GTA Hamlet?! No, non è un refuso. E’ il gennaio del 2021. La pandemia da coronavirus e le conseguenti misure di prevenzione e contenimento hanno raggiunto il proprio acme e la quotidianità di milioni di persone ha subito limitazioni impensabili fino a solo un anno prima. Nel Regno Unito il conteggio dei lockdowns è arrivato a tre e continuano a non prospettarsi buone nuove.
Figurarsi per chiunque lavori nel mondo dell’intrattenimento e della cultura. I teatri restano rigorosamente chiusi. Migliaia di attori sono senza lavoro, senza prospettive, senza stimoli professionali né sociali. Sam Crane e Mark Oosterveen sono tra questi. Chiusi in casa, isolati, circondati solo dai propri affetti e dalle proprie cose. Libri, letteratura, televisioni. E consoles. Che spesso permettono di passare l’ennesima, grigia giornata.
GTA Hamlet: le origini
Grand Theft Auto Online rappresenta un universo come un altro in cui immergersi mani e piedi, aspettando che passi la buriana. Tra un furto d’auto, un omicidio e una gara stunt gli avatar dei nostri finiscono davanti a uno dei teatri che arricchiscono la sterminata area urbana del gioco. E’ qui che il mondo reale, il loro specifico mondo reale, si infila di prepotenza all’interno del mondo fittizio.
E si accende una lampadina. Il perché, nessuno potrebbe dirlo con precisione. Ma del resto non è anche così che funziona la creatività? Certo, nell’universo di Grand Theft Auto da sempre c’è un senso di dramma perenne e violenza spinta al parossismo. Senso dell’onore, dinamiche di potere e gusto per la vendetta la fanno da padroni in ogni angolo del gioco.
C’è una certa qual tensione shakesperiana tra le righe ultra-pop della narrazione di GTA Online. C’è un’indiscutibile, forte cinematicità tra le strade di Los Santos. Nelle loro teste quello che vedono sullo schermo rimanda ad un eco sempre più forte rispetto alle proprie esperienze lavorative, al momento così castrate. Lentamente ma in modo inesorabile, la più folle delle idee prende piede.
Perché non ambientare una riedizione dell’Amleto del Bardo tra i pixel, i proiettili e le sgommate del mondo di GTA Online? Un GTA Hamlet. Quello che nasce come un gioco diventa un esperimento, e come tale rimane. Ma nel suo svolgersi tocca tasti e corde sempre più stimolanti intorno a certe domande relative alla fruizione del mondo teatrale e alle possibilità offerte dai nuovi media. E’ possibile traslare l’esperienza teatrale in uno spazio esclusivamente virtuale? Che impatto può avere un caposaldo della letteratura mondiale raccontato secondo la grammatica, i tempi e i modi delle nuove generazioni?
GTA Hamlet: l’idea folle che diventa realtà cinematografica
Un esperimento che diventa qualcosa di misurabile e condivisibile nel momento in cui entra in gioco la moglie di Sam, Pinny Grylls, che nella vita fa la regista di documentari e in quel preciso momento, come moltissima della gente intorno a se, non ha niente da fare. Sfruttando le proprie competenze, la regista ha così documentato l’intero processo di creazione del duo intorno al tentativo di riprodurre l’Amleto all’interno di GTA Online, sfruttando la funzionalità in-game phone camera disponibile nel gioco.
Dopo mesi di studi, prove e infinite mediazioni con gli altri utenti disponibili all’esperimento, nasce ufficialmente GTA Hamlet. Un progetto che immediatamente ha offerto il fianco a qualsiasi accusa che rientrasse nello spettro che va dall’azzardo alla blasfemia. Ma che, presentato all’annuale British Indipendent Film Award, ne è uscito vincitore. Le recensioni frutto del robusto girovagare del documentario nelll’orbita del festival estivi sono per la stragrande maggioranza entusiastiche. Ora, in attesa del lancio nelle sale inglesi a partire dal 6 dicembre prossimo, è online il suo primo trailer ufficiale.