‘I’m standing here on the shoulders of my favorite actor: Heath Ledger’ – Joaquin Phoenix
Non tradurrò questa citazione, tratta dal discorso con cui Joaquin Phoenix, a suo tempo, ha accettato il SAG Award come miglior attore protagonista per Joker, semplicemente perché nella nostra lingua (sebbene meravigliosa) non esiste un’espressione che renda giustizia a quel “on the shoulders of“. Ma tanto basta a comprenderne la profondità e l’impatto.
Sono trascorsi esattamente quattordici anni dalla morte di Heath Ledger, ritrovato senza vita nel suo appartamento di New York… ripercorriamo le misteriose e sfortunate circostanze occorse quel tremendo 22 gennaio 2008.
Parlando con chiunque abbia conosciuto Heath Ledger, la prima cosa che tutti diranno è che era la persona più vitale al mondo, come se la vita stessa non fosse abbastanza per lui, per la sua energia e per il suo entusiasmo. Se qualcosa non era al limite, se non richiedeva tutto il suo impegno, tutto il suo vigore, tutta la sua vivacità, semplicemente non gli interessava. Era un giovane uomo davvero determinato e che metteva tutta la passione di cui era capace tanto nel lavoro, quanto nei rapporti con gli altri.
Non c’è una persona che abbia avuto l’onore di parlargli anche solo un momento (fan compresi) che non cadesse immediatamente vittima del suo carisma e della sua disarmante spontaneità. Amare Heath significava andare oltre l’apparenza, apprezzare la sua essenza più pura, la sua imprevedibilità e la sua generosità. Lo sa bene l’attrice Magda Szubanski che potrà per sempre dire di essere stata baciata appassionatamente sulle labbra dal suo idolo, proprio come nella scena che in Joker di Todd Phillips è stata scelta per rendere omaggio al tenerissimo gesto che Heath fece sorprendendo la donna stravolta dalla sua presenza (ebbene sì, anche gli attori possono essere fan sfegatati proprio come noi).
Dall’infausto giorno della sua morte, ogni giornalista, ogni critico cinematografico, ogni essere umano si è ritenuto titolato a commentare la tragedia speculando e spettegolando sul passato di Heath, sulla sua infanzia, dipingendolo come un tossicomane smanioso e psicotico, una star stramba e viziata, un cattivo compagno, un pessimo padre, un attore così ossessionato dal lavoro da interiorizzare il personaggio interpretato per Christopher Nolan ne Il Cavaliere Oscuro (Joker ndr) fino ad autodistruggersi. Hanno addirittura tirato in ballo il divorzio dei genitori come possibile ragione che lo avesse condotto al gesto estremo. Già, ma quale gesto? Perché dopo l’iniziale ed insistente voce su un’overdose da sostanze stupefacenti, il risultato dell’autopsia ha stabilito che la morte è avvenuta per intossicazione acuta da ossicodone, idrocodone, diazepam, temazepam, alprazolam e doxilamina, tutti presenti nei farmaci regolarmente prescritti ad Heath dal suo medico e destinati a regolarne il sonno e l’ansia.
I rumors sulla morte di Heath Ledger
E da quel momento in poi, si è insinuato il dubbio che Heath Ledger si fosse suicidato, che per qualche ragione, avesse deciso di porre fine alla sua vita. L’ipotesi del suicidio, però, non può che essere smentita sia dalle persone che conoscevano bene Heath e lo sentivano regolarmente, sia da chi ci stava lavorando insieme, perché Heath stava girando Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo diretto da Terry Gilliam e la sua morte è stata un tale fulmine a ciel sereno che non può che essere stata un terribile incidente. E’ stato ampiamente acclarato che l’attore soffrisse di una insopportabile insonnia e considerando gli effetti di una prolungata deprivazione del sonno, è ragionevole sostenere che Heath Ledger abbia assunto una dose eccessiva di sonniferi.
Inutile dire che ci manca, ci manca per ciò che era e per tutto ciò che avrebbe potuto ancora diventare, dunque lo ricordiamo con il suo disarmante ed affascinante sorriso, nella scena romantica, diventata ormai culto e fonte di ispirazione per gli innamorati di tutto il mondo, tratta dal film Le 10 cose che odio di te e gli dedichiamo il nostro “I love you, baby“.