hitchcock
“Non c’è terrore in uno sparo, ma solo nell’attesa di esso“. Così amava dire Alfred Hitchcock, maestro indiscusso del cinema di suspense. I suoi film sono diventati capolavori intramontabili, che ancora oggi non falliscono nel farci rabbrividire di terrore e che hanno ispirato generazioni di registi e di generi, dagli slasher movie ai catastrofici, molto di moda negli anni ’60-’70. Sarà per questo che, nonostante siano passati quasi quarant’anni dalla sua morte, il regista continua a far parlare di sé: i suoi capolavori ritornano in sala, vengono realizzati film sulla sua vita e pubblicati libri sulla sua carriera cinematografica.
Dal 7 aprile, il Museo della Grafica di Pisa presenta Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures, una mostra curata dal critico Gianni Canova e prodotta e organizzata da ViDi. Attraverso più di settanta fotografie e altrettanti contenuti speciali provenienti dagli archivi della Major americana, il pubblico verrà condotto nel backstage dei più famosi film hitchcockiani e potrà scoprire particolari, curiosità sulla realizzazione delle scene più celebri, sull’impiego dei primi effetti speciali, sugli attori e sulla vita privata del grande regista. “Hitchcock, come hanno detto i critici della nouvelle vague – dice il curatore Gianni Canova – è stato uno dei più grandi creatori di forme di tutto il Novecento. I suoi film, per quante volte li si riveda, sono ogni volta una sorpresa, ogni volta aprono nuove prospettive attraverso cui osservare il mondo e guardare la vita“.
Cosa offre il percorso espositivo?
Accompagnata dagli approfondimenti di Gianni Canova, la mostra analizza i principali capolavori di Hitchcock, prodotti dalla Universal Pictures. Si parte da Psyco (1960), una delle sue opere più di successo e più controverse, che batté tutti i record di incassi dell’epoca e terrorizzò il pubblico mondiale. Un’occasione imperdibile per sbirciare dietro le quinte, scoprendo qualcosa in più sull’inquietante Motel Bates, sui conturbanti personaggi Norman e Marion e sulla tanto celebre, quanto raccapricciante, scena della doccia.
Un’altra sala del Museo della Grafica è dedicata a Gli Uccelli (1963), pellicola che fu inizialmente massacrata dalla critica ma amata dal pubblico. Sarà interessante scoprire qualcosa in più sulle numerose novità che vennero introdotto nel campo del suono e degli effetti speciali; il film richiese quasi tre anni di preparativi a causa della sua complessità tecnica, decine di gabbiani, corvi, cornacchie furono addestrati da Ray Berwick a colpire, tornare indietro e tornare di nuovo addosso alle vittime. Per le scene coi bambini furono usati uccelli meccanici. Si ricorse anche all’animazione. Fatto sta che il film costò circa due milioni e mezzo di dollari.
Si prosegue con La Finestra sul cortile (1954), celebre film con James Stewart che interpreta un fotoreporter, costretto su una sedia a rotelle che, per vincere la noia, spia le vite dei vicini dal proprio appartamento, fino a convincersi che in un appartamento si sia consumato un delitto, e si continua con La donna che visse due volte (1958). Altro capolavoro, diventato ormai un cult, che racconta una delle storie d’amore più angoscianti del cinema.
Ovviamente, non verranno tralasciati anche altri film come Sabotatori (1942), L’ombra del dubbio (1943), Nodo alla gola (1948), La congiura degli innocenti (1955), L’uomo che sapeva troppo (1956), Marnie (1964), Il sipario strappato (1966), Topaz (1969), Frenzy (1972) e Complotto di famiglia (1976).
Un’ultima sezione è dedicata alla musica, elemento fondante e indispensabile di tutti i suoi film. Uno dei protagonisti è il compositore statunitense Bernard Herrmann, che ha scritto le colonne sonore per La donna che visse due volte e Psyco. Chiude l’esposizione il montaggio con i celebri cammei di Hitchcock. Nati come simpatiche gag, le apparizioni del regista divennero col tempo una vera e propria superstizione. Il pubblico iniziò ad attenderli con impazienza e per evitare che lo spettatore si distraesse troppo durante il film, il regista decise di anticiparli ai primissimi minuti dell’inizio.