Era dai tempi in cui Charlize Theron sfilava sulle passerelle del Christian più sfumato dei profumi (j’adore…) che non ascoltavo quell’evergreen a buon mercato di Heavy Cross.
E invece, appunto, è con la popolare canzone dei Gossip che si apre High Potential, la serie in cima alle classifiche di Disney+ sulla geniale consulente investigativa Morgan Gillory, la quale, interpretata da Kaitlin Olson, ha avuto il merito di relegare al secondo posto della top 10 financo il celeberrimo topo-chef di Ratatouille.
Cuffie pacchiane alle orecchie, spazzolone, prodotti igienizzanti. Addetta alle pulizie al Los Angeles Police Department. 160 di quoziente intellettivo, ma l’impossibilità di un lavoro e una relazione stabile nel senso classico del termine, con la necessità, in più, di provvedere ai suoi tre figli dopo la recente separazione da Ludo, simpatico istruttore di guida interpretato da Taran Killam nonché padre dei due pargoli più piccoli (siamo co-genitori, anche se non stiamo più insieme andiamo d’accordo lo stesso…).
La maggiore, Ava, di contro è figlia di Roman, pittore e primo fidanzato di Morgan scomparso 15 anni prima senza lasciare traccia, dopo essere passato in negozio a comprare dei pannolini.
La sbadataggine della nostra plusdotata, la quale rovescia un fascicolo durante il turno di notte, sarà poi l’innesco del plot, con le intuizioni su un caso di omicidio e rapimento tramite una rapida occhiata alle fotografie della scientifica, e la conseguente offerta di lavoro come consulente investigativa.
La condizione per accettare è una: che la Polizia di Los Angeles indaghi seriamente sulla sparizione di Roman. Lui non avrebbe mai abbandonato Ava e Morgan, per nessuna ragione al mondo. Deve essergli accaduto qualcosa, non c’è altra spiegazione.
High Potential, drama poliziesco che sa divertire
Fin dalle prime scene si capisce che Morgan è un personaggio decisamente sopra le righe, dai momenti alla cassa del supermercato dove sfoggia le abilità con i numeri (sono 168 dollari e 47 centesimi…), fino all’abbigliamento vistoso e provocante con cui irrompe nella ordinaria e quasi anonima stazione di Polizia.
A ciò si somma il rapporto di iniziale scetticismo con il collega Adam Karadec, interpretato da Daniel Sunjata, al quale Morgan viene appioppata dalla gran capa del Dipartimento, impressionata dalle doti della Nostra.
(Non l’ha presa benissimo quando ho scarabocchiato sulla sua lavagna con il pennarello rosso, ma ehi, avevo ragione io, suvvia…).
Esilaranti le ricostruzioni mentali di Morgan delle ipotesi d’indagine, con sequenze in cui assassini a sangue freddo possono apparire in giacca e cravatta su scivoli acquatici o cantare all’addio al nubilato di improbabili cugine senza un soldo, per non parlare delle vittime che fanno gestacci ai lacci delle tende con cui sono state immobilizzate, con tanto di misteriosi cattivoni appassionati di bondage.
Una serie che sa divertire, insomma, con una trama leggera a tema poliziesco che, tuttavia, è anche in grado di passare a atmosfere più serie, senza però perdere la brillantezza di un ben riuscito prodotto di intrattenimento.
Se ti aspetti di poter sfidare la genietta, ti devo informare di una scelta registica: puoi anche riguardare le puntate, ma tanto lei deduce cose assurde da immagini che allo spettatore non sono nemmeno mostrate a schermo, almeno prima che vengano spiegate. Un peccato per una serie basata sulla capacità di cogliere i dettagli, ma tant’è. Non ti resta che sederti in poltrona e goderti la piacevole narrazione, che coinvolge per ritmo e contenuto.
In attesa dei prossimi giovedì, finora il remake in salsa USA della serie franco belga HPI – Haut potentiel intellectuel (trasposta in italiano come Morgane – Detective geniale), per quello che vuole essere, non posso che promuoverlo a pieni voti.
(Mi raccomando, non perderti l’episodio di domani!).