Hereditary – Le radici del male: l’horror che è già un successo negli USA

Irene Pepe 2 commenti 3

Presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2018 nella sezione Midnight, il film di esordio di Ari Arister ha già conquistato gli Stati Uniti

Hereditary – Le radici del male è un horror psicologico nel quale grande importanza riveste il sovrannaturale. Tutto scatta alla morte della vecchia matriarca della famiglia Graham, Ellen. Dopo le esequie, la tomba viene violata e la figlia, Annie, crede di vedere la madre nel suo studio. La figlia di Annie, Charlie, viene dominata da presenze oscure e comincia a dare segni di squilibrio e, infine, rimane decapitata da un palo telefonico. Anche l’altro nipote di Ellen, Peter, comincia a sembrare posseduto da entità malevole. Successivamente Annie troverà il corpo decapitato di Ellen in soffitta.

PaimonOvviamente evitiamo di entrare in particolari e di svelare il finale.

Quello che abbiamo raccontato succintamente serve solo per dare un’idea di quali acque tenebrose solchi il vascello del film. Possiamo aggiungere che l’eredità cui si allude nel titolo è una maledizione di famiglia e che è di scena anche il demone Paimon. Un re infernale, rappresentato a cavallo di un dromedario e col volto di donna. Viene solitamente invocato per ottenere il potere sugli altri e per assicurarsi una buona posizione sociale e onore. E ora davvero ci fermiamo con le informazioni e non sveliamo più niente.

A interpretarlo sono Toni Collette, nel ruolo di Annie Graham, Gabriel Byrne, Steve Graham, suo marito. Nel ruolo dei figli Alex Wolff, Peter, e Milly Shapiro, Charlie.

Girato con un budget di 10 milioni di dollari, che sono relativamente pochi, ne ha già incassati più di 60. Oltre all’apprezzamento del pubblico, Hereditary è stato sostenuto anche dalla critica: “Hereditary utilizza un’impostazione classica come cornice per un film horror straziante e insolitamente inquietante, il cui freddo tocco rimane fin oltre i titoli di coda”.

Il regista e sceneggiatore del film,

più che horror, preferisce definire il suo film “una tragedia che si addensa in un incubo”. Ha dichiarato di essersi ispirato a Rosemary’s Baby di Polanski, Sussurri e grida di Bergman, A Venezia… un dicembre rosso shocking di Roeg, Carrie di Brian De Palma, Gente comune di Redford e Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante, nientemeno che di Peter Greenaway. Grandi film di grandissimi registi. Mica male per un regista poco più che trentenne.

Come diceva Machiavelli “ei conviene che l’arciere ponga la mira assai più alta che il loco destinato”.

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