Presentato fuori concorso alla 74° mostra del cinema di Venezia, Happy Winter, docufilm di Giovanni Totaro, esce nelle sale italiane
Per girare questo curioso film ci sono volute ben tre estati, durante le quali il regista trentenne Giovanni Totaro ha vissuto gomito a gomito coi bagnanti della spiaggia di Mondello, a Palermo, conquistando la loro fiducia e facendoli sentire a loro agio anche davanti alla camera da presa.
A Venezia il regista ha presentato così il proprio film: “Il progetto è nato tre anni fa, partendo dal corto che avevo realizzato come saggio di diploma. Ciò che accade in spiaggia è emblematico di ciò che accade nel Paese, nel pieno di una crisi economica e culturale. Volevo comunque che il film intrattenesse, l’ho concepito come il primo docucinepanettone del cinema italiano“.
Il benessere che si vede nel film è talmente ostentato da sembrare falso
Un modo per esorcizzare una crisi economica ormai decennale. Le cabine affittate dai bagnanti sono addirittura arredate, quasi fossero piccole case. C’è chi s’indebita pur di fare le vacanze, chi pensa a una nuova vita da emigrante, come succedeva nel dopoguerra, chi pensa a organizzare il karaoke. C’è chi cerca voti per le elezioni; un personaggio quasi anacronistico, vista la attuale sfiducia totale verso la politica. Una sorta di vecchio democristiano da Prima Repubblica che fa intravedere possibili vantaggi personali in cambio del proprio voto. Una cosa che, secondo Totaro, al sud è ancora abbastanza vitale. Poi ci sono le classiche signore che si abbronzano, in cerca di una gioventù che si va man mano allontanando. C’è anche chi vende bibite sulla spiaggia col frigo portatile, cercando di accumulare abbastanza soldi per passare l’inverno.
Ovviamente la notte più attesa per far finta che la crisi non ci sia è quella di ferragosto, quando tutti si devono divertire a ogni costo
La colonna sonora ha il sapore del rimpianto: tutta musica che va dagli anni ’60 agli ’80, il periodo d’oro del paese, sempre in netto contrasto col periodo nero che stiamo vivendo. Nonostante questo, è un film che fa ridere; è un po’ la caratteristica principale del nostro cinema, quella di far divertire partendo dai nostri vizi e dalle nostre miserie.
Ma se è un film sull’estate perché il titolo è Buon inverno?
Ce lo spiega il regista: “Ha due significati: il primo è che alla fine della stagione i bagnanti si augurano un buon inverno, che è una cosa che a me ha fatto anche un po’ tenerezza, perché le vite andranno avanti e si sottolinea la natura periodica, e forse in taluni casi un po’ effimera, di queste amicizie. Il secondo è legato al fatto che, essendo l’estate quasi uno stato d’animo in cui tutti ci sentiamo meglio, questo buon inverno è anche un augurio a passarlo nel migliore dei modi, sperando che quei problemi, comunque sia discussi durante tutta la durata della stagione estiva, possano non divenire così asfissianti da permettere di arrivare, con il massimo della serenità, all’anno successivo“.